IL CULO DI (ESSERE) MICHELLE - UN ALLENATORE DI FOOTBALL PERDE IL POSTO DI LAVORO PER AVER DEFINITO MICHELLE OBAMA “FAT BUTT” (CULO GRASSO) – "INVECE DI ROMPERE I MENù DELLE MENSE, SBANDIERANDO LA LOTTA ALL’OBESITÀ, PENSASSE A DIMAGRIRE" – OVVIAMENTE QUALCUNO IN QUEL “CULONA” CI VEDE ANCHE DEL RAZZISMO: CHISSÀ CHE DIREBBERO DEL BANANA E DI COME DEFINì LA MERKEL...

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Angela Vitaliano per il "Fatto quotidiano"

Bob Grisham, allenatore di una squadra di football in Alabama, è stato licenziato per aver dato della "culona" alla first lady più amata e contestata degli ultimi decenni. Grisham, che non sapeva di essere registrato al momento di lasciarsi andare ai suo commenti, stava rispondendo alla domanda di un suo studente che chiedeva da chi fosse partita la decisione di realizzare dei nuovi menù per la mensa a basso contenuto calorico.

"Fat butt (culo grasso) Michelle Obama - ha risposto l'allenatore - Lei è in sovrappeso. Se la guardi sembra pesare almeno 90 chili". Non un bel complimento per una donna in generale, ancor meno per una first lady che ha fatto della forma fisica uno dei suoi punti di forza insieme alla battaglia che da oltre un anno sta sostenendo, in maniera molto determinata, contro l'obesità, in particolare quella infantile.

Se le sue braccia, dunque, sono ormai famose, per la loro tonicità, tanto che nessuno più si "scandalizza" per le foto in abiti senza maniche, altrettanto lo è la sua "missione" di provare a convincere i responsabili delle mense scolastiche ad offrire agli studenti dei cibi più salutari e molto meno calorici.

Sebbene l'obesità sia un vero dramma nel Paese, questa intrusione della first lady in decisioni alimentari che molti considerano private, è stata spesso vista come una forzatura, dando origine a commenti poco gentili. Nella registrazione, peraltro, altre voci maschili interagiscono con quella dell'allenatore, tanto che, ad un certo punto si sente qualcuno definire Michelle "un gorilla grasso".

Abbastanza per capire che, alla base, non si tratta solo di una reazione all'astinenza di grassi, bensì di una vera conversazione di stampo razzista, oltre che sessista. Nella registrazione, fra l'altro, si sente Grisham dire: "Potete raccontarlo al preside, se volete ma non mi importa. Io non credo nelle regine. Non mi piacciono le regine. Non la odio come persona ma tutto ciò che fa è sbagliato ed è un abominio contro Dio".

Non è, fra l'altro, la prima volta che la first lady viene attaccata con parole razziste. Rush Limbaugh, il conduttore radiofonico famoso per le sue tirate, spesso volgari contro i democratici e le donne in particolare, è solito, nel suo show, riferirsi alla moglie del presidente come "Michelle my butt Obama".

E il deputato repubblicano del Wisconsin, James Sensenbrunner, dovette chiedere scusa per aver fatto commenti sul suo "vasto posteriore". Le first lady sono state più volte oggetto di commenti sessisti basati sull'aspetto, come quando, Hillary Clinton, veniva punzecchiata per le sue caviglie poco sottili.

Nel caso di Michelle, tuttavia, c'è un'aggravante molto seria che è quella del razzismo. Il fondo-schiena delle donne di colore, si sa, nell'immaginario collettivo, è sempre visto come grande e prominente. Si tratta, dunque, di una critica in codice per "sottolineare l'etnicità di Michelle e ricordare alla gente che è nera", spiega Andrà Gillespie, insegnante di scienze politiche alla Emory University.

 

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