IL CINEMA DEI GIUSTI - PIU’ TOTANI CHE TITANI: L’AMERICANATA DIVINA DE “LA FURIA DEI TITANI” FA RIDERE: TANTI EFFETTI, 3D A PALATE, (BRUTTA) COPIA DEI PEPLUM ITALIANI DI UNA VOLTA - ALLA FINE IL FILM SI SEGUE VOLENTIERI ANCHE SE HAI PIÙ DI DODICI ANNI E HAI FINITO I POPCORN - CERTO QUELLA SCRITTA CHE I PERSONAGGI, CIOÈ PERSEO, ZEUS E DIVINITÀ VARIE, SONO STATI INVENTATI DA BEVERLY CROSS, SOGGETTISTA DEL FILM DEL 1980, È LA MEJO BATTUTA…

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Marco Giusti per "Dagospia"

"Sei ringiovanito di 10.000 anni!" urla Ade, Ralph Fiennes, al fratello Zeus, Liam Neeson, dopo un travaso di forza divina che lo rende arzillo come Berlusconi ai tempi del bunga bunga. Solo nei peplum si possono sentire questi dialoghi. Purtroppo, però, non siamo in uno di quei vecchi peplum italiani con Ercole e Maciste all'inferno diretti da Mario Bava o da Riccardo Freda.

Siamo in un peplum americano di oggi, "La furia dei Titani" diretto da Jonathan Liebesman, sequel di "Scontro fra titani", cioè in un giocattolone da centinaia di milioni di dollari con trucchi pazzeschi che i nostri vecchi produttori, da Emimmo Salvi a Emo Bistolfi, non si sarebbero mai sognati di avere, con un cast che va dal Sam Worthington di "Avatar" come Perseo all'Edgar Ramires di "Carlos" di Olivier Assayas come il fratello cattivo Ares, cioè Marte, da Bill Nighy ai già citati Fiennes e Neeson fino alla bella Rosamund Pike come regina dei greci Andromeda.

I risultati però, come è ovvio, sono decisamente meno romantici di quelli dei vecchi peplum, malgrado i trucchi, il 3D, gli sceneggiatori laureati all'Ucla e il cast stellare. La macchina funziona, funzionano i grandi effetti in 3D, soprattutto nella grande sequenza del labirinto, ma alla fine la cosa più divertente sono i giganti monocoli ripresi dal Polifemo del vecchio "Ulisse" di Mario Camerini, che sembrano i pupazzi king size di Ron Mueck.

Perché nel peplum conta più l'ispirazione, la scrittura e perfino l'ingenuità che la tecnica. E gli americani, proprio in quegli anni, pur provandoci, non riuscivano a realizzare peplum attendibili. Comunque, per chi si era perso il film precedente, che era un remake del vecchio "Scontro di titani" (1981) di Desmond Davis con effetti di Ray Harryhausen, va detto che lì il baldanzoso Perseo liquidava in un finalone sanguinolente il Kraken, terribile mostro dei mari, perdeva la moglie e decideva di vivere una vita tranquilla da pescatore assieme al figlioletto Elios (sì come una vecchia sala di cinema) in un villaggio sul mare.

In questa seconda avventura, Perseo è costretto a riprendere le armi per combattere contro il mastodontico Kronos, titano incatenato nel Tartaro, il regno di Ade. Proprio Ade, furioso con Zeus che lo ha cacciato da secoli all'inferno e non è mai andato neanche a trovarlo, d'accordo con Ares, fratello rosicone di Perseo, ha intrappolato Zeus e lo sta prosciugando della sua forza divina per liberare Kronos, padre proprio di Ade e Zeus, e così distruggere la terra.

Cosa se ne faccia, poi è da vedere. Perseo, assieme a una piccola banda di amici eroi come ai tempi di Maciste, la regina Andromeda e Agenore, il furbo figlio di Poseidone, partono per entrare nel Tartaro e liberare Zeus. Ovvio che, alla fine, però dovranno affrontare anche Kronos. Certo, il Perseo di Sam Wortinghton non è un vero eroe da peplum, troppo marine, ma Fiennes e Neeson, sicuramente ben pagati, sono credibili e Andromeda è carina quanto basta.

La regia, poi, è decisamente superiore a quella del primo film e alla fine il film si segue volentieri anche se hai più di dodici anni e hai finito i popcorn. Certo quella scritta che i personaggi, cioè Perseo, Zeus e divinità varie, sono stati inventati da Beverly Cross, soggettista del film del 1980, è un po' discutibile.

 

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