“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Marco Giusti per Dagospia
“Mi bastan poche briciole, lo stretto indispensabile…”. Che bellezza! Torna Il libro della giungla di Walt Disney in versione non totalmente live-action, perché a parte Mowgli, interpretato da un adorabile Neel Sethi, gli animali sono tutti ricostruiti al computer, tipo Gollum diciamo, ma quasi. E vi diciamo subito che non solo non mancano tre nuove versioni delle canzoncine più celebri, “Trust in Me”, “The Bare Necessities”, “"I Wan'na Be Like You", rielaborate per l’occasione da Richard Sherman, ma il nuovo film, Il libro della jungla, appunto, diretto dal Jon Favreau della saga Iron Man, scritto da Justin Marks, è bellissimo.
Non solo è rispettoso del grande classico diretto negli anni ’60 da Wolfgang Reitherman, ma anche dell’opera originale di Rudyard Kipling, che la Disney tradì non poco, inserendo proprio qualche punta più cruenta che padron Walt cercò di smussare il più possibile, rendendolo più allegro, senza alcune cupezze. Però, sempre di un orfanello umano cresciuto da una pantera, Bagheera, e da una mamma lupo, Raksha, parliamo.
E della sua lotta personale con la possente tigre Shere Khan che lo vuole uccidere perché odia tutta la razza umana. Per fare questo, per renderlo “funny”, Disney perse uno dei suoi sceneggiatori migliori, Bill Peet, che lasciò lo studio dove aver lavorato un anno al progetto, e buttò via tutta la colonna sonora troppo drammatica di Terry Gilkyson, che venne rimpiazzata dalle grandi canzoni da musical che fratelli Sherman e dalle esecuzione di George Bruns. Disney capì che le canzoni allegre, oltre al personaggio dell’orso Baloo, avrebbero cambiato totalmente la drammaticità della storia di Kipling.
E fu un successo pazzesco, che salvò lo studio, perché quello fu anche l’ultimo film supervisionato da Walt Disney, che morì nel 1966 prima di vederlo in sala l’anno dopo. Fu anche l’ultimo film dove lavorarono i più grandi animatori dello studio, Ollie Johnston, Frank Thomas, Milt Kahl. Jon Favreau fa dei cambiamenti, ma devo ammettere che sono funzionali. Shere Khan, doppiato qui magistralmente da Idris Elba, è un vero cattivo che fa paura, non una tigre da cartone animato. Non ha nulla dell’eleganza che gli aveva dato la voce inglese di George Sanders.
E’ una tigre sul modello di Vita di Pi, cosciente della propria ferocia. La mamma lupo, Raksha, che nel primo film appare appena, qui è una vera mamma, la doppia Lupita Nyong’o, che adora il suo bambino umano come i suoi lupetti. Baloo, pelosissimo, doppiato alla grande da Bill Murray, che canta pure “Lo stretto indispensabile” è invece identico a quello doppiato da Phil Harris, e pure la Bagheera di Ben Kingsley è uguale a quella di Sebastian Cabot.
Il serpente Kaa, che nel primo film era maschio, qui invece è femmina e ha la voce ultrasexy di Scarlett Johnasson e anche i suoi occhi, e la sua esecuzione di “Trust in Me” è magnifica. Ma il vero capolavoro è la ricostruzione di King Louie, il re delle scimmie, che nel vecchio film aveva la voce del cantante italo-americano Louis Prima (la prima scelta era Louis Armstrong, ma un nero non poteva interpretare una scimmia).
Qui non solo è una scimmia gigantesca e paurosa, ma ha la faccia e la voce di Christopher Walken e la sua esecuzione di "I Wan'na Be Like You", un po’ rappata, è fenomenale. Come è fenomenale tutta la sua sequenza, perché le scimmie con questo sistema di animazione funzionano benissimo. Gli avvoltoi, che nel film originale avrebbero dovuti essere doppiati dai Beatles, che rifiutarono, qui sono praticamente scomparsi.
Ci sono intere nuove scene kiplinghiane che nel vecchio film erano state tagliate. E anche il finale è diverso. Non è come lo voleva Walt Disney. Tutto il film è più adulto e un po’ più drammatico, non sono gli anni ’60 di un’America lontana. Le voci femminili, quasi assenti allora, qua sono decisamente importanti, come le voci nere. Detto questo, il film è un gran divertimento. Non so come sia la versione doppiata in italiana con Toni Servillo-Bagheera, Giovanna Mezzogiorno-Kaa, Neri Marcoré-Baloo. Certo sarà difficile preferire il King Louie di Magalli a quello di Christopher Walken. Ma magari sbaglio. Imperdibile. In sala da ieri.
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT - NEL GRAN RISIKO BANCARIO, L’UNICA COSA CERTA È CHE MONTE DEI PASCHI DI SIENA È ORA…
DAGOREPORT - QUANDO LA MELONI DICE "NON SONO RICATTABILE", DICE UNA CAZZATA: LA SCARCERAZIONE DEL…
DAGOREPORT - AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO SARANNO DOLORI PER LA MELONI INEBRIATA DAL TRUMPISMO -…
DAGOREPORT – SIC TRANSIT GLORIA MUSK: A TRUMP SONO BASTATI MENO DI DIECI GIORNI DA PRESIDENTE PER…
DAGOREPORT! LA "POLITECNICO CONNECTION" MILANESE, CHE HA PORTATO AI DOMICILIARI STEFANO BOERI E…