MARIA LA SANGUINARIA BLOGGA! (IN INCOGNITO) - “SCOMMETTO CHE L’ANNO PROSSIMO QUELLI CHE DICEVANO CHE “ITALIA’S GOT TALENT” SU MEDIASET ERA TRASH, SU SKY LA TROVERANNO DIVERTENTE” (VERISSIMO)

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1. DE FILIPPI PARLA DI TV DIETRO UN NICKNAME
Renato Franco per ‘Il Corriere della Sera'

«Scommetto che l'anno prossimo gli Skyisti o i Raisti di fronte alle esibizioni di Italia's Got Talent giudicate trash su Canale 5 scriveranno "che divertente"». L'ironia di Sokolino passerebbe inosservata nella marea di commenti a un post che si occupa di tv. Non fosse che dietro quel nickname (il nome del suo cane, l'avatar è la foto di un lupo), c'è lei, la vera Maria De Filippi (52 anni).

Che da oltre un mese ha iniziato a essere parte attiva della community di TvBlog, sito che si occupa di tv. È lei? Possibile? Sì, è davvero lei. Ogni tanto entra e dialoga con gente che si firma amazing1972 o effy90, lettori prima increduli (è uno scherzo), poi sempre più convinti. È pronta a pungere la sua rete («Canale 5 è spento, non c'è abitudine a sintonizzarsi attualmente») ma anche a difenderla, sempre per Italia's Got Talent («Sicuramente che Canale 5 avesse battezzato un nuovo linguaggio televisivo ce ne saremo dimenticati»).

2. L'ORA DEI TALENT MIGRATORI DALLA TV IN CHIARO ALLE PAY
Alessandra Comazzi per ‘La Stampa'

Ma allora è un esodo. E' successo di nuovo: dopo X Factor, che Raidue si era lasciato portar via da Sky che l'ha rilanciato, tocca ora a Italia's Got Talent. Mediaset ha detto no grazie a Fremantle, la casa di produzione di Lorenzo Mieli, che pare chiedesse di più, molto di più, per realizzare il programma con Maria De Filippi, Gerry Scotti, Rudy Zerbi. Ed ecco lo sbarco su Sky. La tv a pagamento caratterizzata proprio dalla capacità di differenziarsi su temi specifici, essenzialmente sport e cinema, sta rilanciando una vocazione di intrattenimento tipica delle generaliste, mentre il cinema diventa irrilevante.

Ora a Sky prendono programmi popolari, e li fanno meglio: più scenografici, più grandiosi, più «entertainment». Se agiscono così, vuol dire che gli rende: pubblicità mirata, fidelizzazione, scusate la parola. Come con Masterchef: quando gli spettatori arrivano a un milione, e con The Apprentice bastano molti meno, si lanciano mortaretti e proclami di vittoria. Pensiamo a un milione di spettatori in prima serata su Raiuno o su Canale 5, ma anche su una qualunque rete Rai o Mediaset: capi cosparsi di cenere, débacle, chiusura anticipata per flop.

E' questione di peso specifico, di percezione, di autoreferenzialità, di abilità nel marketing, di pubblico selezionato e in grado di fare propri i messaggi pubblicitari, quindi di spendere di più, rispetto al pubblico generalista. Però, quei quasi 9-milioni-9 di spettatori con il 30 per cento di share, che raggiunge a esempio Don Matteo su Raiuno avranno pure un peso specifico diverso, ma è il peso specifico della trasversalità. Negare la potenza di certa tv generalista è come dire che l'uva non è matura, o colpirsi tafazzianamente gli attributi. Quelle cifre lì, di questi tempi poi, non si raggiungono con il solo e solito pubblico tradizionale di Raiuno: anziano, femminile e del Sud.

Si raggiungono quando il prodotto riesce a coinvolgere il giovane e il vecchio, il laureato e chi ha fatto le elementari. E allora bisogna capire perché. Per i valori, per la tradizione, per il rispetto degli spettatori, per gli attori, per la rappresentazione dell'Italia sì bella quando non è perduta. La vera alternativa, ormai, non è tra tv generalista e tv tematica, ma tra tv vista sul televisore e tv al computer, sul tablet, You Tube e sui vari canali replay: dove voglio, quando voglio.

Questa è, pure, la grande forza dei programmi di Sky: la sinergia con i nuovi media. Secondo Carlo Freccero, molti utenti Sky si sentono traditi da questa ulteriore virata. «Penso che molti si rifugeranno nelle nuove proposte di tv on demand e si costruiranno il loro palinsesto direttamente, senza mediazione del broadcaster», ha detto a Tv Blog. Aggiungendo: «Se la pay diventa generalista, chi usufruiva di Sky fin dalle origini diventerà il primo fruitore delle piattaforme multimediali». E sul caso Italia's Got Talent «Sky doveva comprarsi la giuria, non il format».

 

 

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