DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Paolo Di Stefano per "Il Corriere della Sera"
Roberto Rossellini ha poco più di cinquant'anni all'inizio del 1957, quando parte per Bombay. Deve girare una serie di documentari voluti dal premier indiano Nehru, che ha conosciuto a Parigi qualche mese prima. Vedendolo scendere dall'aereo senza sua moglie Ingrid Bergman, con la quale le crisi e i guai erano già cominciati, gli indiani non nascondono la delusione.
E in primavera restano a bocca aperta allorché i rotocalchi cominciano a far girare la voce che il regista italiano si è «guadagnato le simpatie» di una ventisettenne bengalese sposata e madre di due figli. Si chiama Sonali ed è moglie di Hari Dasgupta, un documentarista ex assistente di Jean Renoir.
Un giorno Hari, ambizioso quanto basta e ansioso di conoscere il maestro del neorealismo, viene presentato a Rossellini. Con lui c'è anche Sonali: «Alta, scura di pelle e con occhi di cerbiatta», la descrive Dileep Padgaonkar, che al viaggio indiano di Rossellini ha dedicato un bellissimo libro (Stregato dal suo fascino, Einaudi 2011). Incontro fatale, ma non per Hari.
Rossellini, infatti, si dedica più a Sonali - lunghi capelli neri sciolti sulla schiena, ampio drappo che le avvolge il corpo minuto - che al cerimonioso marito. «Come tutti gli italiani, era un parlatore compulsivo»: così un testimone di quel primo incontro e dei successivi ricorda l'amico Roberto. «Lei, per parte sua, quasi non apriva bocca. I suoi lunghi silenzi erano per lui un mistero, e sedurla era l'unico modo per svelarlo. Hari, il marito, fu l'unica vittima di questa storia». Infatti.
Ma siamo solo all'inizio. Il ritratto di Rossellini è noto: la pigrizia atavica coltivata come espressione di intelligenza fervida non gli impedisce di lavorare con accanimento, di accendersi davanti agli straordinari panorami sonori e visivi che incontra nel suo viaggiare per il paese reale, da cui vengono espunte le mete turistiche, i musei, i mausolei, le «verità morte, imbalsamate».
A vederlo nelle fotografie del tempo non sembrerebbe un uomo di gran fascino, calvo, imponente, la giacca bianca che chiude a fatica una pancia vistosa piena di troppi spaghetti (ne ha portati quintali dall'Italia). Quando non lavora, Rossellini passa intere giornate a letto, dormicchiando o leggendo. Ma in presenza di Sonali è un altro uomo. Un giornalista lo racconta così: «Non l'avevo mai visto così pieno di vita. Era il fascino incarnato. Era frizzante di energia. Non riusciva a stare fermo. Camminava su e giù agitando le braccia. La sua conversazione faceva scintille».
A un certo punto Rossellini tira fuori dal cappello una sorpresa: chiede a Sonali di recitare nel suo film, ma lei declina l'offerta. Il regista ritorna alla carica chiedendo alla giovane donna - laureata, colta e di buona famiglia - di prestarsi come consulente per la sceneggiatura. Hari, bramoso di stringere amicizia con quell'uomo prestigioso, insiste perché la moglie vinca la timidezza: non sa che quell'ostinazione sarà al sua condanna, anzi la sua tragedia.
Un indovino aveva predetto a Rossellini che in India avrebbe incontrato l'amore più grande della sua vita. In camera d'albergo Roberto ha sistemato le fotografie di Ingrid e dei suoi figli, in bella vista anche quel giorno davanti allo sguardo enigmatico e altero di Sonali, la quale alla fine cede alle pressioni del marito ed entra a far parte della troupe. Da allora si incontrano ogni pomeriggio. Lei rimane impressionata osservando quell'uomo distribuire un sacco di soldi ai ragazzini che lo rincorrono ovunque: diventa «il signore delle mance generose». Roberto e Sonali stabiliscono un rapporto fatto di silenzi e di sguardi più che di parole.
In pubblico, nelle feste e nei ricevimenti, Rossellini è un fiume in piena di aneddoti e di risate. Con gli amici esibisce le sue conquiste: Anna Magnani, Marlene Dietrich..., e si vanta della propria potenza sessuale. Hari entra nel vortice della gelosia e nel pieno della disperazione, urla in faccia al suo mito: «Sonali è innamorata di te, ci stiamo separando». Una notte infuriato apre la portiera davanti all'albergo di Rossellini e costringe Sonali a scendere. Lei si presenta davanti alla porta del regista e gli chiede protezione. L'avrà .
Più che fedifraga, si sente prigioniera di un dramma e non uscirà per sei settimane dall'hotel assediato dai fotografi e dai giornalisti. Lo scandalo è scoppiato, Hari apre una pubblica campagna diffamatoria contro il «re demone» italiano, chiede alla sua consorte di tornare a casa, minaccia violenze. Si apre una faida privata, colorata di xenofobia contro lo straniero debosciato, ma anche un caso politico in cui interviene il primo ministro per salvare capra e cavoli.
Risultato: al regista verrà evitata l'espulsione richiesta a gran voce dall'opinione pubblica più timorata e Sonali otterrà un passaporto per riparare a Parigi con Arjun-Gil, il figlio minore (otto mesi) e la pancia gravida. à un freddissimo 6 ottobre. La lavorazione con la troupe orfana della sceneggiatrice verrà portata a termine nella convulsione generale e frutterà un film, «India, Matri Buhmi», e dieci documentari che saranno trasmessi dalla Rai nel 1959.
Il 22 ottobre anche Rossellini arriva a Orly, accolto dalla raggiante Ingrid con baci plateali che davanti ai paparazzi dovevano fingere l'amore-nonostante-tutto e mascherare la frattura. Una «commedia imbecille»: mezz'ora dopo avrebbero deciso il divorzio. «Sono stanco di essere il signor Bergman», sussurra il regista seduto su una poltrona d'albergo. In dicembre nascerà Raffaella, figlia della «colpa», e Gil verrà adottato da Rossellini. Nell'anonimato, Sonali e Roberto con i due bambini vivranno per un anno nello studio di Cartier-Bresson.
roberto rosselliniROSSELLINI-SONALIrossellini sonali Ingrid Bergman con Roberto Rossellini sul set del film Viaggio in Italia Dal PIacere alla Dolce Vita Mondadori ROSSELLINI SONALI 1945 L'attrice italiana Anna Magnani paisa di roberto rossellini MARLENE DIETRICH 1953 Ingrid Bergman
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