DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…
Dario Pappalardo per la Repubblica
caravaggio l'anima e il sangue
Le Cinquanta sfumature di rosso, adesso, devono vedersela con il chiaroscuro di Caravaggio. Il film dedicato al pittore maledetto è diventato campione di incassi, appena superato dal soft-core che chiude la trilogia bondage di E.L. James.
Nonostante i super poteri, gli eroi Marvel di Black Panther e persino La forma dell' acqua, carico di candidature all' Oscar, sono rimasti fermi al palo. Soltanto lunedì, al suo esordio in sala, Caravaggio - L' Anima e il Sangue, prodotto da Sky e Magnitudo film e distribuito da Nexo Digital, ha guadagnato più di 273mila euro e messo in fila trentamila spettatori. Ieri e oggi il successo si replica.
E non si deve solo al battage pubblicitario, al trailer ammiccante, alla voce narrante dell' implacabile giudice di talent Manuel Agnelli. Stavolta, più che di X Factor, stiamo parlando del fattore C. Nel senso di Caravaggio.
Se Michelangelo Merisi fosse il nome di una multinazionale, navigherebbe in ottime acque. I conti parlano chiaro: i 420 mila visitatori della mostra Dentro Caravaggio, che fino al 4 febbraio hanno alimentato code chilometriche davanti al Palazzo Reale di Milano e i 150mila i cataloghi venduti, pazienza per gli oltre due chili di peso. E ancora: il successo di un' altra mostra - L' ultimo Caravaggio. Eredi e nuovi maestri - che alle Gallerie d' Italia in piazza della Scala, a Milano, di Caravaggio vero e proprio ne espone appena uno: Il martirio di Sant' Orsola, capolavoro terminato prima di morire, nel 1610.
Ma si potrebbero elencare anche le duemila persone che lunedì hanno affollato le nuove sale degli Uffizi, rivestite di rosso cremisi, dove sono stati riallestiti il Bacco, la Medusa e Il sacrificio di Isacco e i selfie con il Ragazzo morso dal ramarro, mostrati come trofei, brandendo lo smartphone, in un delirio feticistico. Non c' è artista del passato in grado di catturare lo spirito di questo tempo come Caravaggio. La vita avventurosa, gli omicidi - «ma davvero ha ucciso un uomo?» chiedeva una signora in fila a Palazzo Reale - le fughe e la morte precoce - sulla spiaggia di Porto Ercole, il 18 luglio 1610 - come una rockstar contribuiscono a una narrazione perfetta che aggiunge una buona dose di reality al realismo delle tele magnetiche, capaci di catturare un pubblico ampio proprio come se fossero cinema.
Per raccontare Caravaggio non c' è bisogno di tanti effetti speciali. Il documentario ora in sala mette in scena un performer tatuato che rappresenta con i gesti i tormenti dell' artista: si copre la faccia con il cellophane, squarcia le tele come fosse un precursore di Lucio Fontana, copre il corpo di pittura nera e poi si deterge. Manuel Agnelli presta la voce alla coscienza di Merisi con frasi forse fin troppo didascaliche («Il sogno di libertà non l' ho saputo proteggere da me stesso, dai miei eccessi») che potrebbero irritare i più critici. Di Caravaggio viene attraversato l' inevitabile wild side: la prima fuga dalla sua Milano, e forse il primo delitto, l' arrivo a Roma, la fame, la malattia, la celebrità raggiunta con i tre quadri di San Luigi dei Francesi, le contese con i committenti e con i compagni di gioco, le modelle prostitute e gli scandali. Fino all' omicidio commesso durante una rissa avvenuta il 28 maggio 1606: il Michelangelo che va a spasso con lo spadone al fianco, come il protagonista di un Romanzo criminale seicentesco, è costretto a lasciare la città dei papi per evitare la pena capitale.
Ma a rubare davvero la scena nel docu-film sono le opere, mostrate nei particolari. E a parlare, alla fine, sono le fonti storiche, persino i documenti stessi - la macchina da presa li mostra nell' Archivio di Stato di Roma - i testimoni di ieri con le loro parole scritte e gli studiosi di oggi: Mina Gregori, decana dei caravaggisti, Claudio Strinati e Rossella Vodret. «Un film così intercetta un bisogno di conoscenza dei grandi artisti da parte del pubblico. Può sembrare strano, ma in questo Paese c' è un grande desiderio di arte che attende di essere soddisfatto - spiega Strinati, che è stato anche consulente del progetto - C' è un giusto equilibrio tra emotività, potenza delle immagini e rigore filologico che mi ha convinto.
La voce di Manuel Agnelli? È una scelta giustissima: si tratta di un artista milanese come Caravaggio». La bellezza tranquilla di Raffaello, però, non avrebbe riscosso lo stesso successo. «Non si deve istituire una scala tra gli artisti. Mi auguro che presto anche Leonardo da Vinci riceva un' attenzione di questo tipo. In fondo, non gli hanno mai dedicato un buon film», ribatte Strinati.
Ma la violenza, l' inquietudine, la disperata ricerca di accoglienza e persino un certo riscatto femminile ( Giuditta e Oloferne) dei personaggi ritratti da Caravaggio raccontano di un eccesso di realtà che parla a questo secolo molto di più.
CARAVAGGIO MARTIRIO SANT ORSOLACARAVAGGIO I MUSICISAN GIOVANNI BATTISTA DI CARAVAGGIOLA MADDALENA IN ESTASI DI CARAVAGGIOautoritratto in veste di bacco opera del caravaggio
RAGAZZO COL CANESTRO DI FRUTTA CARAVAGGIOPASOLINI CARAVAGGIOdavide con la testa di golia opera del caravaggionarciso di caravaggio
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