DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
monica guerritore in inganno 11
Marco Giusti per Dagospia
Che vediamo stasera? Mentre impazza “Inganno” con la coppia Monica Guerritore Giacomo Gianniotti che scopano sulla Costiera amalfitana, penso che su Netflix sia assolutamente da vedere anche il film di guerra coreano appena inserito, un dramma della “Jeseon Dynsaty”, prodotto e scritto da Park Chong-wook ma diretto da Kim Sang-man con grande dispiego di mezzi e gran di coreografie di scontri con le spade, “Guerra e rivolta” (“Uprising”), con Gang Dong-wan e Park Jeong-min.
Sempre su Netflix trovate “Magic Mike – The Last Dance” diretto da Steven Soderbergh con il bonissimo Channing Tatum che balla con una Salma Hayek non proprio in formissima ma ormai diventata Lady Pinault. Tra i film sentimentali ci sarebbe anche “Lonely Planet” di Susannah Grant dove, in Marocco, si incontrano anche gli appena sfidanzati Laura Dern e Liam Hemsworth. Anche qui lui è decisamente più bono e più giovane di lei. Per i cinefili occhio che trovate anche uno dei migliori film scritti e diretti da Paul Schrader, “Il collezionista di carte” con Oscar Isaac e Tiffany Haddish. Lo consiglio a Dago in fissa coi classici alla Mankiewicz.
oscar isaac il collezionista di carte
Paul Schrader è un superclassico. Ricordo che dopo cinque minuti di proiezione a Venezia tre anni fa ero già incantato e avevo già dato il mio Leone d’Oro personale a Paul Schrader e qualsiasi Coppa Volpi al suo protagonista Oscar Isaac. Perché Schrader magari farà da 45 anni sempre lo stesso identico film, un percorso che parte dalla sceneggiatura di “Taxi Driver” e arriva dritto a “First Reformed” passando per “Mishima” e una serie di altri film meravigliosi, e magari tratterà sempre e solo le anime perdute di peccatori in certa di redenzione, ma sa come trasformarli in grande cinema, in puro racconto.
Ti prende immediatamente e tu sai sempre dove sei e cosa stai guardando. Forse solo Martin Scorsese, che non a caso compare qui nei titoli di testa come produttore esecutivo, ma anche come suo amico fraterno, può vantare la stessa forza narrativa.
E pensare che, in questo caso specifico, proprio dopo cinque minuti, il film non ci ha ancora presentato il suo cuore più profondo, cioè il passato violento e sanguinoso, personale certo ma anche profondamente legato a tutta una società, rappresentato dai fantasmi di Abu Ghraib, la violenza e la tortura che gli americani hanno adoperato in tutti questi anni e che proprio ora sta tragicamente tornando d’attualità assieme a tutti i loro incredibili errori politici e militari.
In questi giorni, però, impazzito per Margaret Qualley in “The Substance”, dove dovrebbe essere la versione più giovane di Demi Moore, mi sto rivedendo su Netflix la sua bellissima serie “Maid”, girata quattro anni fa, dove recita assieme alla madre, Andie McDowell. Se non l’avete vista ve la consiglio.
Certo. La Margaret Qualley di “The Substance”, anche fisicamente, con le tette finte e forse anche il sedere grazie all’intervento di un mago delle protesi, è del tutto diversa da quella di “Maid”, ragazza fragile in fuga con la figlioletta da un marito violento, con una madre artsita sfigata, egocentrica e opprimente, che si mette a fare la cameriera nelle case degli americani svelando così debolezze e qualità di un paese fortemente in crisi.
Su Amazon avete una perla, come la versione in bianco e nero, “black&white edition”, di “Furiosa” di George Miller e il notevolissimo “Hit Man” di Richard Linklater. Preparatevi perché è una commedia di gran classe che unisce qualche brivido al preciso funzionamento dei suoi protagonisti, l’emergente Glen Powell di “Twisters”, e, soprattutto, di “Tutti tranne te”, e la bellissima portoricana Adria Arjona (“Morbius”, “Andor”, “Irma Vep”).
In “Hit Man” Linklater ricorre a un fatto di cronaca, letto su un articolo scritto da Skip Hollandsworth sulla rivista “Texas Monthly” dedicato alla buffa storia di un certo Gary Johnson, interpretato dal bravissimo Glen Powell, anche co-sceneggiatore assieme al regista, che in quel di Houston alterna la professione di insegnante di filosofia, lo sentiamo citare subito Nietzsche, a quella di finto hit man, killer a pagamento, per incastrare con la polizia quelli che hanno la sciagurata intenzione di uccidere.
Di volta in volta Gary, da tranquillo professore nerd con due gatti a casa, Ego e Es, diventa un personaggio diverso a seconda di chi ha davanti. Ormai espertissimo nel riconoscere le debolezze umane e i desideri omicidi, quando si trova davanti, facendosi passare per Ron, il killer professionista, l’incantevole Madison di Adria Arjona che vuole eliminare il brutale marito, non la incastra mandandola in prigione, ma la convince a desistere dal crimine.
Non solo. Procede nella farsa, non uscendo dal personaggio di Ron, e legandosi sempre più alla ragazza. Ma quando metti una pistola in giro in un film americano, anzi texano, sai che qualcuno prima o poi sparerà.
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