DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Estratto dell’articolo di Anna Gandolfi per www.corriere.it
Giorgio Mastrota arriva in viale Argonne spaccando il minuto. Lo studio di registrazione è prenotato per le 11: quando si presenta ha già — nell’ordine — accompagnato un figlio all’asilo, una a scuola, fatto colazione con quello prossimo alla laurea, ripassato i testi degli spot e macinato la strada Bormio-Milano. Perché la sua casa oggi è in Valtellina. «E rifarò i chilometri al contrario questa sera».
[…] non ama più la televisione?
«Mi piace però ho dato. A 60 anni voglio stare con i miei figli, mia moglie, fare sport e respirare aria buona».
[…]
Quindi non è fuga dalla metropoli.
«A 40 anni c’erano le serate, il divertimento, la notorietà. Adesso voglio questo: con gli spot detto i tempi, con i programmi non potrei».
[…] Lei è stato «Il più bello d’Italia», conduttore, protagonista di fotoromanzi, attore. Poi, «il re delle televendite».
«Quanto si era arrabbiato Mike Bongiorno quando aveva letto questa definizione su un giornale...».
E comunque vende ancora.
«Da 34 anni più o meno. Le prime telepromozioni sono andate in onda durante Il gioco delle coppie. Il conduttore chiacchierava con i patron delle aziende. Giacomo Commendatore, di Eminflex, l’ho incontrato così: da allora sono un’enciclopedia sui materassi. Lo sapete che si passa un terzo della vita su un materasso?».
[…] Le televendite per lei sono mai state un ripiego?
«C’è stato un momento in cui avrei fatto volentieri altro».
Racconti.
«Lo spettacolo ti porta alle stelle, poi ti butta giù. Io, con il mio bel ciuffo, negli anni Novanta ero celebre per i fotoromanzi mi davano 100 mila lire al giorno quando da maestro di tennis ne prendevo 4 mila, facevo le soap con Grecia Colmenares, conducevo. Ho conosciuto Natalia (Estrada, la showgirl spagnola è stata la sua prima moglie) ed eravamo ovunque, poi intorno al 1995-96 lei ha iniziato a essere chiamata sempre di più e io sempre meno.
C’è stato uno switch. Mi pesava. In quel momento le televendite da interne ai programmi, fatte dal conduttore, sono passate all’esterno. Nasce Aspettando Beautiful e mi chiedono: lo fai tu? Certo, avrei fatto altro ma quello era ciò che mi proponevano e ho accettato. Gli impegni sono cresciuti. Lo stipendio è più costante e più sicuro».
Quasi quasi, sirene del posto fisso.
«Mica tanto. Se sparisci ti rimpiazzano. Ecco perché quando mi hanno chiamato per i reality — Grande Fratello vip, l’Isola dei famosi — ho risposto: niente, io devo lavorare. Il primo no è del 2001: mi offrivano Furore, la notorietà sarebbe durata un anno poi chissà. Nel frattempo avrebbero dato le pubblicità ad altri. Io ho fatto la mia scelta».
[…] Tuttavia la si vede ancora negli show.
«Per una puntata con la Gialappa’s ho preso in tutto 500 euro fatturati ma mi sono divertito un mondo. Qualche mese fa a Tale e quale show ho detto no: voleva dire stare via da casa troppo a lungo».
natalia estrada giorgio mastrota
[…] Floribeth è sua moglie dal 2022.
«Ho quattro figli con tre mamme, e due nipotini».
Nota biografica: con Natalia Estrada, dopo le nozze nel 1992, Giorgio Mastrota è diventato papà di Natalia jr (nata nel 1995) che gli ha dato i nipotini Marlo (2017) e Sasha (2020); dal legame con la fotomodella brasiliana Carolina Barbosa nel 2000 è nato Federico mentre con Floribeth, costaricana, sono genitori di Matilde (2013) e Leonardo (2017). «Leonardo, il mio piccolo, a sei mesi è diventato zio di Marlo». Altra curiosità: le mamme sono tutte classe 1972.
[…] Con Natalia Estrada siete stati una coppia da copertina.
«Tanto che la nostra separazione è finita sui tg. Ero frastornato. Oggi non facciamo il Natale insieme però i rapporti sono buoni: due anni fa Amadeus la voleva a Sanremo, chiese a me di fare da tramite. Poi lei disse no».
Prima di approdare in televisione Giorgio Mastrota cosa faceva?
«Scienze politiche in Statale a Milano. Ho dato tutti gli esami ma non la tesi perché iniziavano a chiamarmi per i fotoromanzi. Ho pensato di riprendere gli studi e laurearmi quando ho avuto la fase di crisi, avevo già il tema: l’inquadramento giuridico delle televendite nel sistema americano. Solo che quando questo docente molto noto (non dirò il nome) mi ha ricevuto, anziché della mia tesi ha iniziato a parlare di spettacolo, a chiedere di Sabrina Salerno. Sono restato male. Adios».
[…] Quanti materassi ha venduto?
«Un milione, forse due».
Nella sua carriera quarantennale ha conosciuto molti volti noti. Un aneddoto su Mike.
«Inarrivabile. Quando si è arrabbiato perché di me un giornale aveva scritto “Re delle televendite”, io sono andato in camerino: “Mike, io non sono il re. Tu però senza dubbio sei l’imperatore”. Dovevamo stare nei tre minuti di girato ma lui non se ne curava e raccontava per dieci: era unico».
Gerry Scotti.
«Ci vedevamo tutti a Segrate. Lui mi prendeva in giro ripetendo: se non ci fossi stato io in tv tu avresti fatto tante cose».
Roberto da Crema, il Baffo.
«Ho imparato da lui quanto è importante l’uso della voce. Diceva di aver capito che vendeva di più se la alzava».
Wanna Marchi.
«All’inizio promuoveva lo scioglipancia, una crema valida che poi abbiamo venduto anche io e Natalia. Mi sono impegnato molto per fare capire che le sue, quando ha preso la strada sbagliata, non erano televendite. Ha molto rovinato la nostra piazza».
Gianfranco Funari.
«Il mentore delle origini. Mi ha notato e portato in tv. Spiegava, in romanesco: Giorgio, se io e te parliamo di cacca facciamo il 40% di ascolti. Però è meglio fermarsi al 15%».
[…] A social come andiamo?
«Su Instagram ho una pagina inventata da mio figlio e dedicata — lo giuro — al mio pollice. Una specie di rivincita: è così brutto che nei fotoromanzi me lo facevano nascondere, ora invece lo fotografo su molti sfondi. Poco tempo fa è arrivata un’agenzia che ha proposto di inventarmi qualche gag dicendo che si potevano “capitalizzare”. In effetti si è fatta avanti un’azienda di saponi proponendo di fare contenuti per loro».
[…] Silvio Berlusconi l’ha incontrato?
«Il presidente, certo che sì. Gli devo molto. Quando sono arrivato negli studi, da ragazzo, mi dissero: qui in onda non vanno barbe e teste pelate. Era la regola aurea negli anni 80. Sulla barba resto allineato, sui capelli mi gioco il bonus fedeltà».
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