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METTI UNA SERA CON IL DIVINO ARBASINO - “QUANDO FINIVA LE PROVE ALLA SCALA, NUREYEV PROPONEVA IL GIRO DEI CESSI PUBBLICI. E LA’ IN FONDO, DIETRO QUEL LENZUOLO AGITATO, C’ERA FORSE ALLEN GINSBERG? - ELISABETTA CATALANO, ECCELLENTE FOTOGRAFA TRAVESTITA DA BELLA DONNA"

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ARBASINOARBASINO

Alberto Arbasino per “la Repubblica”

 

Troppo si ripeteva che Elisabetta Catalano era una eccellente fotografa, travestita da bella donna. Bella ragazza? Ma indubbiamente si trascurava la sua lunga convivenza con Fabio Mauri. E le sue indicazioni, probabilmente decisive. «Entartete Kunst» era dopotutto il titolo di una sua memorabile mostra, a Roma.

 

Adesso si possono ammirare i suoi mille scatti, o almeno qualche centinaio, con una quantità di prove e pratiche ed esperimenti. Ecco dunque i tentativi e le verifiche per non mostrare un mio busto di gesso, nei giardini veneziani di Montin. Quanti espedienti. Gli innumerevoli scatti sono visibili ora nel Palazzo Cenci, a cura dell’architetto Aldo Ponis. E sono veramente in gran numero.

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«Facciamo un giro per le pagode », chiedeva Nureyev uscendo freschissimo dalle prove alla Scala, e citando Il principe delle pagode di Benjamin Britten. Si conversava, ai tavolini all’aperto, in piazza Diaz. E là in fondo, dietro quel lenzuolo agitato, c’era forse Allen Ginsberg?

 

Tutto più che tranquillo. Bastava tamburellare con le dita sulle pareti di latta dei cessi, quando si avvicinavano delle macchine “pericolose”. E ci si lasciava in piazza Piemonte.

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Mica come adesso. Ore ed ore di gestualità anche clamorose e finti Bolle e poca gente e glicini e oliveti accademici per giungere fra luci e ombre al terzo atto di Raymonda all’Opera di Roma… Grandi coreografi. Sì, certamente. Grandissimi.

 

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Ma dopo una quantità di jote e boleri e fandanghi e danze di zingari secondo qualche codice tradizionale evidentemente condiviso col pubblico secondo le opportunità caratteristiche di Dorotea o Dulcinea del Toboso (come pronunciava il nonno, con una “s” molto caratteristica).

 

Dopo tanti pas-de-deux e pas-de-quatre e trionfali premiers pas, réguliers, mésurés, allongés, cadencés, comptés, perdus, grandi e piccoli faux-pas, en avant, en arrière, usés, frottés, eccetera… E l’onnipresente Leone di San Marco, uguale allo stemma delle Generali, con un doge sotto la zampa… Tutto pare fatto e strafatto, molte volte. Ma non si vedono, al Don Chisciotte, troppe occasioni di protagonismo con eventuale delirio dei fans.

ELISABETTA CATALANOELISABETTA CATALANO

 

Sintassi gestuale… Placido Domingo, bravissimo, non è un vero baritono. Tenoreggia, piuttosto. E lo stesso fa con gran voce tenorile Francesco Meli nel ruolo di Jacopo Foscari. Insufficiente pare invece Lucrezia Contarini, consorte ostinata di Jacopo. Fin troppo ripetitiva sembra un po’ tutta l’opera, con i continui «partiam partiam» per Creta. E non partono mai.

 

Realmente, c’è questa sola situazione, ne I due Foscari. L’ingiusta accusa, e quindi l’esilio. Non se ne esce. I commiati sono dunque continui. E non vengono agevolati dai delicatissimi spolveri. Cartoline, «Saluti dalla Serenissima ». Però i vari mostri sono veramente troppo brutti.

 

ALBERTO ARBASINOALBERTO ARBASINO

Nicchia, o tendenza?... Territorio, o metafora?... Grotta, o caverna, o taverna?... Cartine di tornasole, posti al sole, cavalli di battaglia… Madonne e novelle e meditazioni più o meno giudiziose?...Fusion, mass chic, chefs à-la-carte, ex-dirigenti pro-tempore?...

 

Simbolismi religiosi emblematici, sguardi e riguardi sognanti, esitanti o esuberanti, ma comunque attoniti… Le notti dell’anima, i meandri dell’immaginario, gli abissi dell’eros, il ritorno dei miti, il sentimento panico, la magia della decorazione, la donna fatale, l’artista come profeta (ma quanti lo definiscono artista?)… Ecco perché – fra i simboli e i demoni e le voluttà e le Sfingi e gli Orfei e le metafore – si esce piuttosto rasserenati e riconfortati dalla mostra sul Simbolismo al Palazzo Reale. A Milano.

 

SARTORIO MOSTRA PALAZZO REALE MILANOSARTORIO MOSTRA PALAZZO REALE MILANO

«È la mancanza di sovrastrutture? È l’approccio alla primordiale semplicità? È toccare l’essenziale? È avvicinarsi all’armonia delle sfere? È riprendere contatto con gli spiriti della natura che fuggono davanti al progredire della civiltà»?...

 

Quasi praticamente una sacra rappresentazione, la presentazione de Il mio filo rosso di Giulia Maria Crespi, al facoltoso Oratorio del Gonfalone, off Via Giulia. Quanti Gianni e Giovannini e Tonini e Pierini e Leopoldi e Leonardi… E neanche un indice dei nomi, per raccapezzarsi fra le tante trame intorno al Corriere della Sera.

 

MOSTRA PALAZZO REALE MILANOMOSTRA PALAZZO REALE MILANO

Classe dirigente! Vittoria della Bellezza sull’Orrore? Ma intanto – fra i Gigetti e i Franchetti, i Papini e i Pasolini, i Sartori e i Testori, e «quella famosa Ruskaja, ballerina dal portamento maestoso »… Tanti flauti e violini, e tantissime telefonate e interferenze, e accordi e aiuti e responsabilità e veleni e problemi e fatture e disposizioni ed errori diplomatici. …E neanche un accenno alla mamma.

 

Cuginette, camerette, chiesette… Manca però donna Giuseppina, e le sue premesse: «Bisogna sposarle presto, le ragazze». O i precedenti: disapprovata perché aveva trascurato Maugham, forse a causa di una presentazione mal riuscita esclamò «Somerset Maugham! Ho tutti i suoi romanzi sul comodino!». E si precipitò a intrattenerlo, giù per lo scalone.

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