ODISSEA “CHARLIE HEBDO” - LA STRAGE, POI IL NUMERO DELL’ORGOGLIO IN 8 MILIONI DI COPIE, LO STRESS CREATIVO, UN MESE E MEZZO DI PAUSA E ORA IL RITORNO IN EDICOLA - "CHARLIE" A CACCIA DI NUOVI VIGNETTISTI MA MOLTI HANNO DECLINATO L’INVITO

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1 - BASTA PIANTI, RICOMINCIAMO - TORNA CHARLIE HEBDO

Anais Ginori per “la Repubblica”

 

FUNERALI TIGNOUS - CHARLIE HEBDOFUNERALI TIGNOUS - CHARLIE HEBDO

Ormai manca solo la copertina. Attraverso il solito rito, la redazione di Charlie Hebdo si riunisce oggi davanti al fatidico muro di vignette per scegliere entro stasera il disegno che finirà in prima pagina. L’ultima volta, subito dopo gli attentati, la decisione era stata una terapia di gruppo, tra lacrime e crisi di panico, con lo psicologo dentro alla sala. Adesso tutti cercano una routine, anche se hanno gli occhi del mondo puntati addosso.

 

Dopo oltre un mese e mezzo di pausa, il numero 1179 del giornale satirico è pronto e sarà finalmente in edicola mercoledì, per riprendere poi un ritmo di pubblicazione settimanale.

FUNERALI TIGNOUS - CHARLIE HEBDOFUNERALI TIGNOUS - CHARLIE HEBDO

«Questa volta dobbiamo davvero ricominciare » racconta Patrick Pelloux, storico collaboratore della testata. Per l’edizione del 14 gennaio, uscita qualche giorno dopo l’attacco e venduta in 8 milioni di copie, la redazione aveva lavorato sull’onda dello choc. Dopo quell’exploit, ci sono stati i funerali e una lunga interruzione.

 

«Ora siamo costretti a fare i conti con l’assenza degli altri» sospira Pelloux. Tutti i disegnatori — Charb, Wolinski, Cabu, Tignous, Honoré — avevano rubriche nel giornale, così come i collaboratori assassinati, l’economista Bernard Maris e la psichiatra Elsa Cayat. La grafica del giornale è stata cambiata per non lasciare spazi bianchi. Non sono previsti nuovi omaggi alle vittime perché, dice Pelloux, «non siamo mai stati un giornale lacrimevole».

LA REDAZIONE DI CHARLIE HEBDOLA REDAZIONE DI CHARLIE HEBDO

 

«Sarà sempre Charlie » promette Riss, il nuovo direttore editoriale. Il vignettista, colpito al braccio durante l’attentato, ha ricominciato a disegnare con la mano sinistra. Lo sfoglio sarà di sedici pagine tra politica, economia, cultura. I giornalisti feriti, Fabrice Nicolino e Philippe Lançon, hanno mandato un testo anche se sono ancora in ospedale, così come il webmaster Simon Fieschi, che ha rischiato la paralisi ed è in condizioni gravi. Ci sarà una nuova rubrica letteraria con il contributo di scrittori, la prima a firmare è la romanziera Marie Darrieussecq.

 

La tensione resta alta. La giornalista marocchina Zineb El Rhazoui è stata minacciata di morte sui social network, insieme al marito, lo scrittore Jaouad Benaissi. Fuori dalla redazione provvisoria, nella sede di Libération , ci sono decine di agenti di scorta. I nomi più famosi della testata sono tutti sotto protezione. «Fare un giornale circondati da poliziotti è quantomeno particolare» osserva Laurent Léger, giornalista investigativo di Charlie Hebdo .

