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Jon Pareles per The New York Times pubblicato da La Repubblica
Springsteen on Broadway. Per il cantautore passato con gloria dai concertini nei bar sulla costa del New Jersey a simbolo vivente dell' empatia per l' America della classe operaia; per colui che tiene grandi concerti in grandi stadi da circa quarant' anni, il semplice accostamento di queste due parole (il suo nome e Broadway) rende l' idea di uno scontro epocale di ampiezza e stile. Sarà un concerto intimo? O un evento teatrale?
Springsteen dice che si tratta di un' altra cosa ancora, e che intende lasciare il segno. Tutto ha avuto inizio alla Casa Bianca. Quel 12 gennaio di una delle ultime settimane dell' amministrazione Obama, Springsteen si è esibito in un concerto acustico nella Sala Est, come regalo di addio della famiglia del presidente allo staff. Per il Boss si è trattato di un momento speciale, di una sorta di resa dei conti. Springsteen ha messo insieme una scaletta con canzoni, parti narrate e ricordi che riportano alla memoria Born to run, l' autobiografia del 2016. «È stato come raccontarsi in un ambiente molto intimo».
Di ritorno a casa da Washington, quella volta Bruce, sua moglie Patti Scialfa e lo storico manager Jon Landau hanno pensato che in fondo un numero maggiore di persone avrebbe dovuto poter assistere a una performance di quel tipo. Il risultato, nove mesi dopo, è Springsteen a Broadway, che debutta il 3 ottobre in anteprima. Lo spettacolo si terrà al Teatro Walter Kerr (960 posti). Nel gergo di Broadway si potrebbe dire che il Boss ha in mente un "one-man show".
Resterà sul palco per due ore, con un pianoforte a mezza coda e un "assortimento di chitarre". In verità, però, si ripromette di offrire qualcosa di completamente diverso da un concerto tipico: canzoni e parti narrate daranno vita a una "terza entità". Lo spettacolo, tuttavia, non ha un regista.
Per gestire una richiesta di biglietti che si è vista soltanto di rado a Broadway (a esclusione di blockbuster come Hamilton), i biglietti saranno venduti tramite Verified Fan, il sistema Ticketmaster che punta a sopprimere il bagarinaggio. Anche così, però, su StubHub i biglietti si vendono per cifre che vanno dai 700 ai 2400 dollari.
A Colts Neck, Springsteen ci accompagna nel suo studio di casa, un grande open space con file e file di chitarre - ridendo, le chiama "la terra delle mille chitarre" - intervallate da batterie e tastiere assortite, con le quali e sulle quali ha lavorato per più di dieci anni. In una stanza attigua, divisa in cucina e sala da pranzo, sorseggia acqua minerale: Springsteen riflette e soppesa affabilmente le parole.
Che clima c' era alla Casa Bianca, quando ha suonato lì?
«Più o meno lo stesso che c' è qui adesso (dice ridendo). Ovviamente, shock e preoccupazione erano proprio tangibili».
E questo ha influenzato quello che ha cantato e suonato?
«Ho pensato: "Beh, ho scritto e composto per molti anni e per tutto questo tempo ho espresso tutta una serie di valori". Il meglio che potessi fare in quella particolare circostanza era mettere insieme uno show che esprimesse quelle stesse cose nel modo migliore possibile. In quello che faccio non c' è mai niente di Trump-centrico. La mia idea era soltanto quella di presentare il mio lavoro degli ultimi 40 anni, più o meno, e lasciare che fosse soltanto quello a parlare per me.
Non avevo alcuna intenzione o bisogno di fare un comizio o diventare ideologico. Volevo soltanto che la serata scorresse molto tranquillamente, e fosse lunga abbastanza da poter includere tutte le cose che ho scritto nel corso degli anni».
Canta da decenni di gente disoccupata, emarginata di una classe operaia dimenticata che nel 2016 si è rivolta a Trump.
«Penso che questi siano ancora tempi molto difficili, nel senso che il processo di de-industrializzazione degli anni Settanta e Ottanta è stato veramente devastante per un' intera fascia della popolazione. Questi problemi non sono mai stati affrontati e risolti una volta per tutte né dai repubblicani né dai democratici. Si tratta di un problema complesso, che coinvolge la tecnologia globale. Io non ho le risposte, ma so che una vasta fascia della popolazione ha finito col sentirsi esautorata. Io penso che Trump abbia fatto leva su quelle emozioni. È davvero bravo a capire quello che la gente vuol sentirsi dire».
Parliamo di Broadway: quasi certamente lo show sarà l' unico senza regista né sceneggiatore.
