CARTA MARCIA - CHE DIFFERENZA C’È TRA I BIG DI WALL STREET E I BIG DELL’EDITORIA USA? MANCO UNA! - GIORNALI IN CRISI, TIRATURE IN CALO, TAGLI, LICENZIAMENTI, MA I TOP MANAGER DEL SETTORE CONTINUANO A GUADAGNARE COME ROCKSTAR CON EXTRA-DIVIDENDI, MEGA-BONUS E STOCK OPTION - IL FALLIMENTO È DIVENTATO UN BUSINESS - I QUOTIDIANI RACCONTANO LE PROTESTE DEGLI INDIGNATI, MA DOVREBBERLO RITROVARSELI CONTRO...

Carlo Antonio Biscotto per "il Fatto quotidiano"

I manifestanti del movimento "Occupy Wall Street" hanno aperto una breccia, ma sul banco degli imputati di una società dove speculazione, facile arricchimento e sprechi sono la regola, non ci sono solamente i banchieri e i finanzieri di Wall Street. La pratica degli extra-dividendi, dei bonus e delle stock option ha dilagato un po' dappertutto senza risparmiare case editrici e mezzi di informazione.

Emblematica la vicenda di Craig Dubow, presidente e amministratore delegato della Gannett Inc. proprietaria di 82 testate giornalistiche tra le quali Usa Today. L'ha raccontata sul New York Times, David Carr. Dal 2005, anno della nomina di Dubow, la quotazione di Borsa di una azione Gannett è precipitata da 75 a 10 dollari e il numero dei dipendenti è sceso da 52.000 a 32.000. Insomma una gestione disastrosa. Craig Dubow, direte, sarà stato cortesemente accompagnato alla porta? Nemmeno per sogno. Ha dato le dimissioni per ragioni di salute ottenendo a titolo di buonuscita la considerevole somma di oltre 37 milioni di dollari che vanno ad aggiungersi ai 16 milioni guadagnati negli ultimi due anni.

Forse - potrà pensare qualche ingenuo - questo è il prezzo che la Gannett doveva pagare per far entrare una ventata di aria fresca dalle finestre dei suoi uffici. Sbagliato. Dubow è stato sostituito da Gracia C. Martore in tutto e per tutto sua complice nella fallimentare gestione e pronta, a sua volta, a riempirsi le tasche di bonus e stock option .
Ma in questa corsa ai soldi facili e allo sperpero nel settore dei media, la Gannett non è né prima né sola. Nel 2007 Sam Zell ha acquistato The Tribune Company, proprietaria di quotidiani quali il Los Angeles Times, il Chicago Tribune e il Baltimore Sun, e di numerose emittenti tv.

Nel giro di meno di 4 anni l'ha affondata e costretta a chiedere il fallimento concordato dopo aver pagato decine di milioni di dollari sotto forma di bonus e aver licenziato oltre 4.000 dipendenti. A farne le spese sono stati solo Randy Michaels e pochi altri mentre ben 600 manager sono ancora al loro, ben retribuito, posto. Come spiega un avvocato che assiste nel procedimento fallimentare alcuni creditori, il fallimento è diventato un business: si tagliano i costi - 800 milioni di dollari negli ultimi 3 anni - e si genera un notevole cash flow - 517 milioni di dollari nel 2011.

Nella storia della Tribune Company ritroviamo il marchio di fabbrica di Wall Street: dai costi gonfiati alla cultura dell'arricchimento personale. In buona sostanza le ragioni per cui gli indignati di "Occupy Wall Street" sono in piazza. Comportamenti che i giornali criticano e i loro editori praticano. I giornali di tutto il mondo sono in crisi, le tirature diminuiscono, i tagli dei costi e i licenziamenti sono all'ordine del giorno. In questo panorama come è possibile che i top manager del settore continuino a guadagnare come rockstar?

Sul suo blog Words and Ideas" Peter Lewis, ex dipendente del Times e del Des Moines Register, ha provato a fare un po' di chiarezza: "C'è qualcuno disposto ad affermare che l'informazione dei giornali del gruppo Gannett è migliorata o che è migliorato il servizio che questi giornali rendono ai cittadini? Dubow ha licenziato molti giornalisti, ha ridotto lo stipendio alla maggior parte dei redattori, ha preteso orari di lavoro disumani. Quando il valore delle azioni è crollato, le tirature sono colate a picco e gli utili sono svaniti, Dubow e e gli altri dirigenti che hanno fatto? Si sono aumentati lo stipendio e i bonus".

E quanto scritto da Lewis vale per molte altre imprese editoriali e, diciamola tutta, per buona parte dell'economia americana che un tempo generava profitti producendo qualcosa di tangibile mentre oggi alimenta la bulimia dei manager facendo debiti e licenziando. Mentre i quotidiani chiedono sacrifici ai dipendenti e chiedono ai lettori delle edizioni online di cominciare a pagare un servizio fino a poco fa gratuito, gli editori farebbero bene a prestare ascolto al messaggio che viene dai dimostranti del movimento "Occupy Wall Street". Riguarda anche loro.

 

OCCUPY WALL STREETRAGAZZI DEL MOVIMENTO _OCCUPY WALL STREET_Scontri tra polizia e manifestanti a Wall Street NYT