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ABBI FEDEZ – “IO NON AMBISCO A ESSERE UN INTELLETTUALE, MA IN ITALIA NON ESISTE INTELLETTUALE CHE NON SIA UN GRANDE BLUFF. UN MUCCHIO DI TESTE DI CAZZO GRAVEMENTE AMMALATE DI AUTOREFERENZIALITÀ - LA PAURA DI SPARIRE ALL’IMPROVVISO ESISTE E IO MI PREPARO. IO SO DA DOVE VENGO E SO DOVE POSSO TORNARE”

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Malcom Pagani per Vanity Fair

 

Se non fosse Fedez, sarebbe Federico Leonardo Lucia. Forse meccanico a Buccinasco, forse altro: «Avrei un lavoro normale, umile come umile è la realtà da cui provengo». È domenica e tra la finale di X Factor e il servizio fotografico, l’intervista ha camminato fino alla soglia delle nove di sera. Fedez è sveglio da 15 ore. Divora tre cornetti in apnea, trova pace su una sedia, mangia, beve e risponde in una sola azione.

 

Il buio è già padrone e non fa caldo, le finestre dell’appartamento sono aperte, lui indossa una maglietta a maniche corte e parla più veloce dell’esistenza che si è scelto. Si muove, alza la voce, argomenta e ogni tanto guarda all’eterogenea tribù di sole donne che lo ascolta dal loggione del divano. La fidanzata. L’amica che media con la stampa. La nonna che somiglia ad Alida Valli: «E ancora vive nelle case popolari al Giambellino».

 

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Fino a quattro anni fa, di questo ragazzo lombardo inseguito con egual lena dai tatuatori, dalla Buoncostume, dalle polemiche e da qualche milione di persone, non sapeva niente nessuno. Ha avuto-dice: “tantissimo culo” ed è consapevole: “Che la fortuna potrebbe esaurirsi da un momento all’altro”. Non sarebbe un problema, giura: “Perché mi piacerebbe tanto farmi fagocitare dall’ego e vivere sulle nuvole insieme alla mia autostima, ma purtroppo non sono fatto così e come tutti gli artisti conduco una vita fatta anche di ansie, paranoie e sofferenze psicologiche”.

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Dice davvero?

 

La paura di sparire all’improvviso esiste e io mi preparo. Cerco di accettare nella maniera più sana possibile il mio declino inevitabile.

 

Sembra il verso di una sua canzone.

 

È la realtà. E non sarebbe un dramma. Io so da dove vengo e so dove posso tornare.

 

Com’era la vita a Buccinasco?

 

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Vivevamo in una casa modestissima presa con il mutuo da mio padre. Faceva l’orefice. Con la crisi dell’oro, nel 2001, perse tutto. Il lavoro e anche la sapienza da artigiano, affinata per anni. Si è riciclato come magazziniere. 

 

E sua madre?

 

Gestiva l’archivistica di una multinazionale. Scartoffie, documenti, 1.500 euro di stipendio.

 

Accarezza la retorica degli umili natali?

 

Neanche un po’. Buccinasco non è il Bronx e sa essere molto borghese. Io stavo dall’altra parte però non mi è mai mancato niente e non mi hanno neanche mai sparato ad una gamba.

 

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Fedez è cresciuto guardando tutto il giorno la tv? 

 

Mai stato un teledipendente, neanche da piccolo. Non ho il mito di Mai dire gol, né dei film con Jerry Calà.

 

Non la vedeva, però dalla tv è stato conquistato.

 

Il pubblico generalista crede che la mia esplosione mediatica arrivi con la tv. È vero fino a un certo punto: andare in tv è stata una conseguenza del mio successo, non la causa. La prima volta che misi piede nella trasmissione di Maria De Filippi avevo già vinto due dischi di platino.

 

Producendo dischi di giovani artisti pensava di trovare altri Fedez?

 

Avrei potuto incarnare le vesti del discografico sciacallo e farmi un sacco di soldi alle spalle di tanti giovani, ma non ho bisogno di truffare altre persone. L’investimento è stato ingente, ma non ha raggiunto i risultati previsti. Così, d’accordo con J-Ax ho lasciato perdere e ho liberato gli artisti perché non ha senso tenere le persone incatenate. Internet è in continua mutazione e la discografia, più veloce di un tic all’occhio.

 

«Più veloce di un tic all’occhio». Questa l’ha detta senza suggeritori.

 

 

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Qui non ci sono iPad e -lei può testimoniarlo- sono anche senza autori. Lo so cosa dicono: che in tv sono guidato dai suggeritori, che le idee sono degli altri, che sotto la patina c’è il trucco. In realtà se proprio dobbiamo parlare di successo costruito, io sono l’antitesi. Al successo arrivo con le mia gambine, vendendo i cd a mano e rifiutando i contratti con le multinazionali. E quando spacciavo i cd a mano, superavo nelle vendite gli artisti che erano protetti dalle major.

