DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
1 - LEOTTA BULLIZZATA
Giuseppe Cruciani per “Libero Quotidiano”
In Italia per qualcuno è vietato essere belle. È proibito farlo vedere. Anzi: se lo sei devi stare zitto, non puoi parlare di privacy con le gambe ignude e le tette mezze fuori. Se ti fottono delle foto quando sei a letto e le mettono in giro vai pure dalla polizia, ma non presentarti sul palco di Sanremo con un vestito piccolo piccolo.
Alle 00.10 della prima serata del Festival la presentatrice tv Caterina Balivo, e non stiamo parlando della badessa del Convento delle Carmelitane Scalze, prende il telefono in mano e perde la brocca con la collega Diletta Leotta. Scrive: «Non puoi parlare della violazione della privacy con quel vestito e con la mano che cerca di allargare lo spacco della gonna».
Non sappiamo se le dita della Leotta stessero davvero spostando l' abito per mostrarci un po' di patata (magari lo avesse fatto), ma non si capisce quale sia il collegamento tra la porcata che le hanno fatto (decine di scatti hackerati e poi messi in rete) e l' esibizione all' Ariston. Evidentemente, secondo la Balivo, se una femmina gira per strada in minigonna istiga alla violenza sessuale, anzi un po' se la cerca.
Il ragionamento è lo stesso. Quello che fa mezzo Islam, per intenderci. Una roba da Arabia Saudita. Dunque se col fidanzato o amante occasionale ti riprendi mentre fai sesso, beh, se poi qualcuno entra nel tuo cellulare e trova quelle immagini è anche colpa tua, non puoi lamentarti. Non presentarti a Sanremo con lo spacco, non sei degna. È una tale cazzata quella scritta dalla Balivo, donna intelligente, che si fa fatica a credere sia stata lei a vergare quelle righe.
Non è nemmeno l' unica cosa che ha scritto. Non è lo sbrocco di un attimo, prima di andare a letto, come ha detto. Poco dopo il primo tweet continua, rispondendo a chi la critica: «Non può fare pippotti vestita così», «l'atteggiamento deve essere regale e non volgare». Certo, ieri si è scusata. Ma che senso ha scusarsi per aver detto quello che si pensa? Il punto è che questa signorina emergente nel mondo dello showbiz, la Leotta, un po' giornalista, un po' no, attira un sacco di invidie.
Il motivo è semplice: è una cui piace mostrare al mondo che è un gran pezzo di gnocca, una cui piace mostrare le sue curve, e chi la teme forse la vorrebbe più casta. Ridicolo. Basta pensare a Paola Ferrari, volto statale dello sport, che protesta per la sua presenza perché viene da altra azienda, come se a Sanremo dovessero valere le quote Rai. E si arrabbia pure perché in altra trasmissione sempre della Rai in un sondaggio scherzoso viene messa la Leotta e non lei.
Un' ossessione, questo è diventata Diletta Leotta (che ho incontrato mezza volta in vita mia, ed era bardata che manco a La Mecca). Che è una giovane ragazza che non stupisce (al momento) per quello che dice, non colpisce per le sue discussioni su Hegel, non ha nemmeno la profondità calcistica di un Massimo Mauro o di uno Sconcerti. Si impegna, certo, si prepara, ma soprattutto è bona. Tanto bona.
O almeno così viene considerata. Sfrutta questo momento magico, pubblica foto al mare in costume, stuzzica l'arrapamento di tanti uomini italici, le città della serie B (materia su cui lavora a Sky) se la contendono per esibirla sui palchi di provincia al grido di «faccela vedè, faccela toccà».
Lei ammicca, sorride, sa di essere oggetto di sguardi e commenti morbosi, lo capisce bene e ci marcia. C' è qualcosa di male in tutto questo? No. Essere figa e farlo pure vedere è un delitto? Fa del male a qualcuno, oltre alle coronarie dei suoi ammiratori? Non risulta. È proibito usare (anche) la bellezza per farsi strada? Non raccontiamoci balle. Lo ha fatto, e in parte lo fa ancora, pure la Balivo. E tante (tanti) altre.
Diletta Leotta è stata a Sanremo per dieci minuti, si è messa un vestito striminzito e carissimo da oltre quindicimila euro, l' hanno ammirata milioni di italiani e ha detto due cosette su quello che le è successo. Se non fosse quello che è nell' immaginario italiano (strabona), nessuno l' avrebbe chiamata. Fatevene una ragione.
2 - L’ETICA E L’ESTETICA DELLE DONNE
Elena Stancanelli per la Repubblica
Troppo sexy. Caterina Balivo, conduttrice televisiva, l’altra sera ha spedito un tweet per dirci che secondo lei la sua collega Diletta Leotta, ospite al Festival di Sanremo, era vestita in maniera inadeguata. Non si può fare una campagna contro il cyberbullismo e allargare intanto lo spacco del vestito per mostrare le cosce, diceva più o meno. Poi si è scusata, mille volte. Ma la campagna di insulti in Rete era già partita. Il solito massacro, efferato, isterico. Quella bella indifferenza con cui guardavamo chi diceva sciocchezze, quegli sguardi di sufficienza: aboliti.
elena stancanelli intervistata
Quanto era meglio far finta di niente di fronte alla stupidità. Ormai è impossibile. Esistono app per impedirti di accedere ai social se sei in uno stato di alterazione di qualsiasi tipo, o dopo una certa ora. La povera Caterina Balivo non ce l’aveva, è evidente, dispiace per lei. Che lagna questa storia delle donne troppo sexy. Sul posto di lavoro, per uscire da sole, se devono dire qualcosa di serio, il consiglio è sempre mai essere troppo sexy, per evitare guai. E un uomo, allora?
Quand’è che un uomo è troppo sexy per fare qualcosa? Quand’è che il suo sex appeal inficia il valore di quello che sta dicendo, o lo mette in pericolo, o ne oscura le capacità intellettuali? Mai, o quasi mai. Eppure gli uomini sono belli, erotici, eccitanti quanto le donne. E come le donne usano il desiderio per imporre o legittimare il proprio potere. Barack Obama era sexy: troppo sexy?
Non mi pare che sia stato accusato di aver usato il suo corpo per vincere le elezioni. Alle donne si dice spesso che non ce n’è bisogno, che se sono abbastanza intelligenti da attirare l’attenzione col cervello, non serve mostrare le cosce. Ma il bisogno non è la ragione di tutto quello che facciamo, grazie al cielo. Una donna può vestirsi sexy perché lo trova divertente, per esempio.
mirella sessa e diletta leotta 9
Perché è ospite del Festival della canzone italiana dove sul palco si è vista gente con poco più di un paio di mutande addosso, e quindi vale tutto. Oppure proprio perché sta parlando di bullismo e il bullismo è esattamente quella roba lì: giudicare qualcuno da come è vestito, attaccarlo perché è diverso da come lo vorremmo.
Volgare, secondo i nostri parametri, cafone. Estetica, non etica. E gli uomini? Da qualche secolo si dibattono tra palandrane e pantaloni larghi, e sono al riparo. Ma pensate ai gentiluomini rinascimentali e immaginate, con gli stessi pregiudizi dimostrati l’altro giorno, di ascoltare qualcuno che argomenta in calzamaglia…. Ahiaiai: troppo sexy, mio caro Raffaello Sanzio.
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