DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Mauro Zanon per Liberoquotidiano
Mentre un reportage dell'emissione «Envoyé spécial», trasmesso giovedì sera in prima?serata, rimetteva in discussione il ruolo del?dispositivo di sicurezza di Charlie Hebdo?durante la strage islamista di gennaio, dalla?redazione del giornale?satirico cominciavano?a trapelare i primi rumors circa le tensioni?che stanno tormentando la sua esistenza post-attentati.
Ieri è arrivata la conferma: dopo soli due mesi il tempo della solidarietà, dell'unanimismo, degli abbracci e delle lacrime è finito, e a Charlie Hebdo si litiga a più non posso per la gestione della "cagnotte", del gruzzolo raccolto grazie alla vendita del primo "numero dei sopravvissuti", volato via a più di 7 milioni di copie, e del successivo.
“I soldi seminano la zizzania in seno a Charlie Hebdo", scrive il settimanale Le Point a proposito del giornale che prima degli attentati era sull'orlo del fallimento e ora non sa come utilizzarlo tutto quel denaro. E 30 milioni di euro, tanti sono i fondi accumulati grazie alle offerte spontanee, al boom degli abbonamenti e alle vendite dei due numeri eccezionali, fanno gola agli attuali dipendenti del giornale francese: tutti, ma alcuni più di altri, voglio la loro fetta di camembert.
Come annunciato durante l'ultima riunione di redazione da uno dei reporter del giornale satirico, Laurent Léger, undici tra giornalisti e impiegati della squadra di Charlie Hebdo, tra cui il vignettista Luz e uno dei cronisti più esposti mediaticamente, Patrick Pelloux, si sono compattati in un collettivo per reclamare alla direzione del giornale una ripartizione egualitaria del capitale sociale: tutti azionisti alla pari, per garantire maggiore "trasparenza".
MADONNA SI TOCCA IN TV CON LUZ DI CHARLIE HEBDO CHE TIRA FUORI IL PISELLO
"Non abbiamo niente contro la direzione", ha dichiarato Patrick Pelloux per tentare, invano, di far sapere al mondo che lì dentro, nonostante tutto, c'è ancora un clima di serenità, "ma dopo quel che è successo", ha aggiunto, "noi dipendenti vogliamo essere coinvolti nella gestione dell'impresa". Per formulare la richiesta, osteggiata da molti in seno al giornale, gli undici reclamanti si sono avvalsi di due avvocati, che hanno avviato formalmente i pour-parlers con la proprietà.
Charlie Hebdo è attualmente posseduto per il 40% dalla famiglia dell'ex direttore Charb, tra le vittime della strage, per un altro 40% dal disegnatore Riss, e per il restante 20% dal nuovo direttore Eric Portheault. "Siamo ancora lontani da una riflessione sull'assetto proprietario", ha fatto sapere uno degli avvocati vicini alla direzione.
FUNERALI TIGNOUS - CHARLIE HEBDO
"Riss è ancora all'ospedale. La parte di Charb è ancora congelata. Tutto questi soldi fanno più male che bene: è come in quei funerali in cui già al cimitero si litiga per i gioielli della nonna defunta". Non è la prima volta che il settimanale litiga sulla questione dell'assetto proprietario.
Nel 2008, l'ex direttore Philippe Val aveva incassato 300.000 euro di dividendi grazie al numero su Maometto, "È dura essere amato da dei coglioni". Sul web, i più maligni dicono che a Charlie sono tutti dei Charlot.
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