I GIORNI CONTATI DI HITCHENS - LO SCRITTORE ANGLO-AMERICANO, UNICO DIO DEGLI ATEI, RIAPPARE DOPO LE CURE PER IL TUMORE ALL’ESOFAGO CHE LO STA UCCIDENDO - INDEBOLITO MA SEMPRE BRILLANTE, NELL’ULTIMO ANNO HA RICEVUTO PREMI, SCRITTO ARTICOLI, PUBBLICATO UNA MONUMENTALE RACCOLTA DEI SUOI SCRITTI (“ARGUABLY”) - COME JOBS, IL SUO MOTTO È “VIVI TUTTO QUELLO CHE PUOI: NON FARLO È UN ERRORE”, E USA LE PAROLE DEL POETA LARKIN COME TESTAMENTO: “IL NOSTRO QUASI ISTINTO QUASI VERO: QUELLO CHE SOPRAVVIVERÀ DI NOI È L’AMORE”…

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1 - SE LA LOTTA AL TUMORE TRASFORMA IN UN MONACO - IL PIÙ ATEO DEGLI SCRITTORI HITCHENS: DEPRIMERMI SAREBBE UNA SCONFITTA

Michele Farina per il "Corriere della Sera"

Un anno fa gli hanno dato un anno di vita. Christopher Hitchens dice che è stato un anno mica male. Ha vinto il National Magazine Award, pubblicato l'ultima raccolta di saggi («Arguably», Probabilmente), dibattuto con Tony Blair e visitato altri due Stati Usa: «Mi mancano i due Dakota e il Nebraska, anche se non credo che ci andrò a meno che qualcuno a Omaha non se ne esca con una cura contro il cancro a base di etanolo».
L'ultima cura, più tradizionale, l'ha appena finita. Una stanza di ospedale al dodicesimo piano dell'Md Anderson Cancer Center di Houston, libri intorno, un laptop sul tavolino accanto al letto dove continuare a battere articoli.

La settimana scorsa è andato a trovarlo il suo grande amico Martin Amis, di passaggio per un festival letterario messicano. Baci, abbracci, molto affetto, forse un commiato speciale. «Hitch ha un buonumore stupefacente - ha poi raccontato lo scrittore al New York Times -. Questo grande amore per la vita, che gli invidio. È una cosa bizzarra da dire, ma è quasi come un monaco tibetano. Come se fosse diventato religioso».

Affermazione bizzarra, scherzosa. Se non venisse da Amis suonerebbe sacrilega e varrebbe un duello per un ateista convinto e battagliero come Hitch, l'autore di Dio non è grande. Fortuna che, partito Amis, ci hanno pensato quelli dell'Alleanza ateisti d'America (lui la chiama «la tripla A», come il rating massimo in economia) a dargli il premio «Pensatore dell'anno». La prima uscita pubblica dello scrittore dopo mesi. Senza capelli per la chemio, dimagrito, voce più bassa ma la vena di sempre.

Hitchens ha parlato per un'ora in una sala congressi gremita di fan anche se «non sono sicuro che serva un premio del genere». L'ateismo non è qualcosa che si fa, dice Hitch, si è atei e basta. Però bisogna anche promuovere la causa, «specie in Texas dove per legge se non credi in Gesù Cristo non puoi neppure candidarti a sceriffo». Ci è andato anche perché era vicino all'ospedale, perché la data coincideva con il suo arrivo negli Stati Uniti trent'anni fa (ha la cittadinanza dal 2007) e gli piaceva festeggiare così l'anniversario.

L'inglese Christopher Hitchens sta morendo: «Qualunque gara sia la vita, io sono in finale» diceva un anno fa. Oggi più che una maratona sembra uno sprint dei 100 metri. Da luglio si nutre con una cannula nello stomaco e non tocca un goccio di whiskey: «L'aspetto più deprimente è aver perso il gusto - dice Hitchens al New York Times -. È incredibile come riusciamo ad abituarci a certe cose».

Quello che lo terrorizza è poter «perdere la voce. Se puoi parlare, puoi scrivere. Bisogna mantenere il discorso il più immacolato possibile. Scrivere è il mio lavoro, ma è anche la mia vita». E l'idea della morte? «È utile a uno scrittore, ma dovrebbe restare latente. Cerco di non pensarci. Ogni tanto mi dico ok, questa battuta non la faccio. O se devo scegliere tra due argomenti, evito quello più noioso».

L'epigrafe dell'ultima raccolta viene da Gli ambasciatori di Henry James: «Vivi tutto quello che puoi: non farlo è un errore». In questo anno Hitch ha vissuto ogni parola, ogni virgola: «Alcuni di questi articoli sono sta ti scritti con la piena consapevolezza che potevano essere gli ultimi. Sono stato molto contento quando ho finito il saggio su Philip Larkin, perché termina con queste parole: "Il nostro quasi istinto quasi vero: quello che sopravviverà di noi è l'amore". Ricordo che ho pensato: se è il mio ultimo pezzo, questo sono io».

Il maggior rimpianto è non avere l'energia per un altro libro. Gli sono venute nuove idee su George Orwell, il suo eroe. Il monaco ateo «naturalmente» ha avuto «notti di buio nell'anima, ma arrendersi alla depressione sarebbe una sconfitta. Non so perché mi sono ammalato. Forse il fumo, forse i geni. Mio padre è morto per la stessa cosa. Ma non ha senso addentrarsi nel rimorso». Meglio addentrarsi nei libri. Al premio della Tripla A una bambina di 8 anni gli ha chiesto consigli di lettura. Lui alla fine si è seduto con Anne e sua mamma e ha stilato la lista: miti classici, Shakespeare, Dickens, il Racconto di Due città...


2 - UNA VOCE ANCORA VIBRANTE RIFLETTE SULLA MORTALITÀ
Da "The New York Times" -http://nyti.ms/r41rwp

3 - IL VIDEO DEL PREMIO DELL'ASSOCIAZIONE DEGLI ATEI AMERICANI
Da "The New Statesman"
http://bit.ly/qJqdtA

4 - IL SAGGIO DI HITCHENS SU PHILIP LARKIN
Da "The Atlantic" - http://bit.ly/qhHdOs

 

arguably DI CHRISTOPHER HITCHENS EDIZIONE AMERICANA CHRISTOPHER HITCHENS arguably DI CHRISTOPER HITCHENS EDIZIONE INGLESE CHRISTOPHER HITCHENS ALL USCITA DALL OSPEDALE IN TEXAS CRISTOPHER HITCHENS PHILIP LARKIN AL MARE chris hitchens