IL CINEMA DEI GIUSTI - “PADDINGTON”, UN ORSETTO CIVILIZZATO MA PASTICCIONE CHE SFIDA ELFI E PUPAZZI DISNEY USCENDO IL GIORNO DI NATALE. UN TRIONFO DI BUONI SENTIMENTI E DI ELEGANZA

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Marco Giusti per Dagospia

 

Paddington di Paul King

 

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Riuscirà un orsetto civilizzato ma pasticcione a farsi largo tra nani, elfi e pupazzi gonfiabili giganti uscendo il 25 dicembre? Chissà? Certo questo Paddington il film, diretto da Paul King e prodotto dal David Heyman di Harry Potter è una delizia. Non solo non tradisce lo spirito del personaggio e della serie di libretti che fecero miliardario il suo autore, Michael Bond (30 milioni di copie vendute in tutto il mondo!).

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Non solo non tradisce la Londra della classe media descritta così bene da Michael Bond, il quartiere di Paddington, la sua stazione, le case attorno a Notting Hill e a Maida Vale, i tanti Mr e Mrs Brown che abitano al 32 di Windsor Gardens. Ma soprattutto non tradisce il nostro orsetto preferito, che viene dal “darkest Peru”, educato così bene dallo zio Pastusio e dalla zia Lucy, che arriva alla stazione di Paddington, è per questo che si chiamerà così, con solo un vecchio cappello rosso in testa e un bigliettino: “Please look after this bear. Thank You”, “Prego, abbiate cura di questo orsetto. Grazie”.

 

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Ecco, credo che David Heyman, che ha pensato al progetto dal 2007 e lo ha trattato come fosse un personaggio di Harry Potter, che Paul King, regista esperto di serie tv inglesi, che lo sceneggiatore Hamish McColl che ci ha lavorato quasi dieci anni, l’animatore Pablo Grillo, che lo ha reso così umano, ma anche vero peluche extracomunitario, che sia la voce inglese Ben Whisham che quella italiana, perfetta, di Francesco Mandelli, si siano davvero presa grandissima cura dell’orsetto e ce lo abbiano consegnato sullo schermo col massimo rispetto per i piccoli lettori di un tempo e per i piccoli lettori e spettatori di oggi. Una meraviglia.

 

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Inoltre circondato da personaggi e voci incredibili del cinema e della tv inglese. I signori Brown, che portano a casa Paddington, sono l’Hugh Bonneville di Downtown Abbey e la Sally Hawkins di Blue Jasmin, dalla saga di Harry Potter ci arrivano le voci degli zii orsi, Michael Gambon e Imelda Staunton, ci arriva il buffo Jim Broadbent nei panni di Mr Gruber, profugo ungherese, anche lui arrivato alla stazione di Paddington con un bigliettino al collo come tanti bambini durante la Seconda Guerra Mondiale.

 

E, in fondo, cosa è Paddington, se non un profugo in cerca di una casa e di affetto? Per gli inglesi del 1958, l’anno di nascita del personaggio di Michael Bond, era ancora vivo il ricordo dei bambini arrivati dall’Europa in fuga dal nazismo che vennero cresciuti dalla famiglie inglesi nel decennio precedente, oggi Paddington diventa l’immagine di un piccolo extracomunitario che ha bisogno di solidarietà e di una casa in un paese in preda al delirio del capitalismo londinese. Pure Grayson Perry ha scritto che la Londra di oggi, città per troppo ricchi, sprofonderà nel nulla se non recupererà le sue forze più vive dalle classi più disagiate. 

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Andate alla stazione di Paddington oggi. Troverete la statua dell’orsetto, è vero, ma solo in parte è rimasto il vecchio quartiere descritto da Michael Bond. Invece questo film, anche se è ambientato oggi, cerca di riportarci allo spirito più sano dell’Inghilterra degli anni ’60 descritta da Bond. Ci riporta anche l’immagine dell’orsetto come era disegnato da Peggy Fortnum nei primi libri della saga. Quindi senza gli stivaloni Wellington che indossano tutti  i pupazzi dell’orsetto che trovate ovunque a Londra, col cappello di feltro e il giubbotto blu o rosso, perché a Londra piove sempre, si sa.

 

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Nelle scene della stazione, dove Paddington, su indicazione della zia, si mette seduto sulla sua valigetta un tempo piena di vasetti di marmellata, aspettando chi lo adotterà, ben si capisce l’idea di Paul King e del suo produttore. Paddington non è trattato da orso, ma da piccolo extracomunitario che ha bisogno di una casa, ma anche di risvegliare l’idea di solidarietà di un paese che rincorre troppo il denaro ed è ammalato di rapacità e di disumanità.

 

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La cattiva del film è la perfida Millicent di Nicole Kidman che lo vuole acchiappare per la sua collezione di animali rari impagliati. Peggio di un Damien Hirst che li mette in formalina. E la Kidman è adorabile nel suo dipingersi come bionda cattiva armata fino ai denti. Sembra che abbia accettato il ruolo perché è sempre stata una fan del personaggio e da piccola sognasse di avere un vero orsetto in casa. Lo abbiamo sognato tutti un nostro Paddington casalingo.

 

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Ma il vero funzionamento del film, oltre che nella costruzione dei personaggi, è nel muovere il Paddington animato nelle situazioni di disastro a casa Brown da pasticcione. Queste scene faranno impazzire i bambini in sala, giustamente. Come vederlo inseguire un borsaiolo a Portobello con il cappello da poliziotto londinese. Ovviamente non sapeva che era un borsaiolo e pensava solo di restituirli un portafoglio che aveva dimenticato nel più puro stile Calimero.

 

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E, comunque, malgrado avessi mille dubbi sul trattamento Harry Potter riservato all’orsetto e alla sua animazione, questo Paddington è veramente un trionfo di buoni sentimenti e di eleganza, ma anche di rispetto per il vecchio cinema di un tempo, per la prima serie tv di Paddington dove il grande Michael Hordern doppiava tutti i personaggi, per la Londra di allora e per i pupazzetti che abbiamo amato. Esce proprio a Natale, il 25 dicembre.