DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
1. PARA-GURI ALLA VACCINARA
Alberto Dandolo per Dagospia
Fabrizio Corona dovrebbe baciare i piedi come un feticista al magistrato di sorveglianza, dottoressa Giovanna De Rosa, per aver avuto ieri sera il permesso (che secondo indiscrezioni attendibili sarà il primo di una lunga serie) di partecipare “fisicamente” al cinema Odeon di Milano alla proiezione del suo “docu-film” (girato 3 anni fa e che con buona pace del produttore mai uscirà nelle sale) dedicato alla sua “riabilitazione”.
O come dice il titolo dell'imperdibile capolavoro: alla sua “METAMORFOSI”. Ma ad osservare la messa in scena di ieri sera, più che di “riabilitazione” e “metamorfosi” sarebbe più giusto forse parlare di una “riabilitazione” ad usare le proprie “sventure“ ai noti, cafonalissimi fini commerciali.
Come una Brithney Spears qualunque e con un “gonfiore alle gote” d'ordinanza (ma questa volta non era colpa del suo intimo amico, il chirurgo Giacomo Urtis ... presente, peraltro, in sala), infatti Corona è arrivato in ritardo di circa 1 ora. Sapeva di dover assolvere subito ad un compito preciso: farsi fotografare davanti al cartello con i loghi degli sponsor.
Era scortato da numerose guardie giudiziarie e almeno da un paio di uffici stampa infojati che lo hanno letteralmente “schiacciato” sui marchi in bella vista e a favore di flash e telecamere. Imperdibile il gadget che è stato donato agli ospiti assatanati: un lucidalabbra glitterato intenso firmato “Corona” e prodotto da una azienda cosmetica del Centro-Sud.
Ovviamente Fabrizio era accompagnato da suo figlio Carlos ed era impeccabile nel ruolo del padre redento. Raggiunta da Dagospia l'ex moglie Nina Moric ha commentato: “Una scena indegna e patetica. Non sapevo che andare in prigione per un paio d'anni potesse poi portare tanto lavoro e denaro. Se è cosi' voglio anche io farmi un annetto a San Vittore!”.
Certo è che Corona per tutta la serata non ha voluto rispondere ad alcuna domanda della stampa. Solo una ripetuta e noiosa litania: “Ringrazio sommamente il magistrato di sorveglianza Giovanna De Rosa per avermi dato questo permesso....”
PS: tra qualche giorno collegatevi sui social di Corona e avrete nel dettaglio le date degli appuntamenti pubblici prossimi venturi (centri commerciali, discoteche e convegni...) Oppure compratevi "CHI"..
PS2: Qualcuno avverta Barbara D'Urso che il suo Corona tra qualche ora firmera' l'esclusiva con "Verissimo" della Toffanin per la sua prima intervista post-detenzione...
2. LA CELLA, LA RINASCITA E I FAN - CORONA NUOVO SIDDHARTA
Nanni Delbecchi per il “Fatto Quotidiano”
L’Italia è il Paese dei pentiti e delle metamorfosi; dopo Paolo Brosio e Rocco Siffredi non poteva mancare quella di Fabrizio Corona. Se avessimo dubbi sulla sua volontà di rinascere dopo avere toccato il fondo, è pronto a fugarceli la visione di Metamorfosi, il documentario di Jacopo Giacomini e Roberto Gentile da domani in sala, proiettato ieri sera in anteprima alla presenza del diretto interessato.
Il giudice di sorveglianza Giovanna Di Rosa ha permesso a Corona di abbandonare la comunità “Exodus ” di don Antonio Mazzi cui è stato affidato in virtù di un “percorso di risocializzazione”. Gran folla di groupies e “Corona Boys” davanti al cinema Odeon (multisala principe del gruppo Mediaset), microfoni e telecamere sguainate, ingresso a proiezione iniziata con guarnigione di bodyguard al seguito e applauso a scena aperta della platea, abbraccio liberatorio con l’avvocato e amici in coda per toccarlo anche solo un istante come si fa con le reliquie del santo.
