DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
Marco Giusti per Dagospia
E in chiaro che vediamo? Si vede, ma non è certo un gran film il pasticciato “Cowboys & Aliens”, kolossal mezzo western mezzo fantascientifico prodotto dalla DreamWorks di Steven Spielberg assieme a Universal e Paramount, diretto da Jon Favreau, che si oppose a girarlo in 3D, con Daniel Craig, Harrison Ford, Olivia Wilde, Sam Rockwell, Paul Dano, Ana de la Reguera e Keith Carradine come sceriffo, Rai Movie alle 21, 10. In un primo tempo protagonista doveva essere Robert Downey Jr, ma doveva finire il primo film di Sherlock Holmes, e venne sostituto da Daniel Craig. Venne anche cambiato il personaggio. Il film fu un flop e non venne mai girato il sequel.
Su Cine 34 alle 21 i fan di Alessandro Siani si divertiranno con “Il giorno più bello del mondo” con Alessandro Siani, Stefania Spampinato, Giovanni Esposito, Sara Ciocca, Leone Riva. Iris alle 21, 15 propone “Forsaken – Il fuoco della giustizia” western piuttosto modesto di Jon Cassar, ma che vanta però la presenza di Kiefer e Donald Sutherland nei ruoli di figlio e padre. Ci sono anche Brian Cox, Landon Liboiron e Demi Moore. Rai5 alle 21, 15 passa l’opera prima, e finora unica, di Jasmine Trinca, il delicato “Marcel!” con Alba Rohrwacher, Maayane Conti, Giovanna Ralli, Umberto Orsini, Dario Cantarelli.
È un piccolo film che la Trinca dedica ai suoi genitori, un raccontino su una mamma artista di strada, una sorta di Pina Bausch che si esibisce al Festival di Sovana, che non trova più il suo cane, il buffo Marcel, il suo partner in scena. E ha problemi con la famiglia. Marcel lo ha fatto fuori la figlia. Malamente. Ma su questa intuizione, Marcel che non c'è, che è morto, la figlia che cerca di crescere nel casino della vita della madre con l'omicidio di Marcel, povera bestia, è costruito il film.
Ben fotografato da Daria D'Antonio, ma molto fragile, permette a Alba Rohrwacher una bella esibizione da artista di strada, a una serie di amiche attrici come Paola Cortellesi, Valeria Golino, Valentina Cervi, qualche numero divertente, a Giovanna Ralli di fare la nonna della Trinca che stira. C'è pure un'apparizione di Umberto Orsini tra i pochi maschi del film, oltre al poro Marcel stecchito.
Sembra interessante, Rai4 alle 21, 20, il thriller sulle nevi con cattivi xenofobi “Sopravvissuti” diretto da Guillaume Renusson con il grosso e bravissimo Denis Menochet, Zar Amir-Ebrahimi, Victoire Du Bois, Oscar Copp, Luca Terracciano, dove il protagonista, che si era chiuso sulle Alpi per elaborare un lutto, si ritrova una profuga afgana stremata che gli chiede aiuto e si ritroverà a doverla difendere da un gruppo di misteriosi inseguitori.
TUTTO IN UN GIORNO PENELOPE CRUZ
Su Rai Tre alle 21, 20 diciamo che non è il massimo dell’allegria “Tutto in un giorno”, buona opera prima di Juan Diego Botto, attore argentino trapiantato in Spagna con successo, interpretato da una sempre perfetta Penelope Cruz, dall’ottimo Luis Tosar, già in luce nel violento “Cella 211”, una specie di Elio spagnolo con sopracciglia enormi, Christian Ceca e dallo stesso barbuto regista come marito della Cruz.
Il titolo, che traduce quello originale “En los margenes”, è una sorta di social thriller costruito su una serie di vere e documentate storie di disastri sociali causati dalle banche e dagli errori del governo spagnolo. Disastri che hanno portato a mutui elargiti con troppa facilità e a una politica di violenti sfratti polizieschi che hanno messo per strada parecchie famiglie.
Tutto è visto in un arco di 24 ore seguendo le storie più o meno parallele e comunicanti di una donna, Azucena, interpretata da Penelope Cruz, che cerca appunto di salvare casa sua da uno sfratto imminente, di un’altra più anziana, interpretata da Adelfa Calvo che cerca di parlare col figlio, che l’ha ridotta sul lastrico con investimenti sbagliati e non osa risponderle, e di una profuga, che non sa che la figlia è stata portata via dalla polizia per darla forse in affidamento.
pilar fogliati con fabrizio bentivoglio in forever young
Passiamo alla seconda serata con la commedia ad episodi “Forever Young” di Fausto Brizzi con Fabrizio Bentivoglio, Sabrina Ferilli, Stefano Fresi, Lorenza Indovina, Pasquale Petrolo, Cine 34 alle 22, 55. Ci si può innamorare di una “vecchia”? Cioè di una che ha la tua stessa età e i modelli giovanilistici di oggi ti spingono a considerare una “vecchia”. Puoi avere un toy boy? Cioè un pischello che potrebbe essere tuo figlio o il figlio della tua migliore amica? Qual è l’età giusta per appendere il microfono al chiodo e smettere con le professioni considerate da giovani, tipo il dj?
