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Paolo Fallai per il “Corriere della Sera”
Altro che antitrust: il primo vero banco di prova della fusione Mondadori-Rizzoli andrà in scena il 15 giugno a Casa Bellonci, nella serata che deciderà la cinquina di questa settantesima edizione del premio Strega.
Ieri la Fondazione ha annunciato la dozzina dei semifinalisti, salomonicamente divisa tra sei grandi editori e altrettanti medio-piccoli. Senza sorprese ci sono i favoriti, il romanzo fluviale di Edoardo Albinati La scuola cattolica (Rizzoli) e il romanzo omaggio a Don Milani di Eraldo Affinati, L’uomo del futuro (Mondadori). Fino all’anno scorso sarebbe stata una sfida feroce tra i gruppi che hanno vinto 14 delle ultime 16 edizioni.
E forse qualche spiritello cattivo avrebbe ironizzato sull’assonanza dei nomi di due autori, nati nello stesso anno (1956) e che navigano nelle stesse acque cattoliche e scolastiche.
francesco piccolo con edoardo albinati
Dando per scontato che Gian Arturo Ferrari abbia una strategia per vincere (lo ha fatto quasi sempre), è un fatto lo smarrimento dei due eserciti di votanti, richiamati per anni alla fedeltà di schieramento: ci sarà anche la «fusione» tra gli Amici della Domenica? Molti ne dubitano. E il secondo anno della rivoluzione voluta da Tullio De Mauro (per la cinquina si devono esprimere tre preferenze, pena la nullità) rischia di provocare qualche sorpresa, aprendo il fronte, dopo il «dovere» ai voti per simpatia, o per dispetto.
Intanto i due «chierici» di quest’anno dovranno fronteggiare concorrenti come Vittorio Sermonti, Se avessero (Garzanti, gruppo Gems), che ripercorre settant’anni di vita personale e pubblica. E sempre da Gems viene l’ultimo libro di Rossana Campo con Dove troverete un altro padre come il mio (Ponte alle Grazie).
Mentre Antonio Franchini, che raccoglie una pattuglia di esuli dalla grande fusione, accompagna uno scrittore che gode di grande critica, Antonio Moresco, L’addio (Giunti). E a cinque siamo già arrivati.
Ma senza fare i conti con l’arrembante esordio della nuova squadra di Elisabetta Sgarbi che presenta Elena Stancanelli e il suo La femmina nuda (La nave di Teseo) o il grande interesse suscitato da Giordano Meacci, Il cinghiale che uccise Liberty Valance (minimum fax) e Luciano Funetta, Dalle rovine (Tunuè).
ELENA STANCANELLI LA FEMMINA NUDA
Completano la dozzina Raffaella Romagnolo, La figlia sbagliata (Frassinelli, gruppo Mondadori); Demetrio Paolin, Conforme alla gloria (Voland); Paolo Malaguti, La reliquia di Costantinopoli (Neri Pozza) e la magistrata Simona Lo Iacono con Le Streghe di Lenzavacche (e/o).
Grazie alla seconda regoletta voluta da Tullio De Mauro, che garantisce comunque un posto a una piccola casa editrice se i primi cinque sono occupati (addirittura due o più in caso di pari merito), c’è la possibilità di vedere in finale più di cinque libri.
Tanto per rendere un filino più strana, la stranissima serata conclusiva nell’accogliente Auditorium disegnato da Renzo Piano, lontani dal Ninfeo di Villa Giulia e dalla sua storia. E per di più di venerdì (8 luglio) per non incappare negli Europei di calcio.
Alla fine tutto trama ingiustamente per dimenticare gli autori esclusi, da Valentino Zeichen a Stefano Malatesta a Flavia Piccinni. O le case editrici come Fazi, Skira, Fandango, Marsilio, La Lepre. E soprattutto gli auto esclusi: Feltrinelli che ne ha fatto (quest’anno) una scelta di stile e Einaudi. Che di libri importanti ne ha. Ma in queste prove di fusione si è voluta prendere un anno sabbatico. Peccato.
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