A fine proiezione, applausi scroscianti e una piccola doccia fredda per i giornalisti in agguato. Una sola dichiarazione pubblica, visto che gli era stato vietato di rilasciare interviste: “Non posso rispondere alle vostre domande. Voglio solo ringraziare il giudice che mi ha concesso di venire qui con questo provvedimento funzionale alla mia riabilitazione”.
METAMORFOSI racconta l’ultimo periodo della vita di Corona subito prima dei due anni e mezzo di carcere, a partire dalla consapevolezza di voler diventare un uomo migliore. Non che ci volesse molto, potrebbe insinuare qualche malevolo; e invece no, errore clamoroso. Le vere rinascite sono complesse, faticose e ognuno deve trovare la sua. C’è chi ricomincia da zero, chi da Medjugore e chi dalla New Age.
Come un Siddharta dei nostri tempi, all’inizio vediamo Corona nell’agenzia fotografica milanese, immerso nella sua vita di vincente; eppure, in fondo al cuore, sente che qualcosa non va. Il tarlo della malinconia lo rode. Poi l’incontro con Giacomini, e si parte con le rivelazioni: “Più sereno rimani, e più puoi trovare una via di fuga. L’unico modo di trovare un equilibrio è costruire sulla nostra Essenza... Il successo, il denaro, il potere, il prestigio, tutti scadenti valori imperanti nella nostra società, fonti di nutrimento per il nostro falso sé...”.
corona con la sua ufficio stampa carlotta7 moda 36 moric corona
Belle parole, alcune delle quali prese di peso da Osho (“La vera libertà la trovi solo dentro di te”) seppure con qualche decennio di ritardo. Fabrizio tentenna, ma per superare questi falsi valori è pronto un piano di rinascita globale: rebirthing, integrazione posturale, orientamento transpersonale, destrutturazione dell’ego, lavoro sulle emozioni. Spenti i telefonini e spiaggiate le modelle, il paparazzo dei Vip lo vediamo fare esercizi di respirazione steso sul lettino, abbandonarsi a urla belluine in mezzo a un prato, fare le bolle di sapone travestito da artista di strada, interrogarsi sulla presenza del Tao.
marcus fabrizio corona nina moric
E riscoprire così il ragazzo qualunque, ma per bene, che in fondo è sempre stato. Per dovere di cronaca avvertiamo che il percorso di rinascita è duro anche per gli spettatori, invitati a propria volta ad avventurarsi “in un viaggio nell’immensità del loro sé autentico”.
Nei 90 minuti di Metamorfosi azione ce n’è poca, Herman Hesse ha già raccontato la stessa storia (un po’ meglio), di immenso c’è solo la noia, visto che per ammissione degli stessi autori certi processi interiori sono piuttosto difficili da rendere sullo schermo.
Da Lele Mora a Osho la strada è lunghetta, soprattutto con videocamere al seguito, ma Fabrizio sa di essere solo all’inizio. Sono passati sei anni da Videocracy di Erik Gandini, il documentario in cui il Corona pre rinascita teorizzava l’essenza della videocrazia berlusconiana più nudo sotto la doccia di quanto non lo fosse Gloria Guida ai tempi di Alvaro Vitali. “Basta apparire”. Ma, appunto, l’Italia è il Paese delle metamorfosi. Tutto deve cambiare perché nulla cambi, e per non smettere di apparire.
metamorfosi documentario su fabrizio corona 2fabrizio corona in comunita da don mazzifabrizio corona metamorfosi filmfabrizio corona con il figlio carlos da instagramfabrizio corona a milano foto oggimetamorfosi documentario su fabrizio corona 1corona cambi moricfabrizio corona nina moric lapMORIC coronametamorfosi documentario su fabrizio corona 4
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI…
DAGOREPORT - FRANCESCHINI, IL SOLITO “GIUDA” TRADITORE! SENTENDOSI MESSO DA PARTE DALLA SUA…
DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ…
DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA…
DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E…