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“ZUCKERBERG VESTE DA BORSEGGIATORE E MUSK GIRA CON IL BERRETTO. AI MIEI TEMPI CHI INDOSSAVA IL CAPPELLO IN MACCHINA ERA UN BEDUINO” - L'IMPRENDITORE FIORENTINO GADDO DELLA GHERARDESCA PRONIPOTE DEL CONTE UGOLINO (PROTAGONISTA DEL CANTO XXIII DELL’INFERNO): “UNA VOLTA MI HANNO FATTO I COMPLIMENTI PER LA COPERTINA DI 'CAPITAL'. HO RISPOSTO CHE NON POTEVO DARMI ARIE, I MIEI ANTENATI STAVANO SULLA DIVINA COMMEDIA" – E POI MASTROIANNI, JAGGER, CLOONEY, LA EX SARAH FERGUSON (“SIAMO ANCORA MOLTO AMICI”) E UNO DEI SUOI SCHERZI MEMORABILI: “IL CALENDARIO PISELLI. FACCIO PARTE DELL’ORDINE ALATO DEI CIALTRONI DELL’OCA…”
Michela Proietti per corriere.it - Estratti
Conte Gaddo della Gherardesca, nato a Firenze ma con la Maremma nel cuore. Imprenditore e pronipote del Conte Ugolino, Canto XXIII dell’Inferno.
«Tutto vero. Una volta mi hanno fatto i complimenti per la copertina di Capital. Ho risposto che non potevo darmi arie, i miei antenati stavano sulla Divina Commedia».
L’ha letta tutta?
«La bocca sollevò dal fiero pasto quel peccator... Ma questa è facile. Il mio canto preferito è quello di Ulisse. Io e ’ compagni eravam vecchi e tardi, quando venimmo a quella foce stretta... Le colonne d’Ercole, che fascino».
Con Ugolino ci ha campato di rendita...
«Sono amico di Pier Alvise Serego, discendente degli Alighieri. Gli dico: “Piero, di fatture non se ne parla più, chi ha dato ha dato...”. Abbiamo avuto Dante come pr e non abbiamo pagato».
(...)
Ai tempi di una volta che cosa succedeva?
«C’erano i balli in frac a Palazzo Colonna o a Villa Albani Torlonia. Oggi fa figo cenare allo stellato e la gente va alla Scala in jeans: Mark Zuckerberg è vestito come un borseggiatore e Musk gira con il berretto. Ai miei tempi chi indossava il cappello in macchina era un beduino».
Altri esempi di non stile.
«Mia sorella Sibilla ha scritto un libriccino “Non si dice piacere”. Come non si dice buon appetito: se uno è a tavola si presume che abbia fame. La gente urla e parla insieme. Una volta ho domandato: “Tra di voi chi ascolta?”. Odio la sovrapposizione, infatti non vado ai talk show».
Lei non alza mai la voce?
«Con i compagni di collegio ci siamo rivisti già anziani all’Harry’s Bar di Venezia. È arrivato Arrigo Cipriani a dirci: “Non fate chiasso”. Siamo vissuti in goliardia, condividendo esperienze dure».
Chi erano i compagni?
«Lupo e Cristiano Rattazzi, Costantino Ruspoli e molti altri: quello che ti distingueva era la capacità di sopravvivenza, non esistevano altri segni distintivi. Abolire la leva è stato un danno: insegnava l’umiltà ai galli di strada».
Gli anni dell’Università.
«Nel 1968 mi sono iscritto alla Bocconi, ma ero disattento. Con i miei amici avevamo una casa in via dei Piatti, Enzo Tortora stava al piano sotto: se lo vedevamo arrivare con una signorina lo chiamavamo al telefono interrompendo qualsiasi appuntamento».
Stile «Amici miei».
«Uscivamo alle 3 di notte dal Nephenta e con i blazer ci mettevano in viaggio per andare a sciare a Verbier. Il frigo era così vuoto che se lo aprivi faceva l’eco. Poi a 29 anni, per arginare il nervosismo montante di mio padre, mi sono trovato un lavoro rispondendo a un annuncio sul Corriere della Sera. Dopo qualche anno me ne sono andato ringraziando: non sentivo l’aria tra i capelli, non c’era avventura».