 

Lei vendeva i cd a mano, Federico Moccia le sue copie ciclostilate di Tre metri sopra il cielo.

 

Non lo sapevo, buon per Moccia.

 

Entrambi molto criticati.

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Bisognerebbe diffidare da tutti i mestieri che hanno un aggettivo come suffisso. Il critico. Quando un critico non riesce a spiegare un fenomeno preferisce sostenere che il fenomeno sia inventato in laboratorio.

 

E Fedez è inventato a tavolino o no?

 

In televisione ci sono degli autori? Sì, ci sono e io non sono né il primo né l’ultimo ad averli avuti. La differenza è che io non mi faccio dare un copione, non consulto l’iPad e non ho neanche il Phonak nelle orecchie per farmi suggerire le battute. Sarebbe impossibile. Solo Ambra Angiolini riusciva a cavarsela con il Phonak.

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Boncompagni le diceva delle cosacce. Cercava di portarla sempre fuori dal copione.

 

Avevo letto qualcosa sì, Ambra era molto brava comunque. Molto consapevole.

 

E i suoi autori?

 

Sono amici che mi hanno aiutato a non essere divorato per sette giorni su sette dai ritmi di X Factor. Prepariamo le presentazioni per un’ora, il resto è sostegno morale. L’unico modo di vedere le persone a cui vuoi bene è lavorarci insieme.

 

Aldo Grasso non le vuole bene.

 

Nella sua visione delle cose ero incoerente perché criticavo la televisione e al tempo stesso la occupavo con la mia presenza. 

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Ragionando sulla sua canzone dedicata ad Alfonso Signorini disse che nel suo caso la corruzione si faceva connivenza: «Puntare il dito sul marcio, ma starci del tutto dentro: comodi, distaccati, divertiti».

 

Non essendo interessato ad attaccare la persona, ma solo a dare un quadro reale della società, scrivo un pezzo per prendere in giro Signorini e per prendere contestualmente per il culo tutti noi. Lui sta al gioco, mi dice che si è divertito e mi chiede di poter partecipare al video di ‘eroe nazionale’.

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E lei accetta.

 

Perché avrei dovuto dire no? Avrei dovuto forse tirargli sassi e pietre? Posso rispettare una persona che è distante anni luce da me e dal mio modo di pensare? Mi sento abbastanza sereno per farlo.

 

E anche per ricevere in cambio la copertina del settimanale diretto da Signorini?

 

Non ci vedo niente di male, sono un personaggio dello spettacolo e Signorini mi ha dato la copertina. Una copertina tragicomica tra l’altro: «Fedez contro il sistema» Quasi una cosa alla Andy Warhol.

 

Non si sente mai al confine con il trash?

 

fedez e rocco siffredifedez e rocco siffredi

Francamente mai.

 

Come non classificare però come purissima perla trash lo scambio tra lei e Morgan in un passato X Factor?

 

 

Ma che c’entro io? Morgan manda a fare in culo chiunque, io assisto alla provocazione, rido come un pazzo, rispondo e reagisco in modo coerente. Poi se vogliamo dire che sono pieno di contraddizioni diciamolo pure.

 

Fedez è pieno di contraddizioni.  

 

 

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De Gregori dice che il grande privilegio degli artisti è la licenza dell’incoerenza. Sono d’accordo. Se puoi trovare contraddizioni nei più grandi monumenti musicali italiani e internazionali, figurati in un coglione come me.

 

I detrattori la preoccupano?

 

Dei detrattori ho imparato a sbattermene le palle. Con Internet non riesci a dare fattezze umane ai tuoi interlocutori, poi quando li vedi in faccia capisci che non ne vale la pena, ti fanno tenerezza. I maniaci del web e i giornalisti.

 

Lei con i giornalisti  litiga spesso.

 

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Non son mai stato popolare, neanche da adolescente. Stavo sempre per conto mio. Al primo colpo non sto simpatico, non riesco a farmi voler bene né ad affascinare. Per tanto tempo nell’ambiente underground dell’hip hop ero un lupo solitario. Almeno non sono diventato un leccaculo.

 

Le dà fastidio essere avvicinato al M5S?

Non mi dà fastidio, mi dà fastidio quando vengo dipinto come un fanatico che si ucciderebbe per loro. Mi piacerebbe che le mie parole venissero riportate per quel che sono. Le mie aspettative nei confronti della politica sono basse e Il M5S è la migliore tra le pessime proposte sul terreno. Finché non c’è un condannato per mafia nelle loro fila, continuo a preferirli al resto della truppa.

 

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Quando non parlano di scie chimiche.

