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Silvio Bizio per “La Repubblica”
TROPPO SU TWITTER: COURTNEY LOVE
50 anni e li festeggia con la partecipazione all’ultima stagione della serie Sons of Anarchy, ambientata fra un gruppo di motociclisti non proprio stinchi di santo, in cui interpreta il ruolo di una maestra d’asilo, ma anche con il ritorno della sua rockband Hole e con il tour solista che sta per intraprendere.
A 50 anni appare ancora un po’ pazza, imprevedibile, ma non più tossicomane («A quest’età non ci si fa più, sarebbe patetico e letale» dice), fuma persino una sigaretta elettronica. È una bella donna, spiritosa, senza peli sulla lingua. «Ho trovato due capelli bianchi ieri, li ho chiamati con il nome di due degli avvocati che mi hanno fatto impazzire in questi ultimi anni».
Allora Courtney, come ci si sente a 50 compiuti?
«Spiritualmente ci sono, fisicamente sto bene, non prendo più droghe e l’unica dipendenza che ho sono le sigarette. Sto cercando di smettere con queste sigarette elettroniche ».
Altri vizi?
«Il sesso. ma quello non è un vizio (scoppia a ridere). E’ un ottimo esercizio... Si’, un altro vizio ce l’ho: fare spesa online. Non mi piace andare per negozi di persona, ma mi diverto come una matta a comprarmi roba da vestire sul web. E’ una sorta di spesa terapeutica».
COURTNEY LOVE E FRANCES BEAN COBAIN
Si annuncia una riunione del suo gruppo storico Hole.
«Forse l’anno prossimo. Ho suonato ultimamente con Eric, il chitarrista originale della band. Ma se riunione ci sarà non avrà niente a che fare col business, il marketing, non sarà per fare soldi. Perché di soldi ne ho abbastanza e non ho bisogno di un centesimo in più, tantomeno ho bisogno di popolarità, ne ho abbastanza pure di questa, se ne avessi avuta meno avrei combinato meno casini».
Cosa le interessa allora?
«Fare musica che abbia un briciolo di rilevanza. Ci sono solo pop e rap, a livello commerciale, e credo che un po’ di sana chitarra rock, se fatta bene, potrebbe ancora toccare un tasto nevralgico. La musica fatta di chitarre è musica di nicchia, ma la nicchia esiste. E’ lì che io voglio stare».
Kurt Cobain morì giusto 20 anni fa e se ne parla ancora...
«Sono stati 20 anni di massacri. Le battaglie legali, la droga, le diffamazioni, le teorie cospiratorie, le battaglie coi miei demoni interiori, anche i terribili complessi di colpa. Alla fine dell’anno uscirà un documentario su Kurt di Brett Morgan, un film tipo “Lenny” con Dustin Hoffman, che dirà appunto la verità su quella che stata una tragedia per tutti noi, che ha avuto un terribile impatto su tutta la mia famiglia. E stiamo lavorando su un film sulla vita di Kurt, ma lascerò tutte le decisioni, dalla regia al casting, alla mia agenzia».
Malgrado tutto in questi 20 anni ha avuto la forza di continuare la sua carriera.
«Fin da piccola volevo ballare e cantare, sognavo di far parte del Mickey Mouse Club della Disney, volevo fare le pubblicità in tv, cantare. Non ricordo di aver mai desiderato e sognato di fare nient’altro. Sono nata così, sono quella che sono, una showgirl. Che altro avrei dovuto fare? Quando ho conosciuto Kurt avevo già fondato la mia band, avevo già inciso dischi, fatto tournée. Ero già stata in prigione, ero già drogata, ero già un macello di donna, ero già chi sono adesso».
Cosa l’ha spinta a tornare in televisione?
«La voglia di ritornarci mi è venuta dopo aver visto il film di Paolo Sorrentino This must be the place, quello con Sean Penn. Era a Cannes, tre anni fa, credo, e mi ha rimesso il fuoco nelle vene. Sean Penn mi ha detto che aveva visto tutti i film di Paolo e che era stato lui a dirgli: “Farei qualunque parte, in qualunque momento, per qualunque film”. Ecco, mi sono sentita così. Ora è arrivato Sons of Anarchy e sono felice di essere di nuovo su un set».
Qual è la sua storia prima del rock?
«Sono cresciuta in Oregon e poi a San Francisco, da cui ero scappata per finire anche in Nuova Zelanda. Sono tornata a San Francisco a metà degli anni 80 e mi è piaciuta, musica e un sacco di droghe. Mi raccomando, non lo dite a nessuno, non vorrei che questo rovinasse la mia reputazione (ride).
Cobain fu ritrovato morto venti anni fa
Mia madre era stata adottata da una famiglia molto ricca che le aveva lasciato un sacco di soldi, vivevano vicino a Lombard Street, e poi mia madre ha sposato un uomo bellissimo che faceva lo spazzino. Un casino, avevamo le cameriere e l’uomo di casa era uno spazzino. Ero molto confusa sul nostro status socio-economico. San Francisco è molto diversa adesso, molti soldi e nerd milionari. Tutta un’altra storia. Non ci vivrei più. Anche se ho aperto una linea di moda con Relativity Media, di base proprio a San Francisco».
Paolo Sorrentino grande bellezza
Cosa la rende felice oggi?
«Come dicevo, il sesso. L’amore è sempre una bella cosa. Ancora mi invaghisco di certi maschi ogni tanto, alla mia età, madre di una figlia ormai adulta (Frances Bean, avuta da Cobain, ndr). Sono andata l’altra sera a un vernissage a casa di David La-Chappelle, c’era Bono, c’era Stipe: essere amica di queste persone di talento mi riempie sempre di felicità. Ma soprattutto riuscire a passare del tempo serena con mia figlia, dopo che non mi ha parlato per anni. ».
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