Questi, più o meno, i temi, anche un po’ politicamente scorretti, attorno ai quali ruota il film, una specie di Vecchi contro Giovani adattato ai gusti di oggi. Molto ragionato, credo, in sceneggiatura e in montaggio, ma per fortuna, anche poi molto libero nel lasciare spazio ai suoi attori. Al punto che Brizzi riesce nel compito non facilissimo di far funzionare bene per la prima volta Lillo, senza Greg, come un comico di prima grandezza.
E Lillo, nei suoi tentativi di sputtanare in diretta il dj giovane che ha preso il suo posto o nel cercar lavoro alla radio cattolica di Nino Frassica o in una radio gay, fa davvero molto ridere. Ma Brizzi riesce anche a far funzionare la coppia di innamorati non più giovanissimi Fabrizio Bentivoglio-Lorenza Indovina, al punto che lui nasconde la sua relazione stabile con una ventenne, l’inedita Pilar Fogliati, e vive la scoperta non tanto del sesso quanto del poter parlare con una persona della tua stessa età come fosse un segreto proibito. E la Indovina è finissima nel disegnare un personaggio assolutamente non banale.
sabrina ferilli fabrizio bentivoglio forever young
Al tempo stesso si fa prendere la mano da una Sabrina Ferilli in gran forma, è sempre il nostro numero uno nella commedia, che domina il suo episodio con tempi comici perfetti e ha un grande numero quasi pochadistico con Luisa Ranieri, la mamma del suo fidanzato nonché sua migliore amica. L’episodio di Teo Teocoli, ricco milanese settantenne pazzo per lo sport che seguita a praticared anche dopo un mezzo coccolone, è forse quello più sacrificato. Perché non viene sfruttato il lato comico di Teo e Brizzi preferisce costruire una buffa coppia fra Teo, il suocero, e Stefano Fresi, il grosso e confuso marito della figlia, Claudia Zanella, al tempo moglie del regista.
Rai Movie alle 23, 10 passa un film americano diretto da Andrea Di Stefano, “The Informer – Tre secondi per sopravvivere” con Joel Kinnaman, Clive Owen, Ana de Armas, Rosamund Pike, Common, Martin McCann. Bello, su Iris alle 23, 10, il tardo western “Cowboys” diretto da un buon regista come Mark Rydell, scritto dalla coppia Harriet Frank-Irving Ravetch (“Hud il selvaggio”, “Hombre”), con John Wayne e il fido secondo e cuoco nero Roscoe Lee Brown che svezzano un branco di ragazzini a fare i cowboys in un mondo selvaggio. Gli amici di Roscoe Lee Brown, allora molto attivo politicamente, cercarono di non fargli fare un film a fianco del falco John Wayne, ma i due andarono d’accordo e recitavano poesie assieme.
Italia 1 alle 23, 25 passa il non bellissimo, ma molto ricco, “Operation U.N.C.L.E.” diretto da Guy Ritchie con Henry Cavill, Armie Hammer, Alicia Vikander, Elizabeth Debicki, Luca Calvani. Le cose migliori sono un dotto dialogo tra i protagonisti sulla moda degli anni ’60 e su che abito debba indossare la bellissima Alicia Vikander e un bell’inseguimento in auto per le strade di Berlino Est che culminerà con lo scavalcamento del Muro come nei bei film di spionaggio di allora.
Per il resto questo stiloso ma un po’ vuoto Operazione U.N.C.L.E. è una macchinona a grossi effetti che non va da nessuna parte. Anche perché non è né un reboot adattato ai tempi d’oggi della vecchia e gloriosa serie tv americana The Man from the U.N.C.L.E., né una rivisitazione affettuosa. Guy Ritchie sembra più interessato al mettere in scena la sua personale variante a 007 e al mondo delle spie e della Guerra Fredda che a un vero interesse per la serie tv e i suoi personaggi.
Così, mentre si perde per le location a Berlino e a Roma e per gli abiti delle ragazze, non si concentra davvero sui due protagonisti, la spia americana Napoleon Solo, che affida al bisteccone Henry Cavill, già Superman, e la spia russa Ilya Kuryakin, che affida al bellone troppo americano e troppo high society Arnie Hammer. I due ragazzoni non hanno il fascino sixties dei due vecchi protagonisti, Robert Vaughn, allora riconosciuto come il dandy coi guanti de I magnifici 7, e David McCallum, giovane inglese zazzeruto credibilissimo come russo un po’ beatnik.