 

charlie hebdo     charlie hebdo

«Cercheremo di ricostruirci numero dopo numero» continua Léger. Durante queste settimane di preparazione, la testata ha fatto appello a nuovi collaboratori. Una ricerca non facile, soprattutto per i vignettisti. Molti hanno declinato l’invito, altri hanno chiesto: «Ma dovrò venire in redazione?». Oppure: «Posso firmare con un altro nome?». Riss non si stupisce. «Lo capisco — dice — quando ero in ospedale anche io continuavo a temere che qualcuno sarebbe venuto a uccidermi». Alla fine, due nuovi disegnatori sono presenti: René Pétillon e l’algerino Ali Dilem.

 

L’unica cosa che non manca più sono i soldi e i lettori. Charlie Hebdo ha ora 220mila abbonati, contro appena 10mila di inizio anno, e un gruzzolo di 30 milioni di euro grazie alle donazioni e alle vendite del numero speciale. Un patrimonio improvviso che rischia di scatenare liti e diventare un “regalo avvelenato”secondo l’espressione di Riss. Tra qualche settimana, dovrebbe avere una nuova casa. Il comune di Parigi ha offerto degli uffici nel tredicesimo arrondissement. Il trasloco avverrà solo dopo lavori per garantire la sicurezza. Charlie Hebdo dovrà rassegnarsi a lavorare in un bunker. Fino a quando, nessuno lo sa.

charlie hebdo        charlie hebdo

 

2 - BIRAD: NON SIAMO UN SIMBOLO, VOGLIAMO SOLO FAR RIDERE

A.G. per “la Repubblica”

 

«Sto cercando di finire il mio editoriale». Anche se è domenica, Gérard Biard è al lavoro sul testo che manderà in stampa nel nuovo numero di Charlie Hebdo . «Sono stato talmente occupato a organizzare il lavoro degli altri che non ho ancora avuto tempo di pensare a me» ironizza il direttore, anticipando i contenuti del giornale che sarà in edicola tra pochi giorni.

 

Su cosa scriverà il suo editoriale?

«E’ un testo sull’Apartheid, riprendendo l’espressione utilizzata da Manuel Valls. La mia idea è che esiste un Apartheid ma religioso. La popolazione francese viene catalogata in base all’appartenenza a una fede piuttosto che a un’altra. Non sono le autorità politiche a fare questa distinzione, ma intellettuali e sociologi, con effetti perversi sul dibattito politico».

 

Avete già un’idea della prossima copertina?

i fratelli kouachi fuggono indisturbati dopo la strage a charlie hebdo  2i fratelli kouachi fuggono indisturbati dopo la strage a charlie hebdo 2

«Non è stato preparato ancora niente. Procederemo come abbiamo sempre fatto. La mattina mettiamo sul tavolo uno o più temi d’attualità. Poi i disegnatori si buttano nel lavoro. E nel pomeriggio decidiamo tutti insieme».

 

Il criterio di scelta quale sarà?

«La vignetta deve far ridere ma deve soprattutto essere pertinente con il tema che abbiamo scelto. Di sicuro, non siamo lì a cercare di mettere ad ogni costo Maometto in prima pagina. Non siamo ossessionati. Seguiamo l’attualità».

 

Eppure si è parlato di dubbi e malumori sulla linea editoriale. E’ così?

«Ci sono state discussioni più che altro sulla tempistica per tornare in edicola. Io e Riss pensavamo fosse giusto cercare di ritrovare un ritmo di lavoro normale subito. Altri sentivano il bisogno di più tempo. Alla fine, si è trovato un compromesso. La redazione è coesa. Il più complicato è rimetterci sui binari, trovare una routine».

la  presentazione del nuovo numero di charlie hebdola presentazione del nuovo numero di charlie hebdo

 

Parlerete degli attentati a Copenaghen?

«Certo, sono previste vignette e articoli».

 

E’ difficile lavorare con gli occhi del mondo puntati addosso?

«Nessuno deve considerarci un simbolo. Non possiamo essere soli nell’espressione e la difesa di valori che dovrebbero essere di tutte le democrazie occidentali. Siamo un giornale, niente più. Vogliamo tornare a fare il nostro lavoro il più naturalmente possibile».

gerard blard luz patrick pelloux charlie hebdogerard blard luz patrick pelloux charlie hebdo