DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER…
Maria Corbi per “la Stampa”
Lo vedi e lo immagini negli Anni Ottanta, appeso nel retro di un’officina, di un meccanico o di un gommista. Il calendario Pirelli 2015 firmato Steven Meisel ritrae donne che mostrano con generosità forme strizzate in corpetti di lattice nero o colorato. Foto che rivelano, esaltano, sottolineano forme scolpite da sempre nell’immaginario maschile. Eccole le eroine dei sogni, la marinaretta, la cat-woman in guêpière, la pin-up in bicicletta, la boxeur in topless, senza altra mediazione che lo scatto della macchina fotografica.
Un’idea tanto banale da essere rivoluzionaria? «A mio avviso - spiega Meisel - sono questi i modelli estetici di riferimento del mondo odierno. Rappresentano gli stereotipi che la moda e lo star system ci impongono ora. Non volevo fare un calendario concettuale, né legarlo ad una location, ma dodici manifesti in cui è la donna, con la sua sensualità, la protagonista assoluta di dodici immagini molto diverse tra loro. Volendo limitare l’utilizzo di abiti e accessori e disponendo della massima libertà creativa, ho trovato molto stimolante giocare con colori, trucco e materiali. È stata un’esperienza gratificante».
E sicuramente sarà un’esperienza gratificante per i diciassettemila fortunati che riceveranno a Natale in regalo il gadget più ambito del Pianeta. «The Girls», questo il titolo voluto da Meisel, si apre con una foto di invito molto «rotonda», ossia il «back» della modella che ha scalato in fretta la classifica delle top mondiali, Gigi Hadid. Tra le altre «girls» Adriana Lima, Isabeli Fontana, Natalia Vodianova.
Ma la star indiscussa è lei, Candice Huffine, la super size delle top model, «90 chili di libidine e bontà» come canterebbe Fabio Concato alla sua Rosalina. Un’ amazzone strizzata in una guêpière di latex nero che dà un senso alla parola «tanta». È stato Meisel a volerla. E in mezzo alle altre protagoniste del Pirelli 2015, spicca la sua morbidezza.
È come se il fotografo inserendola tra modelle che rispecchiano i canoni imposti dalla moda li sottolineasse ancora di più. E siamo di nuovo nel gioco dei contrasti. L’idea banale delle pin-up da retro di officina per accendere il glamour, la forza delle curve per accendere l’immagine ormai acquisita della bellezza femminile iconica offerta da pubblicità, cinema e moda, ossia taglia 40.
Sarà così? È questa la scia che unisce i dodici mesi targati Meisel, o come assicura lui non esiste nessun legame concettuale? Possono convivere glamour e volgarità? «La capacità di Steven - dice il suo socio Jimmy Moffat - è quella di trasformare tutto in bello». Quindi la risposta è sì. Uno scatto, la tecnica e l’ingegno di un grande fotografo possono annullare il trash degli stereotipi e farne arte.
Aiutato da zarine della moda: Carine Roitfeld, ex direttore di Vogue Francia, e Pat MacGrath, la più famosa truccatrice del mondo. Un’operazione retrò per un calendario che comunque lo si giudichi rimarrà nell’immaginario con le sue foto colorate - il latex rosso lacca - e sexy. Un modo per tornare alla pura estetica, dopo una parentesi (con Steve McCurry) dove le immagini femminili servivano come pretesto per raccontare il mondo.
Per rendersi conto di come le forme e i moduli narrativi dei fotografi negli anni siano cambiati, d’altra parte, c’è la mostra «Forma e Desiderio - The Cal Collezione Pirelli», che a Palazzo Reale di Milano dal 21 novembre al 19 febbraio 2015. Un omaggio all’Expo. E alla bellezza.
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