Si è buttato nel mondo della pubblicità.
«Nel 1994 ho iniziato la mia avventura in Prs con Alfredo Bernardini de Pace, che prosegue tuttora. Cesare Romiti ci definì il Gaddo e la Volpe. Ci alzavamo la mattina presto e andavamo a letto tardi, avendo altro oltre al lavoro».
Il conte playboy.
«Cito Gianni Agnelli: non parlo di donne, ma con le donne. Le donne ti compensano: la mia compagna Lisa e mia figlia mi fanno uscire dal credo isolato».
Non parla neppure della sua ex Sarah Ferguson.
«Siamo ancora molto amici, anche se ci vediamo poco perché non vado in Inghilterra: mostrare il passaporto in un Paese europeo mi irrita».
(...)
E il vino?
«Ho sempre detto con snobismo che gli Antinori e gli Incisa, dei quali sono parente, facevano il vino e io lo bevevo. Oggi faccio il mio: il rosso si chiama Gaddo, con estremo culto della personalità».
Lei è presidente del circolo milanese il Clubino.
«Essendo toscano l’onore di presiedere un club milanese è pari a quello di un pizzaiolo egiziano che riceva l’Ambrogino d’Oro».
Perché iscriversi a un club?
«Fare parte di un gruppo di amici, ricreare casa. I miei nonni avevano cinquemila ospiti all’anno, chi si è “fatto” negli ultimi dieci anni e non ha relazioni, come fa a crearsele?».
Quali ospiti illustri avete avuto a Castagneto?
«Da Mastroianni a Mick Jagger ai reali. George Clooney ha scritto: “Best trip ever, great house, great people”. Il nonno quando arrivavano i ringraziamenti pensava a come diminuiva il patrimonio a furia di ospitare».
Dice pranzo o cena?
«Prima colazione, seconda colazione e se la cena è importante pranzo. Una volta un ospite da noi ha preso l’intero vassoio che gli porgeva il cameriere. Era abituato a piatti sporzionati: un’assurdità perché sei obbligato a mangiare anche quello che non ti va».
La cosa più cafona oggi?
«Le stramacchine, gli straorologi, le straf... Gli inglesi facevano indossare prima le scarpe ai camerieri».
Il telefono a tavola?
«Se rimando di rispondere di mezz’ora cosa cambia? Però richiamo sempre: l’ho imparato dagli amici Gabriele Galateri, Paolo Scaroni e Maurizio Tamagnini. Persone tutte molto impegnate. È il parvenu che si fa desiderare».
Marco Fanfani Massimo Vitta Zelman Gaddo della Gherardesca Lanfranco Li Cauli_@GretaGandini
L’eleganza maschile.
«È fatta di armonia. Ricordo cosa scrisse Indro Montanelli su Nicolò Antinori alla sua morte: era così elegante che i suoi abiti sembravano essere nati con lui».
Un uomo elegante.
«Marco Tronchetti Provera ha il phisique du role. E anche Marco Gastel».
La polemica sulla polo a tre bottoni di Zelensky davanti a Trump?
«Era la divisa di un uomo in guerra: non si può criticare. Siamo arrivati alla frutta: un presidente di uno Stato che tratta così un suo ospite. Puoi farlo in un bar ma non nello Studio Ovale. E pensare che ci facevano le copertine su Berlusconi».
Giorgia Meloni le piace?
«È il primo politico italiano dal 1949 che non avendo scheletri è pericolosa per gli avversari».
Il politically correct.
«Una rottura di cog... il peggio. Ipocrisia lanosa».
Uno dei suoi scherzi memorabili.
«Il Calendario Piselli. Faccio parte dell’Ordine alato dei cialtroni dell’oca, fondato da un gruppo di cremaschi: ci siamo detti “ora ci spogliamo noi”. Era il luglio del 2000, abbiamo noleggiato le macchine del cinema per la neve...».
È credente?
«Sì, ma poco praticante. Ho 75 anni e penso al dopo: la cosa che mi secca è che non è un film che si riavvolge».
In quale Girone andrà?
«Per l’impegno profuso e l’aiuto dato penso in Paradiso. Se poi conta qualche moccolo e qualche avventura galante, forse mi toccherà fare un passaggio veloce in Purgatorio».
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