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Claudia Catalli per Specchio – La Stampa - Estratti
martina stella andrea manfredonia
«I momenti bui li ho superati con i miei figli, con il loro amore. E poi lavorando con le emozioni, esorcizzando quelle negative attraverso il mio lavoro. Mi sono sempre rifugiata nella fantasia, sin da piccola ho sempre amato perdermi nelle storie degli altri». Aveva 16 anni quando debuttava al cinema con L'ultimo bacio di Gabriele Muccino, oggi che ne ha 39 si diverte ad alternare ruoli leggeri, come la moglie medium della commedia dei Ditelo Voi Bang Bank su Prime Video, a personaggi controversi come la sua Clara Petacci nella serie La lunga notte su Raiplay.
Nel frattempo tenta di proteggere la sua vita privata dall'attenzione pubblica, specie in questa delicata fase di separazione dal marito Andrea Manfredonia.
«Per fortuna posso contare sulla stima e l'affetto del pubblico, anche di quello femminile, che mi ha sempre seguita.Ogni volta che ho l'occasione di parlarci sono felice». Lo farà l'8 maggio, nell'incontro pubblico al Riviera International Film Festival di Sestri Levante.
Lei è stata invasa da un'ondata di popolarità quando non era ancora maggiorenne: come l'ha gestita?
martina stella foto di bacco (2)
«Abbastanza bene, devo ringraziare mia madre, sempre super presente. Si è sacrificata tantissimo per starmi vicino e non lasciarmi mai sola ovunque andassi. Poi ho avuto un team di donne che mi hanno seguito e protetto come mamme. All'inizio era tutto nuovo, ho imparato presto che il nostro lavoro è instabile e dipende dal gradimento degli altri, avevo tante preoccupazioni, ma oggi sono fiera del mio percorso».
La disturbava l'interesse mediatico sulle sue storie d'amore?
«La cosa più frustrante è che non esistendo i social non potevo smentire il gossip che si moltiplicava. Oggi una giovane attrice è libera, grazie ai social, di raccontare la sua immagine e verità come meglio crede. Io al massimo potevo fare un'intervista, ma era sempre un racconto mediato dalla stampa. Poi avevo i paparazzi che mi rincorrevano, da adolescente non riuscivo a capire tutta quell'attenzione».
I paparazzi continuano a inseguirla?
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«Sì, ma ci sono i miei figli a proteggermi dalle loro incursioni. Leonardo ha solo due anni e mezzo, ma Ginevra che ne ha undici quando al parco li vede arrivare li ferma subito: "Qui non c'è nessuna Martina Stella, c'è nostra mamma". Anche le altre mamme mi aiutano, facciamo rete».
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Un lavoro agli antipodi di quello fatto per interpretare Clara Petacci.
«Interpretarla è stata una sfida da tutti i punti di vista. Avevo paura, ma mi fidavo del regista Giacomo Campiotti che mi ha voluto per un ruolo complesso, una donna piena di contraddizioni.
Mi sono documentata, ho letto tutti i libri possibili su Claretta, ognuno ne restituiva un volto diverso: chi la descriveva come l'amante giovane pronta a tutto pur di vivere il suo grande amore, chi la descriveva come arrampicatrice sociale, spia, stratega. Come se nessuno fosse riuscito a capire chi fosse veramente, al di là delle etichette appiccicatele addosso. Mi incuriosiva la sua psicologia un po' distorta, fin da bambina aveva il mito di Mussolini, con cui poi visse un amore totalizzante e pericoloso».
Quanti "no" dice oggi da attrice?
«Diversi, la mia priorità sono i figli, un dono della vita, mi hanno permesso di migliorarmi. Cerco di far quadrare tutto con l'organizzazione familiare, prediligo i set su Roma, mi organizzo con la nonna, come tutte le mamme che lavorano cerco di barcamenarmi».
Che tipo di mamma è?
«Molto presente, sono sempre andata a prendere io i figli a scuola e ho cercato di dedicare a entrambi la massima attenzione. Punto molto sul dialogo, discutiamo anche, in maniera costruttiva. Ho poche regole, cerco di trovare un compromesso, poi ho due figli con caratteri molto diversi, Leonardo è dolcissimo, Ginevra peperina e ribelle».
Con Ginevra è partita l'avventura dei video su TikTok.
«Nasce tutto da una preoccupazione. Come molte mamme ero in ansia per l'utilizzo dei cellulari in mano ai ragazzini, ma durante lockdown non mi sentivo di escludere Ginevra dai social, quindi ho aperto un profilo mio in cui poteva partecipare anche lei. L'intento era strappare un sorriso agli amici in un momento difficile per tutti. Al primo video sulla didattica a distanza siamo diventate virali, ci siamo ritrovate un grande numero di mamme e figlie che vivevano ciò che vivevamo noi, abbiamo fatto rete e la rete si è ingrandita. In un momento di grande isolamento per tutti ci siamo raccontate e scambiate consigli, ci siamo persino commosse».
Sin da giovanissima collabora con la moda e i brand, oggi lo fa con i social.
«È un percorso parallelo al cinema che mi ha sempre divertito, mi permette di gestire il lavoro stando con i miei figli. Sui social creo contenuti ironici, va forte "La chat delle mamme", in cui vengono fuori diverse sfaccettature femminili. E anche "L'influencer andata a male", una donna matura che fa la tuttologa con un mezzo come lo smartphone che non appartiene alla sua generazione. Ginevra mi prende molto in giro».
Mai incontrate difficoltà e persone spiacevoli?
«Sono stata fortunata. Sono entrata nel cinema dalla porta principale, non mi sono ritrovata in situazioni di disagio e non ho mai lavorato con attori o registi complicati. Ho incontrato grandi professionisti che mi hanno trattato con gentilezza, mai prime donne o predatori, ma colleghi ironici e generosi a cui mi sono sempre appoggiata. Non ho mai vissuto situazioni imbarazzanti».
Ai suoi tempi l'intimacy coordinator non esisteva, le sarebbe servito?
«Lo considero molto utile, è una tutela in più, quando affronti scene intime non solo fisiche ma psicologiche sei molto esposta, fragile, avere un supporto serve. Io però non ho mai fatto scene delicate, o di nudo totale».
Di cosa ha paura oggi?
«L'immobilità mi spaventa. Non vorrei rimanere in situazioni che non mi fanno stare bene, lotto per la mia felicità, per andare verso i sogni».
Chi o cosa la sostiene, oltre ai figli e alla rete di mamme?
«Vado in analisi da tanti anni, mi aiuta nella vita e nell'affrontare i personaggi, scavando nelle loro psicologie. Andare in terapia fa bene, andare a fondo delle cose aiuta. Mi sono sempre fatta supportare, anche per la crescita dei bambini ho consultato vari psicologi. E una cosa la so: la salute mentale è importante e non deve più essere un tabù».
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