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DAGOREPORT - GIORGIA MELONI SOGNA IL FILOTTO ELETTORALE PORTANDO IL PAESE A ELEZIONI ANTICIPATE?…
1 - CONFINDUSTRIA? CI PENSA TREMONTI
Luigino Abete ha ripreso a sudare. Chi ha incontrato in questi giorni lâex-tipografo e banchiere ha notato sul volto i segni di una grande sofferenza per ciò che sta avvenendo in Confindustria.
Se câè una carica che il 64enne romano ha ricoperto con onore, questa è stata proprio la presidenza negli anni â92-96 quando è riuscito a stabilire con i sindacati un clima di concordia e lasciarsi alle spalle un ottimo ricordo. Adesso qualcuno pensa che Luigino soffra per le vicende di Bnp Paribas, la banca francese che controlla la BNL di cui è presidente, ma in realtà lo sforzo che trasuda è legato alla ricerca di una soluzione dopo la rottura clamorosa tra Fiat e Confindustria.
Sullo sfondo câè la successione alla Marcegaglia che deve assistere impotente allâeffetto- Marpionne e allâuscita delle imprese dallâAssociazione. Due giorni fa se ne è andata la Cartiere Pigna, ieri è stata la volta del Gruppo Gallozzi, uno dei più grandi operatori nel trasporto marittimo, e nessuno ha scritto che anche HP, colosso dellâinformatica, è uscito venerdì scorso. Di questo passo si può immaginare che lâemorragia continui indebolendo sempre di più la rappresentanza e le casse di viale dellâAstronomia.
A Luigino non piace immaginare che la storia centenaria di Confindustria si chiuda in questo modo, ma troppo forti sono i legami con Luchino di Montezemolo e il suo compagno di merenda Della Valle per potersi muovere in autonomia. Questi personaggi ritengono essenziale per la loro strategia mettere sulla poltrona degli industriali un loro candidato. Finora le indicazioni prevalenti portano a indicare nel debole Giorgio Squinzi e nel falco Bombassei gli unici nomi in lizza per la successione alla signora di Mantova.
Lâex-tipografo romano è realista e sa che allo stato attuale le carte migliori le ha Bombassei sostenuto da quella Fiat, che a dispetto di ciò che balbetta Yaki Elkann, sarebbe anche pronta a rientrare in Confindustria se si affermasse una linea funzionale ai suoi interessi. Luigino non ha accantonato lâidea di mediare tra il picconatore Della Valle e il temporeggiatore Montezemolo in modo da trovare lo spazio per infilarsi come terzo nome nellâalternativa tra Squinzi sostenuto dalla Marcegaglia e Bombassei appoggiato dalla Fiat. Lo statuto di Confindustria impedisce che lo stesso presidente possa esercitare più di due mandati consecutivi, ma non câè scritto da nessuna parte che chi, come Abete, è stato presidente dopo un intervallo occupato da altri personaggi, possa rientrare al vertice dellâAssociazione.
Purtroppo câè una novità dellâultima ora che rischia di scombinare questo progetto e di mettere in crisi anche le altre candidature. Sembra infatti che Giulietto Tremonti, già impegnato nella battaglia per la Banca dâItalia, stia puntando i riflettori anche sul futuro di Confindustria. Lâidea che circolava ieri sera al ministero dellâEconomia consiste in un pressing molto forte che il ministro vorrebbe fare nei confronti delle aziende pubbliche controllate dal Tesoro che a partire dal 2000 hanno aderito a Confindustria.
A questo proposito câè chi parla di unâimminente convocazione che Giulietto starebbe per fare di Scaroni, Conti, Guarguaglini, Moretti, Sarmi e Cattaneo. A questi personaggi che con i contributi delle loro aziende contribuiscono per circa 20 milioni di euro al bilancio di Confindustria, Tremonti non intenderebbe chiedere di sbattere la porta come ha fatto Marpionne. La sua idea â a quanto si dice â è più sottile e perfida perché avrebbe intenzione di chiedere il nome di un candidato diverso da quelli in circolazione. Abete compreso.
2 - GRILLI âBRUCIATOâ DA UNO-DUE-ICTUS BOSSI. SACCOMANNI, MERCE DI SCAMBIO TRA BERLUSCONI E NAPOLITANO? GODE BINI SMAGHI
Gli uscieri della Banca dâItalia dicono che ai piani alti di Palazzo Koch lâaria si taglia con un coltello.
Lâirritazione nei confronti del Presidente Patonza che proprio stamane ha rimandato al 1° novembre la designazione del nuovo Governatore, fa venire pensieri nerissimi. I fedeli collaboratori di Saccomanni cominciano a dubitare che il loro direttore possa indossare la casacca di Governatore al prossimo G20 che si terrà a Cannes il 3-4 novembre dove oltre ai capi di Stato sono attesi i ministri dellâEconomia e i responsabili della banche centrali.
