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Marco Giusti per Dagospia
Sopravvissuto – The Martian di Ridley Scott
Beh, quando il bellissimo capitano dello spazio Jessica Chastain sorridendo si riprende Matt Damon, il suo uomo abbandonato su Marte per un anno e mezzo, sopravvissuto mangiando patate, non si rimane indifferenti. Davvero, non so se questo Sopravvissuto – The Martian, che Ridley Scott ha diretto a partire da un romanzo di Andy Weir e da una bella sceneggiatura di Drew Goddard, uno degli autori di Lost e regista del notevole The Cabin in the Woods, sia il suo miglior film degli ultimi anni, come sostengono in tanti.
Di certo non ha né la forza del vecchio Alien né la mosceria di Prometeus, ma è ben costruito con colpi di scena e personaggi da far muovere sulla terra per non farci addormentare troppo sulle poltrone.
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Nessuno avrebbe retto oggi tutto un film con il Robinson su Marte, come fece il geniale Byron Haskin tanti anni fa costruendo uno dei suoi capolavori, appunto Robinson on Mars, così Scott muove bene le sue pedine su piani diversi, ma non abbandona certo lo spettatore a se stesso. Matt Damon, il pilota che non molla che riesce a sopravvivere sul pianeta rosso, ricostruito in Giordania, i suoi compagni sull’astronave Hermes, capitanata da Jessica Chastain che non si dà pace di aver abbandonato un suo uomo, ritenuto morto, su Marte, e gli uomini della Nasa sulla terra, tutti grandi attori come Sean Bean, Jeff Daniels, Chiwetel Ejofor, che cecano di stabilire contatti con lui e di trovare il modo per riportarlo a casa.
Se in Everest quello che contava era arrivare in vetta, al di là del rimanerci stecchiti, in Sopravvissuto, l’importante è “Bring Him Home”, come recitano le frasi di lancio americane, riportare a casa Matt Damon. E non potrà farlo che una donna, quella che lo ha perso. Non si può sapere cosa ne avrebbe fatto di un film simile Drew Goddard, che in un primo tempo avrebbe dovuto anche dirigerlo, sempre con Matt Damon protagonista. Ridley Scott, da produttore e da regista, in un progetto già in corsa, ma ci porta dentro un’esperienza spaventosa di macchina cinematografica che probabilmente Goddard non possiede.
E il film, certo, si vede con gran piacevolezza. Ma, alla fine, non è tanto un’avventura nello spazio. E’ davvero un ritorno a casa, un po’ sulla linea di Gravity, anche se un po’ meno tromboneggiante. Gran cast, da Matt Damon a Jessica Chastain, una sorta di Sigourney Weaver del 2000, da Chiwetel Ejofor a Michael Pena, ormai presenza fissa nel nuovo cinema americano, da Sean Bean a Jeff Daniesl.
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Un po’ assurdo l’arrivo dei cinesi, messo lì solo per dovere di mercato e di coproduzione, penso. Hanno un bel ruolo anche la disco music degli anni ’80 e, soprattutto, “Starman” di David Bowie. Da vedere. In sala da giovedì 1 ottobre.
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