1- LA FOTOGRAFIA DELL’EUROPEO: UNA STATUA NUDA E FORZUTA IN MEZZO ALL’AREA, A MUSCOLI SCOLPITI, LE BRACCIA NELLA POSA DI BOLT, DI HULK, UNA FIEREZZA CATTIVA NELLO SGUARDO CHE PERÒ È ANCHE TEATRO, SPETTACOLO POP. MARIO, UN SIMBOLO DEI TEMPI 2- L’IRRESISTIBILE MARIO: MAMMONE E CRESTA DA PUNK! “LA SERATA PIÙ BELLA DELLA MIA VITA, ORA PERÒ NE VOGLIO UNA ANCHE MIGLIORE. I GOL SONO PER LA MIA MAMMA, ERA QUI IN TRIBUNA. IN FINALE VIENE ANCHE PAPÀ, COSÌ MAGARI NE SEGNO QUATTRO. I COMPAGNI NON SI SONO MICA ARRABBIATI PER LO SPOGLIARELLO, È CHE MI INVIDIANO IL FISICO” 3- GUARDANDO MARIO, È UN PO’ COME VEDERE TUTTI I BAMBINI E I RAGAZZINI DI COLORE CHE VANNO NEI NOSTRI ASILI, ALLE ELEMENTARI, AL LICEO, A NUOTO, A BASKET, E CHIEDONO SOLO DI ESSERE ITALIANI ANCHE PER LA LEGGE. FORSE, DA OGGI SARÀ UN PO’ MENO DIFFICILE ANCHE PER LORO. PROVERANNO CON ORGOGLIO A ESSERE BALOTELLI, PERCHÉ UN PO’ LO SONO GIÀ

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VIDEO-L'ABBRACCIO TRA BALOTELLI E LA MAMMA; http://video.corriere.it/italia-germania-abbraccio-balotelli-madre/dced7f56-c1ba-11e1-8b65-125b10ae7983

Maurizio Crosetti per "la Repubblica"

Calciatore in Inghilterra e con addosso una maglia azzurra. Supermario Balotelli, una doppietta ai tedeschi, una statua nuda e forzuta in mezzo all'area, una fierezza cattiva nello sguardo che però è anche teatro, spettacolo pop. Mario, un simbolo dei tempi. «La serata più bella della mia vita, ora però ne voglio una anche migliore. I gol sono per la mia mamma, era qui in tribuna. In finale viene anche papà, così magari ne segno quattro. I compagni non si sono mica arrabbiati per lo spogliarello, è che mi invidiano il fisico». Sarà da ingenui, però Balotelli che abbraccia la sua mamma italiana fa pensare che un mondo migliore è possibile.

La notte dell'italianissimo ragazzo nero racconta soprattutto una storia di cambiamento. È come se le sue reti spavalde e sfrontate, il centravanti con il cuore da bambino discolo le avesse segnate anche a nome di tutti i "g2", gli italiani di seconda generazione costretti ad aspettare i tempi feroci della Bossi-Fini, quelli che dopo avere compiuto 18 anni devono farsi le code in questura per il rinnovo del permesso di soggiorno e passaporto, e magari neppure glieli danno.

Ragazzi nati in Italia, iscritti nelle nostre scuole, pieni zeppi del bene e del male che è la nostra cultura contemporanea globalizzata, ma non ancora italiani per lo Stato, per colpa di una legge troppo restrittiva sulla cittadinanza (l'ha detto anche Napolitano), persone col divieto di iscriversi agli ordini professionali e l'impossibilità di fare esami per i concorsi pubblici, o di praticare sport in squadre nazionali. Se non ti chiami Balotelli, non è tanto facile dimostrare che esisti. E se ti chiami Balotelli, diranno comunque che sei strano, bizzarro, mezzo matto, inaffidabile. «Resto al Manchester City, non torno in Italia. Alla fine avevo i crampi, ero un po' stanco. Il mio primo obiettivo? Divertirmi».

Mario ha segnato due volte, poi si è scattato da solo la fotografia dell'Europeo: lui senza maglia, a muscoli scolpiti, le braccia nella posa del forzuto, di Bolt, di Hulk, gli occhi come la prora di una nave rompighiaccio. Ha alzato la cresta, la sua cresta d'oro, ma stavolta senza paturnie. Senza addormentarsi sul pallone come contro la Spagna. Senza insultare l'universo mondo come contro l'Irlanda. Contro i verdi del Trap aveva segnato meravigliosamente, in rovesciata, poi aveva infilato il rigore più velenoso, il primo della serie contro gli inglesi. Cose da lui.

«E adesso la Spagna, siamo gli unici ad averle segnato un gol». Dopo "il discorso della Nutella", nulla è stato come prima. L'italianissimo ragazzo nero ha spiegato che non bisogna dargli del viziato, del Peter Pan bighellone, ricco e strafottente: «Sono un uomo». Tre parole per dire tutto.

Poi, però, bisogna dimostrarlo, altrimenti il mondo sarebbe pieno di veri uomini e così non è: col diritto, comunque, di rimanere ragazzi finché è giusto, con le inquietudini della crescita e le fragilità di chi è nato Barwuah, ed è diventato Balotelli attraversando una selva di sguardi obliqui e scettici. La sua solitudine, prima nelle strade delle partitelle di pallone, poi sulla pista scivolosa del grande calcio con tutte le falsità, le contraddizioni e i tranelli, Mario se l'è caricata sulle spalle muscolose.

E via così, contro tutto e tutti. Libero di non piacere, di sbagliare tanto, fino ad arrivare a questa notte polacca piena di gioia, moscerini e pelle nuda sotto i riflettori. Libero di essere se stesso anche a nome di chi non può, anche se vorrebbe. Il ragazzo che si chiama Italia, il centravanti forte e temerario, il guascone postmoderno che si mette in tasca tutta la tracotanza tedesca.

Guardando Mario, è un po' come vedere tutti i bambini e i ragazzini di colore che vanno nei nostri asili, alle elementari, al liceo, a nuoto, a basket, e chiedono solo di essere italiani anche per la legge. Forse, da oggi sarà un po' meno difficile anche per loro. Proveranno con orgoglio a essere Balotelli, perché un po' lo sono già.

 

balotelli abbraccia la mammaMARIO BALOTELLI CONTRO LINGHILTERRA jpegMARIO BALOTELLI CONTRO LINGHILTERRA jpegBALOTELLI E HART BALOTELLI PENALTYBALOTELLIBALOTELLI BALOTELLI