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Marco Giusti per Dagospia
E’ un bel lusso quello che si prende Giuseppe Tornatore di costruire praticamente tutto un film su una passione amorosa vissuta tra sms, mail e chiamate skype. Come se, alla fine, per chi ama, la presenza carnale dell’amato, contasse fino a un certo punto. E’ tutto virtuale, come le cadute mortali della sua bella protagonista stuntman. E’ cinema. E’ amore. Per non parlare del lusso che si prende nel costruire un film su un modello veramente antico di relazione epistolare.
Insomma Tornatore, con questo suo ultimo film, La corrispondenza, che ha interamente ideato e scritto, punta in alto. Bisogna riandare ai tempi di Stefan Zweig o del grande Max Ophuls o, se vogliamo, a quelli un po’ più recenti di Fantasma d’amore di Dino Risi, lì Marcello Mastroianni parlava addirittura col fantasma dell’amata Romy Schneider, per ritrovare qualcosa di analogo a questo film oltremodo curioso che, forse il ricordo recente di La migliore offerta, ci spinge a considerare un giallo con colpo di scena.
Diciamo che Tornatore stesso, però, ci spinge, con la sua messa in scena, a leggere tutto il film con l’idea di un sospeso colpo di scena che non sappiamo bene se verrà o meno, anche se il film è decisamente più rarefatto e sofisticato di quello che abbiamo in testa noi, o che pensavamo di vedere.
Perché la sua bellissima protagonista, Amy Ryan, cioè Olga Kurylenko, stuntman professionista e studentessa fuoricorso, gioca con la passione per un uomo sposato, il professore di astrofisica di Edimburgo Ed Phoerum, cioè Jeremy Irons, per nascondere a se stessa la vera perdita del padre, morto per un vero incidente di macchina. E quindi si ritrova a mettere in scena continuamente il suo dolore, come fosse un film, grazie alla complessa costruzione di messaggi e messaggini del suo amato professore. Che risulta però morto dopo il loro ultimo incontro.
SCENA DAL SET DE LA CORRISPONDENZA
Amy scopre casualmente la morte di Ed mentre seguita a ricevere da lui messaggi d’amore. E, malgrado la nostra cocciutaggine di spettatori, simili in questo a Amy, di non voler credere alla morte del protagonista dopo venti minuti di film, e la scena d’amore iniziale alla Antonioni con dialoghi alla Tonino Guerra, il professore sembra davvero morto. Ma per Amy e per noi non è così.
Perché questo è il cinema, perché lei è una stuntman, perché ci ricordiamo di Max Ophuls e di Dino Risi, perché Tornatore non vuole fare un film moderno, ma punta decisamente a un film retro, proprio usando gli strumenti più moderni della comunicazione di oggi, con grande musica altrettanto retro di Ennio Morricone.
“Dammi una tua cannottiera”, dice lei all’inizio del film a Ed. In moda che possa sentire il suo odore. Quando questa cannottiera arriva è l’unico legame fisico che le rimane con l’uomo, in un mare di messaggi skype e sms. Ma tutto sembra rarefatto e appartenente a un’altra epoca. Perfino l’isoletta di Borgo Ventoso, che sembra provenire da un vecchio film italiano anni ’50. Chi mette in scena chi? Vi ricordo solo che Olga Kurylenko è bavissima e non meno bravo è Jeremy Irons. In sala da giovedì.
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