gabanelli maranghi

E’ GIUSTO CHE PAOLO CONTE SI ESIBISCA ALLA SCALA? - "MI-JENA" GABANELLI": "SCRIVE SGARBI CHE IN PASSATO SONO GIÀ STATI OSPITI DELLA SCALA ARTISTI DEL POP E DEL JAZZ, E QUINDI PERCHÉ NON ANDREBBE BENE IL GRANDE CANTAUTORE ASTIGIANO?" - "IL TEMA POSTO DA MARANGHI NON È CHI PORTI ALLA SCALA, MA IL 'COSA'. FORSE L'ISTITUZIONE NON RIESCE PIÙ A STARE IN PIEDI CON LE PROPRIE GAMBE, NONOSTANTE I CORPOSI FINANZIAMENTI? SE È COSÌ, IL PROBLEMA STA NELLA GESTIONE…"

Lettera di Milena Gabanelli a “la Repubblica”

 

MILENA GABANELLI

Caro Direttore, sabato scorso leggendo il Foglio mi ha attratto un titolo: “Paolo Conte non profani la Scala”, firmato da Piero Maranghi, direttore del canale Sky Classica. “Oddio i fanatici della Scala - ho pensato che appena gliela tocchi ti fulminano!”. Ma poi leggendo la lettera, e a seguire le risposte e i commenti che ha suscitato (Sgarbi sul Foglio e Merlo su Repubblica ) vorrei fare alcune considerazioni.

 

PIERO MARANGHI

Scrive Sgarbi che in passato sono già stati ospiti della Scala artisti del pop e del jazz, e quindi perché non andrebbe bene il grande Paolo Conte? Per essere precisi: Bobby McFerrin alla Scala ha diretto la Filarmonica, Stefano Bollani ha suonato Ravel, diretto da Riccardo Chailly; Milva ha cantato Berio. Ci sono stati anche due balletti: l’Altra metà del cielo (musica di Vasco Rossi che non era neppure presente), e il Pink Floyd Ballet, con la coreografia del maestro Roland Petit.

 

Dunque il tema posto da Maranghi non è chi porti alla Scala, ma il cosa . E dire “vogliamo Paolo Conte perché è bravo” significa ben altro, ovvero: non vogliamo più che alla Scala si ascoltino solo opere, sinfonie, balletti, quartetti, ma anche cantautori, rapper, musical, cabaret ecc. Porre questo tema non credo sia da reazionari (come scrive Merlo su Repubblica ), e tantomeno di distinzione fra musica alta e musica bassa.

vittorio sgarbi indossa la maglietta di superman

 

È il caso di ricordare che la Scala rappresenta un simbolo di unicità universalmente riconosciuto. Non un tempio inviolabile, ma un simbolo che ha saputo adeguarsi ai costumi del pubblico ed è stato capace anche di dettarli, con coerenza e caparbietà, anche in periodi bui della nostra storia. E allora qual è l’utilità di smontare le fondamenta di questa istituzione? Forse perché non riesce più a stare in piedi con le proprie gambe, nonostante i corposi finanziamenti e sponsorizzazioni?

 

Se è così il problema sta nella gestione, non all’altezza del suo compito. Infatti occorre guardare alla classe dirigente del Paese e alla politica culturale: siamo certi che, una volta avviato il “liberi tutti”, esistano freni alle pressioni e richieste di coloro che aspirano a quel palcoscenico e dei loro padrini? Il progresso consiste anche nel saper preservare “l’antico”. Almeno finché non ostacola necessità più generali (e non è questo il caso). Quindi mi sorprende un po’ la presa di posizione di Sgarbi quando sostiene che aprire la Scala a tutti va bene, ma si batte come un leone contro i parchi eolici o fotovoltaici, cruciali per la riduzione di Co2, perché disturbano il paesaggio.

PAOLO CONTEPAOLO CONTE beppe sala e milena gabanelli