La sensazione prevalente è che i due uomini in pole position, Saccomanni e Grilli, stiano uscendo dal gioco. Il pallido Grilli è segato dal francobollo padano e milanese che gli viene appiccicato ogni volta che Bossi apre bocca. Per Saccomanni il discorso è più complesso e non del tutto archiviato, ma si sta facendo strada lâidea che Berlusconi voglia usarlo come merce di scambio per le sue trame politiche. In questo caso il mercanteggiamento avverrebbe sullâasse Palazzo Chigi-Quirinale dove il Cavaliere vorrebbe negoziare la sua strategia dei prossimi mesi tagliando corto ad ogni governo di transizione e puntando tutte le carte sulle elezioni nel 2012.
Dove porti questo eventuale scambio nessuno è in grado di dirlo, nemmeno i sondaggisti di fiducia di Berlusconi che gli hanno consegnato un volume di 240 pagine sulle intenzioni degli italiani. Resta il fatto che il tandem Saccomanni-Grilli rischia di essere archiviato e a godere più di tutti per questa situazione è certamente Lorenzo Bini Smaghi, che vuole vendere cara la pelle prima di staccarsi dalla poltrona della BCE. Qualcuno gli attribuisce un attivismo frenetico, e addirittura la paternità della notizia rivelata ieri da Flebuccio De Bortoli sul âCorriere della Seraâ in cui si leggeva di una seconda lettera che la BCE avrebbe avuto intenzione di spedire allâItalia per metterla in riga dopo la prima reprimenda (pubblicata integralmente proprio dal giornale di via Solferino).
Gli uscieri di via Nazionale pensano che queste notizie sulle lettere, scritte e inedite in partenza da Francoforte, siano state infilate nelle orecchie di De Bortoli dal banchiere fiorentino che nel corso dei suoi incontri internazionali avrebbe raccolto la voce di una seconda missiva allâItalia da Olin Rehn, il Commissario europeo per gli Affari Economici e Monetari.
3 - COME SIAMO CADUTI IN BASSANINI
Nella galleria dei collezionisti di poltrone Franco Bassanini, il 71enne costituzionalista milanese, sta primeggiando.
Per questâuomo che è stato ministro della Funzione Pubblica, ha pubblicato 18 libri e 300 articoli e si porta alle spalle unâesperienza nel Partito Socialista conclusa con lâespulsione nel 1981, gli incarichi si stanno accumulando in maniera vertiginosa.
Ieri mattina si è tenuto il Consiglio direttivo di Assonime e alla presenza di personaggi come Gilberto Benetton, Guarguaglini, Nicastro, Perissirotto, Romiti e Bernabè, è stato deciso di affidare a Bassanini il coordinamento di un gruppo di lavoro sulle modifiche costituzionali alle regole di bilancio.
Va detto tra parentesi che questa carica gli arriva per la sua esperienza e cultura in materia di semplificazione burocratica, un tema che non sembra di casa ad Assonime dove, sempre ieri, sono stati nominati ben tre vicepresidenti nelle persone di Cipolletta, Catania e Maurizio Sella.
Dopo aver portato a casa il nuovo incarico Bassanini si è tenuto in contatto con Milano dove è in ballo per lui la presidenza di Metroweb, la società che si occupa della fibra ottica e che nello scorso giugno è passata nelle mani di IntesaSanPaolo e del Fondo2i di Don Vito Gamberale. Fino a ieri si sapeva che in casa Bassanini ad occuparsi di fibra ottica e di nuove tecnologie era la moglie Linda Belinda Lanzillotta, e che tutte le attenzioni del marito erano rivolte a gestire la presidenza della Cassa Depositi e Prestiti.
Evidentemente il budget della famiglia Bassanini ha bisogno di nuova linfa e il frenetico costituzionalista non disdegna gli incarichi da qualsiasi parte provengano.
4 - PONZELLINI GIOCHI FATTI
Avviso ai naviganti: âSi avvisano i signori naviganti che dopo lâincontro-scontro con la Banca dâItalia, con i sindacati e con la compagine âAmici della Bipiemmeâ, si dà per scontato che Massimo Ponzellini abbia chiuso la sua carriera di banchiere.
Al massiccio bolognese potrebbe restare la presidenza di Impregilo, ma anche qui dopo lâoperazione con la quale il costruttore romano Pietro Salini ha comprato lâ8% della società di costruzioni, la sorte di ParaponziPonzellini sembra segnataâ.
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