 

Critiche come queste sono cagate e guarda caso sono sempre le stesse. Obiezioni che sono il manifesto stesso dei due pesi e delle due misure usate dalla stampa per parlare di Grillo. Le scie chimiche rappresentano l’alba, la Prima Repubblica del 5 stelle. Si sono evoluti, potrebbero essere poco esperti, confusionari o addirittura incompetenti, ma almeno sono onesti.

 

Detta così è un po’ semplicistica.

 

 Vuol sapere se sbagliano? Sbagliano, cazzo se sbagliano. Di Battista non è il nuovo Berlinguer, ma è molto meglio della merda che ha intorno.

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Non le pare di essere demagogico?

 

Io lo sono, ma non faccio il politico e parlo da semplice cittadino. Cosa c’è di demagogico nel dire invece che il politico deve restituire qualcosa alla cittadinanza? E ancora, esiste una proposta non demagogica in politica?

 

La politica è ambizione. Lei era ambizioso?

fedez prende il solefedez prende il sole

 

Lo ero, certo che lo ero. Anche a 15 anni. Magari non c’era l’ambizione di diventare ricco, ma quella di sfogarmi e liberarmi di un’aggressività repressa. Noi siamo una generazione di spiantati. Cresciuti senza radici, senza punti di riferimento.

 

 

Fedez si sente un rapper?

 

A modo mio. Qui da noi, in Italia, nessuno può vantare le biografie dei rapper americani ed è stato triste ascoltare storie familiari di sofferenza che poi abbiamo scoperto essere completamente false.  A essere generosi, non possiamo attribuirci niente più che una derivazione dal rap americano.

SCAZZO VIA TWITTER TRA SALVINI E FEDEZSCAZZO VIA TWITTER TRA SALVINI E FEDEZ

 

Neanche un’originalità?

 

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Dipende. Dai compromessi, anche musicali. Il rap è la massima espressione di libero pensiero, se lo costringi a restare nei confini del politicamente corretto e magari aggiungi un violino diventa un distaccamento del Rotary Club.

 

Il rap è uno stagno che riflette la società. L’ha detto lei. Non teme mai di prendersi troppo sul serio?

 

Sono cose che penso. Non è propaganda perché la propaganda non mi interessa e non la faccio.

 

E a chi dice che lei è solo un fenomeno di costume che confina con il bluff?

 

fedez fa i selfie coi fan al just cavalli  fedez fa i selfie coi fan al just cavalli

Che posso dire? Che hanno ragione? Che ne so? È possibile. Sono quello che vedete voi. Faccio musica, non poesia. Parlo di cose serie soltanto se attraverso la serietà posso mettere in luce il lato tragicomico delle questioni.

 

Pensa di farlo bene?

 

Mi sto consolidando: la prima volta ti va di culo, la seconda magari no.

 

E lei la prova del nove sente di averla superata.

 

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Non penso di essere un virtuoso della musica o una grande penna. Penso di fare il mio, cerco di farlo in maniera molto modesta e credo di aver un pubblico che sta crescendo con me.

 

Ora sembra conciliante, ma quando in maggio citò Majakovskij, picchiò duramente: “In una nave che affonda gli intellettuali sono i primi a fuggire subito dopo i topi e molto prima delle puttane”.

 

Ero arrabbiato perché avevano manipolato ciò che avevo detto. Mi ero espresso sulle ragioni dei manifestanti pacifici e democratici che si opponevano all’Expo e mi ero trovato a difendermi dall’accusa di aver fiancheggiato i Black Bloc. Prima parlava di bluff. Io non ambisco a essere un intellettuale, ma in Italia non esiste intellettuale che non sia un grande bluff.

 

È sicuro?

 

Un mucchio di teste di cazzo gravemente ammalate di autoreferenzialità.

 

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Incipit di Filippo Facci: Ho 48 anni e sto scrivendo un articolo su un tamarro 25enne che ha fatto casino in una discoteca per truzzi e che ieri ha mostrato gli addominali via twitter: in altre parole sono un fallito…”.

 

È l’articolo più bello e popolare che abbia mai scritto in vita sua. Con Facci ci vedremo in tribunale. Non per prenderci a calci in culo però.

 

Secondo Facci, ma non solo secondo lui, lei è l’esponente massimo, il campione del pensiero debole.

 

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Faccio musica, ho 26 anni, non dirigo un ateneo, parlo nella lingua che si parla oggi e mi prendo dei rischi. Qualcuno pensa che io abbia una particolare convenienza? Che punti a stimolare i peggiori istinti? Non posso farci niente, ma è totalmente falso. Dire quello che veramente pensi non conviene mai. Per i pareri espressi su Giorgio Napolitano o Gasparri ho avuto e continuo ad avere casini serissimi.

 

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E se ne frega?

 

Per niente. Infatti mi sono tranquillizzato. Non voglio problemi. Non dico più niente.

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