FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Da TuttoLibri – "La Stampa"
Sono batteri dello gonococco quelli che appaiono sulla copertina? Probabile. Il titolo del libro di Tiziano Scarpa è esplicito: Come mi sono preso lo scolo. Lo scolo è il nome comune dato a una malattia venerea, la blenorragia, scoperta da Albert Neisser, patologo ceco, nel 1879. Appaiono al microscopio come due corpi reniformi che si guardano dal lato della concavità, separati da un solco, così da somigliare a un chicco di caffè (Treccani).
Scarpa racconta in cinque saggi (o racconti) cinque storie sue, personali. Una sorta di autofiction, il cui scopo è quello d’illuminare un particolare problema, in cui l’autore è incappato, da quello della malattia venerea alle vicende legate al suo cognome, dall’esperienza di attore con Monicelli alle conseguenze legislative scaturite (positivamente) da un suo romanzo.
Ho tenuto per ultimo il saggio sull’amplificazione, perché, pur avendo un avvio cronachistico, molto personale, come gli altri quattro, del resto, in realtà è uno studio con tanto di citazioni bibliografiche dedicato alle voci amplificate dei politici, in particolare dei dittatori.
tiziano scarpa come ho preso lo scolo
Si tratta di un testo molto bello e illuminante sul tema, che ci fa capire di quanto saggismo sia intrisa la scrittura di Tiziano Scarpa, per quanto lui badi bene a non essere mai un saggista, ma sempre e solo un narratore. Così nel caso di «Cosa ho imparato in piazza», nasconde un vero saggio dentro un involucro da autofiction. La scrittura di Tiziano Scarpa è sempre incalzante, sorprendente e decisamente spiazzante. Parte da A, e tu lettore pensi che vada a B, ma lui si dirige verso T o V, poi torna indietro, e ti trovi a B o Z, senza colpo ferire: ha fatto la sua strada.
Questo nuovo libro esce nella collana «il primo amore», legata al blog omonimo. Ha una nuova veste grazie al lavoro grafico di Malica Worms. Il fondo del libro di Scarpa è bianco, mentre un foglio verde sembra avvolgere il volume, poco oltre la costa. Sul dorso la biografia è scritta nel medesimo colore verde; la spiega editoriale è in nero su bianco.
tiziano scarpa vince il premio strega
Elegante e leggero, il segno grafico della nuova serie (vi appaiono libri di Antonio Moresco e Serena Gaudino) è dato da un piccolo ritaglio triangolare, in basso, sul verde del fondo. Quasi non si vede, invece è ciò che fornisce identità a una collana controcorrente. Fiammiferi per illuminare il buio oppure per appiccare l’incendio?
2. COME HO PRESO LO SCOLO
di Tiziano Scarpa su Smemoranda 2011 - 12 mesi
Vi voglio raccontare una cosa che mi è successa (però tu mamma non leggerla), che è successa a me, Tiziano Scarpa, nato a Venezia nel 1963, narratore, drammaturgo e poeta, vincitore del premio Strega 2009 con il romanzo Stabat Mater eccetera, da poco tornato nelle librerie con il nuovo splendido romanzo Le cose fondamentali eccetera. La storia che vi racconterò ha a che fare con il ruolo dello scrittore nella società, l’ambiguo e travagliato rapporto dell’artista con i media e, come sempre in tutto ciò che scrivo, il senso della vita.
Dunque, l’estate scorsa mi telefona una giornalista. Collabora a una rivista medica. È una voce gentile, con l’accento della mia regione. Mi dice che hanno una rubrica in cui chiedono agli intervistati di raccontargli una malattia che hanno avuto: “Lei avrebbe una malattia da raccontare?” […]
Questo è l'inizio del racconto scritto da Tiziano Scarpa per Smemoranda 12 mesi del 2011.
3. LO AMMETTO SENZA TABÙ, HO PRESO LA GONORREA
Tiziano Scarpa (testo raccolto da Paola Arosio nel settembre 2009 per OK La salute prima di tutto)
«Bruciore, arrossamento. E secrezioni giallastre proprio da lì. L'urologo ha diagnosticato la gonorrea, una patologia a trasmissione sessuale», racconta Tiziano Scarpa.
Ecco la confessione dello scrittore a OK e, a seguire, un approfondimento dell'urologo sulla malattia.
«Bruciore, arrossamento, prurito. E, come se non bastasse, secrezioni giallastre e purulente. Che uscivano proprio da lì, lasciando tracce sugli indumenti intimi. Mi è successo a 27 anni, durante gli ultimi scampoli d'estate. Di mattina, al risveglio, ho iniziato ad avvertire dolore nel basso ventre.
Mi sentivo sempre umido, sempre bagnato. Mi sono spaventato, perché non mi era mai successo nulla di simile. Così mi sono rivolto a un medico, che mi ha inviato all'ospedale per eseguire un tampone.
Sfido il tabù e ne parlo a OK
Qui lo specialista urologo, dopo la visita, ha esclamato: "Ma questa è una banalissima blenorragia. Sì, alcuni la chiamano gonorrea, altri scolo: quella malattia a trasmissione sessuale. Comunque, una sciocchezza. Bastava prendere subito un antibiotico».
Il fatto è che i medici, quando parlano di queste cose, sono soliti abbassare la voce e chiedere, con tono sommesso: ma tu, che cosa hai combinato? Sulle malattie veneree cala spesso un velo di imbarazzo e di vergogna. Non se ne parla, se ne parla troppo poco. Anche tra amici l' argomento è quasi tabù. Come se chi ne è affetto si fosse lanciato in chissà quali avventure erotiche, ai limiti del proibito...
E invece no. Il bello (o brutto, a seconda dei punti di vista) è che io non avevo combinato proprio niente... In quel periodo ero single e non battevo chiodo da un po'.
Nonostante questo, giacché lo specialista mi aveva raccomandato di avvertire subito le mie eventuali partner, mi sentivo in preda ai sensi di colpa.
Ho chiamato la mia ex
Così, ho rintracciato una ragazza con la quale mi era capitato di fare l'amore qualche mese prima , l' ho avvertita e lei, per tutta risposta, mi ha liquidato con un: «Ma tu che vuoi? Guarda che io sto benissimo».
È stata una figuraccia tremenda, una sorta di autogol, dato che in seguito a un litigio non ci sentivamo da un po'. Oltre a una cosa del tutto inutile, dal momento che il periodo di incubazione della malattia è di qualche giorno.
Solo qualche anno più tardi, leggendo Il miglio verde di Stephen King, sono riuscito a fare pace con la mia coscienza. Nel romanzo, la madre del protagonista dice infatti che la gonorrea "si può contrarre anche facendo la pipì controvento".
Mi sono sentito salvo, scagionato, come liberato da un peso. Alleggerito dall'onta di una sconsiderata promiscuità. In proposito, ricordo anche un episodio narrato dallo scrittore Ian McEwan: due ragazze decidono di vendicarsi contro l'uomo che aveva trasmesso a entrambe la gonorrea. Lo avvicinano, con la promessa di un incontro erotico a tre, e infine lo castrano.
Guarito con gli antibiotici
Assumendo la terapia antibiotica, sono guarito nel giro di pochi giorni. E, per fortuna, lo scolo non si è più ripresentato. Niente di grave, per carità, tant'è che alcuni medici lo mettono alla stregua del raffreddore, anche se, grazie al cielo, non è così frequente.
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