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"CONTINUARE A SUONARE SENZA ARMATURA? POTREMMO, MA QUANDO SEI DIVENTATO CIÒ CHE SIAMO DIVENTATI NOI, MEGLIO SMETTERE DA CAMPIONI" - GENE SIMMONS, IL CANTANTE E BASSISTA DEI KISS, PARLA DEL "END OF THE ROAD TOUR", L'ULTIMO TOUR DELLA LEGGENDARIA BAND PRIMA DI APPENDERE LE BORCHIE AL CHIODO - "AMO VEDERE ANCORA SUL PALCO ALLA LORO ETÀ MICK JAGGER E KEITH RICHARDS, MA SONO SICURO CHE SE VESTISSERO IL PESO CHE SOPPORTO IO, SI SCHIANTEREBBERO DOPO MEZZ' ORA"  - "NON VOGLIO NEANCHE PIÙ PRODURRE E REGISTRARE DISCHI. OGGI LA GENTE RUBA LA MUSICA, L'ASCOLTANO IN STREAMING. I KISS NON FANNO MUSICA PER BENEFICENZA…"

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Carlo Moretti per “Robinson - la Repubblica”

 

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Sono il ragazzo più fortunato del mondo», dice il cantante dei Kiss Gene Simmons. «Ne vedo pochi in giro che riescono ancora a tenere ferma la mano come faccio io a 72 anni», aggiunge inquadrandosi improvvisamente immobile nella telecamera che ci collega tra Los Angeles e Roma.

 

«Ora mi faccia vedere come tiene la sua», intima con l'aria di sfida di un ragazzino. Demon, come Simmons si fa chiamare nell'iconica band dei quattro musicisti mascherati, ha vissuto ai massimi vertici nell'Olimpo del rock, alla guida di un gruppo da più di 75 milioni di album: è lui il demone dalla lingua rettiliana, venti centimetri esibiti a ogni concerto.

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Quest' anno, dopo 50 anni di show, i Kiss terranno quello che viene annunciato come il loro ultimo tour mondiale, l'"End of the road tour" targato Live Nation, e l'11 luglio saranno all'Arena di Verona. Poi basta borchie e stivaloni con le zeppe: «Devo sopportare quasi venti chili di armatura ogni sera e tenermi in equilibrio su venti centimetri di tacchi», spiega Simmons.

 

«Amo vedere ancora sul palco alla loro età Mick Jagger, Keith Richards e Bono, ma sono sicuro che, così magrolini, se vestissero il peso che sopporto io, si schianterebbero dopo solo mezz' ora di concerto».

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Sarà davvero il vostro ultimo tour?

«Certamente e non perché ci preoccupi il numero dei nostri anni ma per l'impatto di ciò che facciamo sul nostro fisico. Siamo la band che lavora più duro, normale che uno desideri fermarsi prima dei 75 anni. Questo almeno se suoni nei Kiss. Prendi gli Stones: se sei Keith Richards puoi curarti il look, suonare tranquillo nelle tue comode scarpe da ginnastica, e puoi star sicuro che il tuo cuore non inizierà a battere come un pazzo».

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Potreste suonare senza armature, come avete fatto negli anni 90.

«Sì, potremmo, ma quando sei diventato ciò che siamo diventati noi, meglio smettere da campioni».

 

Vi fermerete pure con gli album?

«Sì, non voglio più produrre e registrare dischi. Parliamoci chiaro, oggi la gente ruba la musica, l'ascoltano in streaming. I Kiss non fanno musica per beneficenza, ne abbiamo fatta tanta di beneficenza ma nella musica lavoriamo duro e vogliamo essere pagati. Ora invece arrivano questi ragazzini del college a dirci che abbiamo fatto abbastanza soldi e non ci dovremmo preoccupare di guadagnarne altri. I Kiss hanno sempre fatto concerti di qualità a biglietti bassi, con più contenuti di qualunque altro artista in circolazione. Ora basta: potrà succedere di scrivere una nuova canzone, ma di un nuovo album proprio non se ne parla».

 

Cosa sarà del Kiss Army, l'esercito di vostri fan?

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«Potranno continuare a seguirci nelle nostre nuove incarnazioni e iniziative: stiamo per aprire il Kiss Museum in un hotel di Las Vegas, poi ci sono le Kiss Kruises, le nostre crociere annuali: quest' anno sarà l'undicesima, viaggeremo tra la California e il Messico. Ci sono in cantiere un film e un cartone animato. Ma i Kiss dei tour con gli effetti speciali non esisteranno più. Bye bye. Tutto ha una fine e come finisci è tanto importante quanto come inizi».

 

Nei concerti di questo tour lei sputerà ancora fiamme sul palco?

«Certamente, ad ogni show. Come sempre».

 

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Avrà certo imparato a non darsi fuoco ai capelli come le è accaduto.

«Sto ancora imparando. A parte gli scherzi, quello che facciamo sul palco è veramente pericoloso, non consiglierei mai a Bono di sputare fiamme e neanche a Mick Jagger. Ho usato kerosene, benzina, ultimamente olio per lampade, se per errore inghiotti una di queste sostanze rischi moltissimo».

 

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Mentre le altre rockstar rischiavano per le droghe lei rischiava per il kerosene.

«Sì, ma mi pagavano per farlo. La gente beve e si introduce nel corpo cose schifose, io vado avanti con la mia limonata».

 

Racconta con orgoglio di non essersi mai sballato né di aver bevuto alcolici. Come si resiste alle tentazioni, nel circo del rock?

«Molto semplice, basta dire di no. Per me le tentazioni nella vita rock' n'roll erano le ragazze, non la droga. Non ho mai visto nella mia vita uno sballato o un ubriaco diventare più ricco o più intelligente, correre più veloce o avere uno shmeckle più grande (shmeckle è la parola ashkenhazita per il pene, Simmons è nato in Israele ed emigrò negli Usa a 8 anni con la madre ungherese, ndr)».

 

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Perché nel recente doc "Kiss story" mancavano gli ex Peter Criss e Ace Frehley?

 «Li ho chiamati al telefono, entrambi, li ho implorati di esserci ma hanno risposto di no. Pensano, specialmente Peter, di essere delle vittime ma sono loro gli unici colpevoli: l'alcol, la droga e il loro comportamento non professionale, sono queste le tre cose che li hanno sbattuti fuori della band. A sentire loro la colpa è sempre di qualcun altro. Peter e Ace continuano a prendere la decisione sbagliata: Kiss story è un buon documentario e se loro due avessero partecipato sarebbe stato anche meglio».

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