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Laura House per “Daily Mail Australia”
Sara Melotti, fotografa di viaggi professionista con base in Thailandia, ha un account Instagram di successo, ha ideato il progetto ‘Quest For Beauty’ e ha appena pubblicato sul suo blog un articolo-denuncia sulle tattiche elaborate dietro le scene e sull’ambiente competitivo dei social.
«Ricordo l’eccitazione di quando ho iniziato a pubblicare su Instagram. Era tutto incentrato su creatività, arte e lavoro, era giusto, etico, bellissimo. Le cose sono molto cambiate da allora e oggi mi viene il voltastomaco quando devo postare una nuova foto». Dice che negli ultimi anni Instagram è semplicemente diventato il nuovo modo di fare pubblicità. Di conseguenza, la promessa dei soldi ha creato un ‘gioco tossico di numeri’: «Ciò che un tempo era contenuto e originalità, ora è ridotto a insensato algoritmo. Chi ha tempo e soldi per fregarlo, ha vinto la partita.
So di essere un’ipocrita che ha giocato al gioco per gli ultimi sei mesi, e mi fa sentire una persona pessima. Credo sia giunto il momento di smetterla con le stronzate e dirvi cosa sta succedendo. Noi influencer siamo cartelloni ambulanti di aziende e brand perché attraverso noi raggiungono i consumatori in modo più genuino ed efficace. Posso permettermi di stare continuamente in viaggio perché collaboro con hotel e tour operator.
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Molte aziende che pagano per i post non sanno che i numeri che vedono nelle pagine sono incredibilmente gonfiati grazie ad alcuni trucchi. E’ iniziato quando Instagram ha cambiato algoritmo. Prima usava la logica dei contenuti in ordine cronologico. Chi prima pubblicava, prima veniva visualizzato. Poi invece ha scelto di mostrare i post secondo la probabilità di interesse verso il contenuto e il rapporto con la persona che posta.
La gente non vedeva più i nostri post, i numeri calavano velocemente e alcuni di noi, nel panico, hanno iniziato a pensare a soluzioni “creative” per ingannare questo algoritmo infernale. Come? Innanzitutto comprando ‘like’ e commenti per avere più follower. Si falsifica la fama on line pagando 5 dollari per 100 nuovi seguaci o centinaia di dollari per acquistarli in quantità dai robot che li offrono. Negli ultimi anni siti come ‘Instagress’ o ‘Archie’ sono spuntati come funghi e molti di noi, disperati, li hanno usati. L'ho fatto anche io.
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Per attirare l'attenzione metti like e commenti alle foto di altri. Segui per essere seguito e poi li scarichi. Un altro must sono i luoghi di Instagram: tutti andiamo a scattare foto negli stessi posti, sono location riconoscibili che garantiscono più like. Triste vero? La gente va in questi posti bellissimi, fa lo scatto e se ne va, senza nemmeno essersi guardata intorno.
costo ospitate su un post di successo
Altra tattica sono i ‘collective accounts’, cioè si paga per vedere il proprio lavoro su profili di successo, ripostati e ricondivisi da altra gente di successo. Una volta, per postare una mia foto su uno di questi account, mi sono stati chiesti oltre 500 euro. Questa gente costruisce un business su contenuti gratuiti e chiede a noi artisti di pagare. Altra tattica sono i ‘comment pod’, 10/15 blogger di un gruppo privato: ogni volta che qualcuno di loro posta qualcosa on line, manda anche via messaggio il contenuto agli altri, che così commentano subito e mettono Mi piace.
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La cosa è degenerata in una vera e propria mafia di Instagram. Il nostro segreto è ottenere un alto engagement (like e commenti) entro i primi 30 e 45 minuti dal caricamento (ad esempio dell’immagine), così finirai nella pagina ‘explorer’ e riceverai migliaia di like. Per non far scoprire i ‘comment pod’, gli influencer si sono trasferiti su Whatsapp e Facebook. Lì si accordano per commentare le reciproche immagini ad una determinata ora e apparire così tra i più popolari. Non si tratta di veri follower ma i brand non lo sanno, guardano i numeri e sponsorizzano.
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Le persone sono accecate dal miraggio dell'Insta-fama. La vogliono ora e vogliono i benefici che ne derivano, ma non vogliono fare un lavoro che richieda pazienza, sudore e lacrime. Non ho iniziato per pomparmi l’ego attraverso numero vuoti. Viviamo in un'era in cui troppo spesso il numero di like che otteniamo in un post, equivale al valore che diamo a noi stessi.
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Chi incolpare? Instagram, l’algoritmo infernale chi gioca sporco? Spero si trovi una soluzione etica al mostro che è stato creato. Ora avete tutte le info e potete farci quel che volete. Molti influencer non saranno contenti di ciò che ho rivelato. Alla fine della giornata, però, la gente deve sapere che molti di questi account, incluso il mio, mostrano una vita che non esiste. Prepariamo e costruiamo le nostre pagine, non è la vita vera. La vita vera la fermiamo, per fare queste foto».
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