Per non parlare del loro capo, Leo G. Carroll, così anni ’40, e della schiera di bellezze del tempo, così eurospy, da Luciana Paluzzi a Sylva Koscina a Elke Sommer. Perché quel qualcosa in più che aveva la serie, oltre alla scelta dei due protagonisti, gli veniva anche dal fatto di essere nata da un’idea di Ian Fleming e di poter vantare un’atmosfera totalmente eurospy come tema, la Guerra Fredda, location e guest star.
In un primo tempo, anzi, la serie si sarebbe dovuta chiamare addirittura “Ian Fleming’s Solo”, puntando sul nome del protagonista e sulla fama di Fleming, ma anche un cattivo di 007, interpretato da Martin Berman, si chiamava Solo e Satzam e Broccoli, produttori di James Bond, si opposero a una simile rapina. Si optò così per The Man from the U.N.C.L.E., che per noi aveva comunque un valore, perché allora andavano forte le sigle.
La sigla sta in realtà per United Network Command for Law Enforcement, ma allora non risucivamo a decifrarla. Certo, se Ritchie avesse avuto più fortuna e come Napoleon Solo avesse avuto George Clooney o Tom Cruise, che alla fine ha scelto, con bell’intuito, di girare Mission: Impossible – Rogue Nation, magari le cose sarebbero andate diversamente. In America è stato un flop. 75 milioni di dollari di budget, ne ha incassati 34 in Usa e 26 nel resto del mondo. Insomma…
Su Cielo all’1, 30 una commedia spagnola, “Mai stata meglio”, diretta da Dolores Payás con Victoria Abril, Joan Carreras, Jesús Ferrer, Pep Ferrer, Anna Galiena, Macarena Gómez. Iris all’1, 45 presenta un Woody Allen parzialmente decente, “Café Society” con Jesse Eisenberg, Kristen Stewart, Blake Lively, Steve Carell, Corey Stoll, Parker Posey.
Indeciso, come il suo protagonista, Bobby Dorfman, interpretato da Jesse Eisenberg come un giovane Woody Allen in cerca di fortuna, tra New York e Los Angeles, il film si sposta da una città all’altra mentre regnano ovunque i meravigliosi anni trenta, quelli del jazz e dei gangster cresciuti nelle strade e quella dei divi e dei sogni di Hollywood. Tutto sotto il segno della frase “La vita è una commedia scritta da uno sceneggiatore sadico”.
Bobby, giovane ebreo del Bronx, viene mandato in cerca di fortuna a Los Angeles dallo zio Phil, un quasi irriconoscibile Steve Carell, potente agente di Hollywood. E’ proprio lo zio Phil, per cercare di farlo crescere, a metterlo nelle mani della sua bella segretaria Vonnie, una incantevole Kristen Stewart. Bobby si innamora subito di Vonnie, non sapendo che è l’amante dello zio, sposatissimo.
Da parte sua Vonnie, dichiara di avere qualcuno, ma quando viene lasciata da Phil, promette a Bobby di sposarla e andare a vivere a New York con lui. Non andrà così, perché Phil ci ripensa e le chiede anche lui di sposarlo. E lei lo sposerà, obbligando Bobby a tornare da solo a New York. Lì farà fortuna nel club del suo loschissimo fratello Ben, Corey Stoll, vitalissimo gangster che seguita a mettere i nemici dentro il cemento armato. Bobby si sposerà con la bella Veronica, una statuaria, bellissima, anche se un po’ inespressiva Blake Lively, avrà un figlio, ma poi un giorno tornerà Vonnie…
Si ride, diciamolo subito, perché la famiglia ebrea newyorkese di Bobby è fenomenale, perché il fratello gangster è uno spasso, perché la Hollywood degli anni ’30 di Woody Allen è piena di brio, ma quando la storiellina dell’amore contrastato prende corpo, ma il film perde consistenza e perde il fascino delle citazione del vecchio cinema di Adolphe Menjou e Barbara Stanwick. Gli attori, anche bravissimi come Jesse Eisenberg, Steve Carell e, soprattutto, Kristen Stewart, si trovano in difficoltà nella seconda parte del racconto, perché i loro personaggi, alla fine, non hanno grande sostanza e rimangono un po’ come delle figurine sospese nella fotografia fin troppo esibizionista di Vittorio Storaro. Detto questo, il film è più che godibile.
Ma i veri intenditori avranno maggiore attenzione per il rarissimo giallo-comedy di Frank Tashlin, geniale animatore e ancor più geniale regista dei capolavori di Jerry Lewis, “Poirot e il caso Amanda” girato nel 1966 con Tony Randall come Poirot, Anita Ekberg, Robert Morley, Maurice Denham e addirittura Margaret Rutherford come Miss Marple con tanto di benedizione di Agatha Christie, che aveva scritto il racconto originale nel 1963.