«In verità sono io! (Ride). Sì, sono io! Sarò il regista di me stesso sul palcoscenico, e scriverò io stesso quello che reciterò. Si tratta di uno spettacolo molto semplice. In fondo, sarà una specie di officina-laboratorio, nel corso del quale suonerò le mie canzoni e racconterò le mie storie».
Ha molta esperienza, del resto, nel dare un tocco personale a ogni spettacolo.
«Nella vita ho fatto questo. È stata una grossa parte del mio lavoro. Se fai parte della mia generazione e sei cresciuto facendo il musicista, per forza di cose ti sei trovato un grande artista a farti da mentore e a dirti come esibirti, come organizzare uno show, come far filare tutto liscio. I grandi maestri di quel periodo sono stati Sam Moore di Sam & Dave, e naturalmente James Brown. Loro ci hanno insegnato come strutturare uno show. E questo riguarda anche uno show acustico, che deve avere i suoi ritmi. A questo proposito, il trucco stava tutto nel trovare come raccontare alcune storie senza rallentare troppo il ritmo dello spettacolo. Ma, a quel punto, ti devi basare sull' istinto ».
Ha fatto concerti acustici da solo in teatri da tremila posti per "The Ghost of Tom Joad" e per "Devils & Dust". Cosa ci sarà di diverso questa volta?
«In quelli si viveva un' esperienza che definirei più da concerto. La scaletta cambia. Invece a Broadway ci sarà un brano musicale e una parte narrata e, dopo tutto, mi esibirò nello stesso identico modo ogni sera. È un' esibizione strutturata. Penso che l' intimità data dal teatro scelto influirà parecchio sul tutto, e renderà alquanto diversa questa esperienza dai tour acustici. Ma in verità, non saprei dire se l' avrei fatto senza l' esperienza di quei concerti ».
Userà anche filmati?
«In sostanza si tratta di un one-man show. Non ci saranno altro che il palcoscenico, le luci e un suono di altissima qualità. Ho pensato che qualsiasi cosa in più potrebbe solo distrarre il pubblico ».
Nel 2005 ha fatto uno show per la rete tv musicale VH1 con alcuni lunghi intermezzi parlati «In effetti è quanto di più vicino si possa immaginare a quello che sto per fare. Dopo aver girato quello show, Elvis Costello è venuto da me e mi ha detto: "Perbacco, è nata una terza entità!".
Ed è proprio questo che sono interessato a fare con questo show.
Amo ripetere che quando nel mondo dell' arte una cosa funziona davvero, uno più uno fa tre.
Penso che il pubblico voglia sempre due cose: la sensazione di sentirsi a casa e la voglia di essere sorpreso. E ogni volta che mi esibisco, lo faccio per soddisfare questi due desideri. Cerco di trasmettere alle persone la sensazione di essere venute in un posto che conoscono da tempo e dove si sentono a loro agio, e cerco anche di sorprenderle con qualche nuova suggestione o qualche nuova forma espressiva o semplicemente un modo diverso di fare le cose. Insomma, nei miei show deve esserci sempre quel fattore "X" in più. Se non c' è, sei morto stecchito».
Ma non ha provato a scrivere un musical per Broadway
«Questo sì che è difficile! Onore a chi si è cimentato, le regole sono del tutto diverse rispetto allo scrivere musica pop. Scrivere un musical dall' inizio alla fine è una cosa totalmente diversa.
Non sono mai stato davvero bravo a scrivere una sceneggiatura, per dire. Non me ne sono mai rimasto seduto a pensare: "Ecco, adesso mi servirebbe una canzone su Trump", oppure, "Servirebbe una canzone su quel che accade". Scrivo di certi argomenti solo quando mi fanno molto arrabbiare ».
Sta anche scrivendo nuovi brani?
«Ho completato un nuovo disco. Ero ispirato. Essere creativi è come avere sempre fame. Si tratta di una delle sensazioni migliori per chi scrive canzoni. Una volta che ci sei dentro, invece, è come se ti sfamassi. Mi capita di essere seduto al tavolo in cucina e mi viene in mente un verso, oppure di svegliarmi nel cuore della notte e buttarne giù qualcun altro».
Scrivere la sua autobiografia l' ha portata a ripensare alla sua vita
«Sono contento che mi sia capitato, se non altro per i figli. Non sanno mai molto della nostra vita. Comunque loro hanno dimostrato un sano, assoluto disinteresse nei confronti del lavoro mio e di Patti. So che nessuno di loro ha letto il mio libro, anche se immagino che un giorno lo faranno ».
A Broadway sarà impegnato cinque sere a settimana per cinque mesi consecutivi. Un lavoro fisso
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«Già sarà il mio primo vero lavoro, penso». Ride (traduzione di Anna Bissanti)
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