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Luigi Bolognini per la Repubblica
Martin Gore, principale autore dei Depeche Mode, non vuol parlare troppo del disco Spirit, che uscirà a primavera 2017, per un ottimo motivo: è ancora in fase di scrittura.
Però Gore quel poco che avete fatto ascoltare ha colpito per la frase “Dov’è la rivoluzione? Dai, ci state deludendo”.
Siete diventati dei rivoluzionari?
«Il mondo è un tale casino che è davvero difficile, sedendosi a scrivere canzoni, evitare di parlarne in qualche modo. Di certo non sarà intimistico. Ma è davvero troppo presto per dire qualcosa, anche sul sound: per Delta Machine era facile, l’avrei accostato a Violator e Songs of faith and devotion. Qui davvero è presto».
Definirvi leggende pop non è esagerato: oltre 100 milioni di dischi venduti, concerti spesso sold out, facilmente lo saranno anche quelli italiani di giugno 2017 (25 Roma, 27 Milano, 29 Bologna). Dove trovate motivazioni, voglia, forza?
«Parlo per me, ma credo anche per Dave e Fletch, ed è semplice: mi piace far musica, mi diverto ancora. Anche quando non sono in fase di composizione vado ogni giorno nel mio studio, suonicchio qualcosa, mi svago. E poi crediamo di avere ancora molto da dire, non ci sentiamo a fine carriera in nessun senso».
La vostra amicizia vi aiuta?
«Dopo 36 anni insieme siamo semmai tre fratelli. Certo, quando finisce un tour ognuno se ne va per i fatti propri, magari stiamo anche un anno senza parlarci. Ci dobbiamo disintossicare: quando iniziamo un progetto nuovo stiamo a contatto strettissimo per due anni almeno».
E avete ancora l’emozione di salire su un palco, di uno stadio tutto esaurito? Oppure riesce a essere routine?
«Non scherziamo, non c’è niente come salire su un palco davanti a decine di migliaia di spettatori che cantano tutte le parole delle tue canzoni, e conoscono ogni nostro riff. Il nostro pubblico è il più grande di tutti. Quello italiano poi ama cantare: spesso finiamo una canzone e quello va avanti, e probabilmente continuerebbe tutta notte se noi non lo fermassimo ».
Colpisce quanto siate ancora popolari tra le nuove generazioni.
«Siamo piacevolmente sorpresi dalla giovane età media del pubblico, quando andiamo in giro a suonare. Molto è merito dei nostri fan di allora che hanno avuto figli ancora giovani e li hanno cresciuti col nostro sound. Ed è fantastico quanto in tutto il mondo la nostra musica sia suonata alle feste. Per molti fan i Depeche Mode non sono una band, ma uno stile di vita».
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