Il primo progetto vedeva la regia di Seth Holt e Zero Mostel protagonista come Poirot. Quando entrò l’americano Frank Tashlin, si volle fare di Poirot una specie di Ispettore Clouseau e il progetto cambiò decisamente. Gli sceneggiatori ufficiali del film, David Pursall e Jack Seddon videro così il loro copione quasi totalmente riscritto da Tashlin e da Robert Morley, che si muove come un personaggio da cartoon.
Cine 34 alle 2, 45 passa uno stracultissimo “Fratello homo sorella bona” di Mario Sequi con Sergio Leonardi, Krista Nell, Nazzareno Natale, Antonia Santilli, Elio Marconato. Grande titolo-parodia del film di Franco Zeffirelli Fratello sole, sorella luna, appena uscito. Ma è anche un Antonia Santilli movie, che però i fan trovano mal sfruttata e ancora acerba. Sandro e Maurizio Amati iniziano con questo film e con Sette scialli di seta gialla il nuovo corso della Fida, che prende qui il nome di Capitolina Produzioni Cinematografiche.
Produrranno anche film importanti, come La grande abbuffata. E andranno avanti fino al 1977. Il film viene sequestrato dalla Procura di Rimini in data 17 novembre 1972, per scene di “accoppiamento carnale”. Ritorna sugli schermi italiani nel marzo del 1973.
Come infatti scrive Piero Virgintino, La Gazzetta del Mezzogiorno: «Sbandierando a gran voce i suoi maggiori ‘titoli’, il sequestro e il dissequestro, una putrida trappola ormai per i gonzi, l'ennesima decameronata da strapazzo, Fratello homo, sorella bona ripropone una boccaccesca baracconata in cui si narrano le solite vicende erotico-farsesche. [...] L’ignobile pasticcio è condotto con scorrevole artigianato dall’anziano mestierante Mario Sequi. [...] Degli attori è meglio tacere». Sergio Leonardi canta «All'osteria del Gatto Morto... chi l'ha lungo e chi l'ha corto...».
Rai Movie alle 2, 55 passa uno dei maggiori flop di John Wayne e della RKO, “La grande conquista” o “Tycoon” diretto da Richard Wallace con John Wayne, Laraine Day, Cedric Hardwicke, Anthony Quinn, Judith Anderson, James Gleason, storia di un ingegnere americano che costruisce una galleria per le miniere in sudamerica. Costò tre milioni 299 mila dollari alla RKO che ci perse un milione e mezzo e fu il suo più grande flop.
Laraine Day prese il posto della vera protagonista, che doveva essere Maureen O’Hara, ma la vollero per “Sinbad il marinaio”, sempre diretto da Wallace. James Agee scrisse una delle critiche più feroci mai fatte da un critico. “Varie tonnellate di dinamite sono state piazzate in questo film, ma nessuna carica sotto alle persone giuste”.
Occhio su La7 alle 3, 15 a "Fahrenheit 11/9” di Michael Moore, tutto dedicato alla prima elezione di Donald Trump. Il 9 novembre del 2016 è infatti il giorno dell’elezione a presidente di Donald Trump. Cine 34 alle 4, 15 ci farà fare qualche risata con “Brancaleone alle crociate” di Mario Monicelli con Vittorio Gassman, Adolfo Celi, Paolo Villaggio, Gigi Proietti, Beba Loncar, Stefania Sandrelli, Lino Toffolo, meno divertente del primo Brancaleone. E molto atteso da noi ragazzi.
SEAN CONNERY E CLAUDIA CARDINALE - LA TENDA ROSSA
Chiudo con un filmone di coproduzione italo-russa, “La tenda rossa” diretto da Michail K. Kalatozov, basato su un racconto di Yuri Nagibin, adattato dallo stesso Yuri Nagibin e da Mikhail Kalatozov e poi riscritto, per odridine di Franco Cristaldi, da Robert Bolt e da Ennio De Concini (e, in segreto, da Giovanna Gagliardo), con Claudia Cardinale, Sean Connery, Hardy Krüger, Peter Finch, Luigi Vannucchi, Mario Adorf, dove si mette in scena la tragica avventura del dirigibile “Italia” che nel 1928 sorvolò il Polo Nord e lì si arenò in attesa dei soccorsi.
La lavorazione durò 62 settimana tra il 1968 e il 1969 con riprese in Estonia, Mar Baltico e l’arcipelago Spitzbergen. La versione russa ha un altro montaggio e la musica di Aleksandr Zatsepin, quella italiana ha la musica di Ennio Morricone. Fu l’ultimo film di Kalatozov.
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