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IL CINEMA DEI GIUSTI - UFFA. TREMATE, TREMATE LE STREGHE SON TORNATE, MA NON FANNO TANTA PAURA. QUESTA SECONDA VERSIONE CINEMATOGRAFICA DEL CAPOLAVORO DI ROALD DAHL DEL 1983 “LE STREGHE”, MALGRADO LA REGIA DI ROBERT ZEMECKIS, LA SCENEGGIATURA DI GUILLERMO DEL TORO, DUE BRAVISSIME ATTRICI, OCTAVIA SPENCER E ANNE HATHAWAY COME STREGA SUPREMA, NON FUNZIONA. O, ALMENO, NON FUNZIONA COME AVREMMO SPERATO… – VIDEO
Le streghe di Robert Zemeckis
Marco Giusti per Dagospia
Uffa. Tremate, tremate le streghe son tornate, ma non fanno tanta paura, anche se con tre gocce della pozione n. 86 possono trasformare i bambini in topini. Questa seconda versione cinematografica del capolavoro di Roald Dahl del 1983 “Le streghe”, malgrado la regia di Robert Zemeckis, la sceneggiatura di Guillermo Del Toro, la produzione di Del Toro e Alfonso Cuaron, due bravissime attrici, Octavia Spencer come nonna e Anne Hathaway come Strega Suprema, la musica di Alan Silvestri, non funziona.
O, almeno, non funziona come avremmo sperato. 14 euro buttate su Sky, mi spiace. Magari sarebbe stata più indovinata la prima idea di horror con pupazzi in stop motion, come avrebbe voluto Del Toro, quando il regista doveva essere lui, che questa versione costruita con troppi effetti digitali un po’ fracassoni e poco eleganti.
E, malgrado sia sotto certi aspetti davvero fedele al testo di Dahl, rispetta anche il finale, non possiamo che rimpiangere la versione del 1990 diretta da Nicolas Roeg con i trucchi e i pupazzi meravigliosi di Jim Henson, fu il suo ultimo film, con una monumentale Anjelica Huston come Strega Suprema e la vecchia regista e attrice svedese Maj Zetterling come nonna con capelli bianchi che accudisce il nipotino orfanello.
anne hathaway in le streghe di robert zemeckis 3
A Dahl non piaceva, si disse al tempo, anche se poi si scoprì che adorava Anjelica Huston, e la considerava la scelta migliore come la Strega Suprema. Identica anche ai disegni di Quentin Blake che accompagnavano il suo testo. E era identica anche Maj Zetterling, che doveva essere la vecchia nonna nordica proprio di Dahl che se lo portò orfano in Inghilterra. La storia è in parte autobiografica.
Trent’anni dopo, con i trucchi, i topini, le trasformazioni delle streghe in digitale, non ritroviamo la stessa poesia e lo stesso spavento. Funziona bene solo la prima parte, con la meravigliosa Octavia Spencer e il suo nipotino orfanello. E funziona l’idea di farne due personaggi afro-americani immersi nell’Alabama razzista degli anni ’60, dopo gli omicidi dei Kennedy e di Martin Luther King.
La nonna non fuma il sigaro, come quella di Dahl e di Roeg, ma ascolta le canzoni dei Four Tops, di Otis Redding. Balla. E combatte le streghe da quando era piccola. Quando l’azione si sposta nel ricco albergo sull’Oceano e arrivano le streghe capitanate da Anne Hathaway per il loro congresso, e Octavia Spencer non è più l’unica protagonista, il fascino del film scompare.
Perché gli effetti, a cominciare da quelli della Strega Suprema con la bocca aperta piena di denti sul modello di “Ichi the Killer” di Takashi Miike, ma anche le trasformazioni dei bambini in topini, sono un po’ meccanici, e purtroppo già vecchi, già visti. Ridateci i pupazzi di Jim Henson e la sua visione artigiana e poetica dei trucchi, please! Anne Hathaway fa quel che può, duetta con Stanley Tucci come nel loro celebre “Il diavolo veste Prada”, è anche molto simile all’idea di strega disegnata da Quentin Blake, rispetta l’accento tedesco della Huston e Zemeckis riempie il film di omaggi sia a Dahl che a Roeg, alcune scene sono proprio identiche, ma il film rimane sempre un po’ zoppo.. E non serve a niente aver inserito una topina bianca in più per farci digerire il finale. Purtroppo.
anne hathaway le streghe 3
anne hathaway le streghe 2
anne hathaway in le streghe di robert zemeckis
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