FERRY VECCHI (MA BUONI) - PARLA L’EX ROXY MUSIC: “BRIAN ENO? INSIEME SIAMO UNA COMBINAZIONE ESPLOSIVA’’ – ‘’I GRANDI ARTISTI? SEMPRE PIÙ RARI. L’ULTIMA È STATA AMY WINEHOUSE’’ – “SONO UN ROMANTICO, LA MELODIA NON INVECCHIA, IL RITMO SÌ”

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1. IL RITORNO DI BRYAN FERRY

Da “La Repubblica

 

BRIAN FERRYBRIAN FERRY

Non c’è la solita femme fatale sulla copertina del nuovo album di Bryan Ferry. Non un’altra Amanda Lear, né un’altra Jerry Hall (che nel ’77 lo piantò in asso per Mick Jagger), e neanche Kate Moss, che quattro anni fa fu la musa di Olympia . «Questa volta ci sono io», dice l’artista mentre raggiungiamo il confortevole salotto londinese. Sulle pareti, gigantografie delle splendide copertine dei dischi (dopo lo scioglimento dei Roxy Music ha venduto trenta milioni di copie).

 

«Per la cover di Avonmore ( in vendita dal 17 novembre) ho scelto un mio ritratto low profile di trent’anni fa, in cui sembro un po’ trasandato», dice. In realtà è fascinoso come sempre, come adesso, a 69 anni, non troppo stressato dal recente divorzio con Amanda Sheppard (38 anni più giovane) che – scrivono i tabloid inglesi – sta lottando a colpi di carte bollate per insinuarsi nel patrimonio valutato in 30 milioni di sterline.

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Dalla prima moglie, la sofisticata Lucy Helmore immortalata da Robert Mapplethorpe, ha avuto quattro figli maschi che ora ronzano tutti intorno alle attività del celebre papà.

S’incanta a guardare una gigantografia del primo album dei Roxy, con la modella Kari-Ann Muller (che poi avrebbe sposato il fratello di Jagger) in una posa voluttuosa.

 

2. BRYAN FERRY: IO INVECCHIO, LE MIE MELODIE NO

Giuseppe Videtti per “la Repubblica

 

I suoi gusti in fatto di donne sono cambiati con gli anni?

«Non direi. Ci sono bellezze intramontabili, come Grace Kelly. Quello è il mio tipo. Invecchiando ho solo imparato ad apprezzare la personalità - una volta l’aspetto fisico era essenziale, ora contano anche intelligenza, humour, carisma ».

 

amy winehouseamy winehouse

Il suo stile ha fatto tendenza. Da chi ha ereditato l’eleganza innata?

«Dagli artisti che ho amato. A undici anni andavo ai concerti di Count Basie e rimanevo incantato dagli orchestrali in smoking. Poi sono arrivati Eddie Cochran, Buddy Holly e Elvis. Molto ho appreso da Fred Astaire e Cary Grant. Alle sartorie di Savile Row portavo le loro foto per farmi confezionare abiti su misura. Ora trovo tutto qui a Londra o a Milano».

 

Prima di questo disco ce n’è stato uno strumentale con versioni dei suoi classici riarrangiati in chiave jazz.

«Quel cd è stata la realizzazione di un sogno, una piacevole pausa tra Olympia e Avonmore. Ma le confesso che ho riscoperto il piacere dei concerti, quindi ho bisogno di nuove canzoni. È stato un piacere registrare questo disco, circondato da musicisti eccezionali, come Marcus Miller, Nile Rodgers e Johnny Marr (ex Smiths). La sorpresa è Tara, il più giovane dei miei quattro figli, 24 anni, che qui suona la batteria».

jay z e beyoncejay z e beyonce

 

Nel disco c’è anche una cover della malinconica Send in the clowns di Stephen Sondheim. Si è mai sentito, come nella canzone, un pagliaccio che deve divertire il pubblico?

«Spesso, purtroppo. Quando sei lì – lo dico dopo mezzo secolo di carriera – provi sentimenti contrastanti; l’entrata in scena è il tallone di Achille del performer, in quel momento sei sensibilissimo. Se tutto fila liscio, provi un’esaltazione pazzesca, ma se sei a pezzi esibirsi diventa un’esperienza terrificante - sei vulnerabile, ti senti usato, abusato persino».

 

Avonmore, come già Olympia , sembra una celebrazione di questo angolo di Londra dove lei vive da anni (Olympia è il quartiere, Avonmore la strada in cui si trova il suo quartier generale). È diventato stanziale?

alicia keys con photoshop alicia keys con photoshop

«Avonmore è il mio nido, il mio rifugio, ogni cosa qui dentro è stata scelta da me. Anche lo studio qui sotto è molto confortevole, un posto dove lavoro solo io, nessun altro può metterci piede - anche se recentemente ho fatto uno strappo alla regola».

 

Chi è stato il fortunato?

«Prince ha registrato qui il suo Plectrumelectricum con le 3RDEYEGIRL. Come dire di no a un genio? Io ero in tour quindi sono riuscito a tollerare l’invasione di campo».

 

È sempre stato in bilico tra la stravaganza del rocker e la raffinatezza del crooner, ora con l’età che avanza il secondo ha preso il sopravvento?

«Non ancora. Non avrei chiamato Johnny Marr se non avessi bisogno di un suono elettrico e prepotente. Ma adoro anche le ballate, come Lost, con la chitarra di Mark Knopfler. Sono un romantico, la melodia non invecchia, il ritmo sì ».

Grace Kelly di Cecil BeatonGrace Kelly di Cecil Beaton

 

Trova che la scena attuale produca grandi melodie?

«Al contrario, passano anni senza che me ne resti una in mente. L’ultima è stata Empire state of mind di Jay-Z e Alicia Keys, un po’ poco in tre anni. L’ho riascoltata stamattina mentre ero dal dentista, ha funzionato meglio dell’anestesia».

 

Il suo primo idolo è stato Charlie Parker?

frank sinatra con la mogliefrank sinatra con la moglie

«Charlie Parker è ancora il mio idolo. Qualche giorno fa ho suonato alla Massey Hall di Toronto e la prima cosa che mi è venuta in mente è che il 15 maggio del 1953 su quello stesso palcoscenico c’era stato il suo quintetto, con Dizzy Gillespie, Bud Powell, Charles Mingus e Max Roach.

 

Parker faceva una musica rivoluzionaria; io con i Roxy Music volevo fare lo stesso – produrre un suono diverso, unico. Non posso dimenticare l’adrenalina che avevamo in corpo quando con Brian Eno registrammo il primo album».

 

Con Brian è ancora guerra aperta?

«Ma no, ha anche collaborato a Olympia e Frantic. Dovremmo fare qualcosa insieme prima o poi, siamo una combinazione esplosiva. Lui ama il doo-wop, io i Temptations, Frank Sinatra, Billie Holiday, Neil Young e Dylan».

Billie Holiday cool femminile Billie Holiday cool femminile

 

Non ce ne sono più come loro in circolazione.

«Sempre più rari. L’ultima è stata Amy Winehouse. Il nostro mondo si stringe. Soffro quando non trovo più un negozio che amavo e al suo posto vedo una jeanseria o uno Starbucks. Io mi realizzo nella diversità, di lingue, di religioni, di costumi, anche di moneta. Sono un individualista, non posso pensare che prima o poi tutto il pianeta guardi lo stesso show televisivo».