IL CINEMA DEI GIUSTI - STALLONE È TORNATO E FUNZIONA ALLA GRANDE

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Marco Giusti per Dagospia

Sì, il titolo italiano fa schifo e il nome di Jimmy Bobo è impensabile per un protagonista dei muscoli e delle pistole facili come Stallone. Ma va detto che Sylvester Stallone e Walter Hill in questo antiquato, fracassone ma perfetto e stiloso "Jimmy Bobo - Bullet To The Head" ambientato in quel di Crescent City, Louisiana, dove gangster e poliziotti sono più cattivi e incazzati dei critici dopo la visione di un film italiano, spaccano di brutto.

Pensavamo di trovarci di fronte a due rottami del piddi tipo Bettini e Veltroni pronti a riprendersi Roma dietro a Sassoli e Gentiloni, invece sia Stallone, malgrado un parrucchino alla Taracchi di Raimondo Vianello, che Walter Hill, ancora a suo agio nel poliziesco violento, funzionano alla grande.

Pieno di battute geniali, sia di Stallone, "non sono le pistole a uccidere, ma le pallottole", che dei cattivi ("Se avessi voluto la tua opinione ti avrei comprato un cervello"), il film segue la storia di un vecchio killer dal nome quasi tremendo, Jimmy Bobo appunto, e dalla passione per un solo whiskey (il Bullet Browser, e se lo porta al bar offrendo 20 dollari per l'affitto del bicchiere), che si ritrova in trappola mentre e' in azione. Il suo partner Louis stecchito.

E qualcuno lo ha tradito. Deciso a scoprire chi sono gli infami responsabili dello sgarro e a vendicarsi, Jimmy Bobo si associa a un giovane detective coreano, Stanley Kwan, interpretato da Sung Kang, che lui scambia per giapponese ("come dire che gli italiani mangiano tacos" risponde lui), e inizia la sua lunga vendetta. Beh, come recita anche la frase di lancio del film, la vendetta non diventa mai vecchia.

E Stallone, in quel di Crescent City, semina il panico, facendo fuori un gran numero di cattivi e sbirri corrotti prima di arrivare al finalone che lo vedra' in un duello all'accetta con un mercenario psicopatico interpretato dal samoano Jason Momoa, che e' gia' stato un pessimo Conan.

Tratto da una graphic novel francese di Matz e Colin Wilson, adattata dallo sceneggiatore italiano Alessandro Camon (bella sorpresa), diretto con grande serieta' di genere da un Walter Hill che non ha perso il suo smalto, il film offre un gran momento di cinema. Presentato un po' inutilmente quest'inverno al Festival di Roma come unico momento di glamour. In sala dal 4 aprile.

 

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