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1. STA PER FINIRE LA PACCHIA DI SPUTTANARE I RISTORANTI RIVALI SU TRIPADVISOR? SCATTA UN’INCHIESTA DELLA PROCURA DI MILANO DOPO UNA QUERELA DI UN NOTO LOCALE DI MILANO CHE ACCUSA IL SITO DI POSTARE COMMENTI FALSI, DEL TIPO: “TUTTA FUFFA, ESCORT E PORCHE” 2. ESSÌ, CON TRIPADVISOR PUOI ANCHE ESIBIRTI CON AUTORECENSIONI SE SEI TITOLARE DI UN RISTORANTE E RIPOSIZIONARLO SOTTO UNA NUOVA LUCE, CONDURLO FRA I MIGLIORI SU PIAZZA

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1. TRIPADVISOR THE BIG BUFALA

Lady Coratella per Dagospia

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TripAdvisor sposta soldi veri ed è un riferimento fondamentale per tutti quelli che controllano la colonnina dei prezzi e se ne fottono della qualità. E, se hai una vaga inclinazione alla lagnanza, vai tranquillo che sei finito nel sito giusto. Su TripAdvisor tutto è possibile e in mezzo a tanti show cooking e starchef con le ciglia finte, puoi trovare la tua ribalta e diventare anche tu critico gastronomico per un giorno. Ma anche per tutti i giorni se il gioco ti diverte. Puoi contribuire a taroccare le classifiche se invii la recensione da dispositivi differenti e utilizzi fantasiosi nick name.

 

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Bello come sistema, no? Hai finalmente modo di vendicare quella maledetta bottiglia dal sospetto sentore di tappo o un cameriere troppo professionale e curiosamente fedele che si è permesso di non sganciarti il numero di cellulare. Puoi sparare a zero sulle pietanze con cognizione di causa, da quel collaudatore esperto di surgelati in offerta e dadi da brodo che sei. Puoi anche esibirti con  autorecensioni se sei titolare di un ristorante e riposizionarlo sotto una nuova luce, condurlo in quattro e quattr'otto fra i migliori su piazza.

 

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Se poi sei in malafede fino in fondo, contatti in privato un ristorante trattato a pesci in faccia perché non ha prezzi adeguati agli standard della casta di Trip (che pretende di mangiare mirando i tetti di Roma al costo di un pasto sulla via dello struscio a Teramo) e gli chiedi dei soldi per buttare giù un bel po' di schede farlocche. Le riempi di encomi e celebrazioni che fan venire voglia di andare a mangiare in quello che fino al giorno prima figurava come posto di merda, e il gioco è fatto. Intaschi i soldini per garantirti qualche altra seduta in giro per ristoranti, dai il tuo prezioso contributo alla casta di Trip popolata soprattutto di giovani mangiatori di street food e sautè di cozze e aumenti il rating del ristorante che ha ceduto alla coercizione. Insomma fai un po' come ti pare, con TripAdvisor si può.

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Solo che TripAdvisor è la portineria, non la portinaia, quindi non risponde delle minchiate che scrivi e la tua leggerezza può costarti cara. È successo a Milano dove un noto ristoratore ha querelato per diffamazione qualche critico dell'ultima ora. TripAdvisor non ha responsabilità diretta ma l'incauto recensore che ha parlato di zoccole e rolex si trova in un brutto guaio per aver recensito piatti non presenti in carta, a quanto sostiene il difensore del ristorante querelante. Le indagini sono state autorizzate e presto quel nick name troverà un nome e un cognome.

 

Resta il fatto che essere zoccola indossando un Rolex non è attività schedabile e giuridicamente perseguibile, interessa solo il popolo di recensori/moralizzatori di TripAdvisor.

 

2. ATTENTI ALLE OFFESE SU TRIPADVISOR?SCATTA L’ACCUSA DI DIFFAMAZIONE

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Giuseppe Guastella per corriere.it

 

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Attenzione ai commenti su TripAdvisor o analoghi portali di recensioni online. Caricare post pesanti nei confronti di ristoranti, alberghi o qualsiasi altro esercizio pubblico utilizzando parole che vanno oltre la critica, anche aspra, può costare l’accusa di diffamazione, come dimostra un’inchiesta della Procura di Milano avviata dopo la querela presentata dal titolare di un noto ristorante stanco dei commenti negativi sul suo locale.

 

«Il pane vecchio… Cameriera da balera, ho preso una frittura di paranze… che fosse stata della Findus sarebbe stata decisamente più buona. Zoccolette e calciatori. Insomma, un posto infimo» scriveva testualmente un tale «Sandrocan 2014» un anno fa.

 

Pochi giorni un altro utente anonimo, «Desantisio» rincarava la dose anche in questo caso con qualche difficoltà linguistiche: «Clientela è tutta fuffa, rolex ed escort… mangiato uno spaghetto calamari, gamberetti e melanzane ma purtroppo era scialbo» aggiungendo una decina di giorni dopo che nel locale c’erano anche delle «porche».

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Per il gestore del ristorante si trattava di «post falsi, con evidenti intenti diffamatori, scritti solo per screditare il ristorante» dato che a postarli erano state «persone che si erano iscritte lo stesso giorno solo per fare quei commenti», scriveva nella querela presentata con il suo legale, l’avvocato Gabriele Minniti di Milano.

 

Per la Procura, però, la querela andava archiviata perché non era stato commesso alcun reato in quanto chi aveva fatto quei commenti aveva solo «esercitato il proprio diritto di critica» rispettando i «requisiti» della legittimità, rilevanza sociale (chi naviga su TripAdvisor cerca proprio consigli «basati sulle esperienze altrui») e della continenza e che, in base alla letture di altri commenti, era stata descritta «una situazione obiettiva, concordemente riscontrata dalla maggior parte degli avventori».

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Secondo l’avvocato Minniti, invece, si trattava di «recensioni palesemente diffamatorie» scritte da persone che non sarebbero «mai state nel ristorante», dato che citano «piatti inesistenti». Esse contrastano con quelle della «maggior parte degli utenti» che giudica il «ristorante di classe». E che si tratti di commenti offensivi dimostrato anche dalla rimozione di alcuni di essi decisa dallo stesso TripAdvisor (che non è coinvolto nell’indagine).

 

Il giudice per le indagini preliminari di Milano Alessandra Clemente ha dato ragione al ristoratore ordinando al pm di proseguire le indagini e di identificare gli autori dei post offensivi perché, se «non vi è dubbio che tale scambio di opinioni» sia «utile a chi si approccia ad avvalersi di un servizio o ad acquistare un oggetto», è altrettanto necessario che esse siano espresse «in termini di correttezza e comunque di genuinità delle informazioni».

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E le recensioni al centro della querela, secondo il giudice, «hanno utilizzato espressioni chiaramente sopra le righe», «inutilmente e gravemente offensive e diffamanti che si risolvono nella denigrazione del ristorante e del suo gestore in quanto tale», soprattutto «quando vi è il sospetto» che tutto questo «possa essere stato fatto ad arte».