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Marco Giusti per Dagospia
Benvenuti a casa mia di Philippe de Chauveron
Giusto adesso. Eccolo il film per questi tempi duri di vittoria delle destre e del crollo della sinistra in cachemire. Pura satira contro i bobo, cioè i borghesi ricchi e di sinistra che difendono zingari e immigrati. Da noi, oggi, sono gli abitanti di Prati e dei Parioli, diventate roccaforti piddì in tanto sfacelo.
Non a caso in Francia è cresciuta la polemica contro questo pur divertentissimo e scatenato Benvenuti a casa mia diretto da Philippe de Chauveron con Christian Clavier, il più popolare comico francese, nonché grande amico di Sarkozy, e Ary Abittan, altro popolarissimo comico francese di origine maghrebine che qui interpreta un buffo rom.
Le accuse, ovviamente, sono quelle di razzismo, di politicamente scorretto. Questo non ha affatto impedito al film di incassare una barca di soldi, come già è capitato negli anni a altri film diretti da Chauveron e interpretati da Clavier e Abittan, come Qu’est-ce qu’on a fait au Bon Dieu?, del quale si è appena girato il sequel.
Diciamo che il personaggio interpretato da Clavier, Jean-Etienne Fougerole, è un intellettuale di sinistra di grandi vedute liberali e progressiste, con moglie artisticoide, Daphné, Elsa Zylberstein, che vorrebbe adoperare la monnezza alla Ai Weiwei, ma anche una giovane amante tra le studentesse del suo corso.
Fougerole, che abita in una bella villa con giardino e cameriere indiano perfetto, ha appena scritto un fondamentale libro acchiappa-lettori dove spiega le sue vedute su come la Francia dovrebbe accogliere immigrati e minoranze etniche, “A braccia aperte”, infatti, come si intitola il suo libro. Nel corso di una trasmissione tv più alla Lilli Gruber che alla Augias, Fougerole si scontro con uno scrittore di destra che lo accusa di ipocrisia.
Parla tanto, ma non ospiterebbe mai degli zingari a casa sua. Sull’onda emotiva Fougerole si lascia sfuggire che gli accetterebbe a braccia aperte. Detto fatto, piombano davanti alla sua villa una tipica famigliola di zingari capitanata da certo Babik, Ary Abittan, e da un francese lestofante di Marsiglia, travestito da zingari, Cyril Leconte. Quel che accade si può ben immaginare.
Pura pochade. Benissimo scritta e interpretata, con Clavier, perfettamente doppiato da Giancarlo Magalli, che si lancia nell’imitazione dell’intellettuale francese di sinistra, il bobo, appunto, come nessun italiano potrebbe mai fare (forse Antonio Albanese? forse Christian De Sica?). Nello scontro amore-odio con Babik c’è la forza del film. Inutile dire che è già stato comprato in Italia per farne un remake. Fa ridere, questo è certo. Ma non è affatto un film di sinistra. Bobo italiani astenersi. In sala da giovedì 8 marzo.
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