DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E…
Marco Giusti per Dagospia
Serata piena di sorprese, vi avverto. C’è di tutto, da “Tout va bien” di Jean-Luc Godard con Jane Fonda e Yves Montand al mitico mezzo-hard “La donna lupo” di Aurelio Grimaldi con Loredana Cannata scatenatissima e nudissima, dal megaflop “Joan Lui” di Celentano in prima serata al rarissimo primo film di Sam Peckinpah “La morte cavalca a Rio Bravo”, dal biopic su Elton John “Rocketman” di Dexter Fletcher con Taron Egerton al mai visto “Zan re della giungla” di Manuel Cano con Steve Hawkes e Kitty Swan. Andiamo per ordine.
Ovvio che “Rocketman”, Canale 5 alle 21, 20, ottimo biopic su Elton John diretto da Dexter Fletcher, che già aveva finito e montato “Bohemian Rhapsody” quando il regista ufficiale Bryan Singer aveva scapocciato, vincerà la serata tra i film in chiaro. Controllato dallo stesso Elton John, interpretato da Taron Egerton, ne è però un ritratto preciso, soprattutto nella ricostruzione della nascita delle canzoni.
Ovvio pure che il film più stracult delle 21 non può che essere il trash-cult-kolossal e totale disastro “Joan Lui”, Cine 34 alle 21, scritto, diretto e interpretato da un Adriano Celentano che si sente Kubrick. Un film sul ritorno di Cristo ai giorni nostri.
Uscito per il Natale ’85 che vene così accolto dalla critica: “Non è solo un film, è un’ira di Dio” (Sauro Borelli), “Se lui è Dio, niente da dire. Ma come uomo e come cineasta non è così che si salverà l’anima” (Alberto Farassino), “Pensieri di Frate Indovino ricicciati intorno al biliardo di via Gluck” (Michele Serra).
Venti miliardi di lire buttati dalla finestra per un film che voleva fare da anni. In cambio il vecchio e furbo Mario Cecchi Gori gli chiese altri due film tranquilli da attore, “Lui è peggio di me”, da filmare prima, e “Il burbero”, da girare dopo. Entrano nell’impresa un malcapitato produttore tedesco e Berlusconi. Ingenuotto.
Scoppia l’inferno già in fase di riprese. Con la data prevista del 25 dicembre, Cecchi Gori toglie di mano ii rulli del premontato a Celentano e li fa stampare in stabilimenti diversi. Tre elicotteri e quattro aerei portano il film in tutta Italia. Ma il film è in sala. Io c’ero. Al primo spettacolo. Presente. Tre ore di film con sbalzi di colore, tagli maldestri.
Il legale di Celentano tuona contro la produzione che ha deturpato l’opera d’arte (disse proprio opera d’arte). Cecchi Gori ha già preparato una versione più corta, due ore, così cambia le pizze da tre ore e mette questa. Ovunque, tranne che a Roma, a quel che mi ricordo. Scoperto il trucco, Celentano giura che non farà mai “Il burbero” e chiede il sequestro del film.
loredana cannata la donna lupo
Ma il sequestro è inutile perché il film va così male che i cinema lo stanno smontando. Non si sa bene quanto abbia incassato. Si parla anche di flop pilotato. Ma il film è indifendibile. Quindi un capolavoro stracult. Si va da Claudia Mori nuda sotto un ruscello, agli apostoli comici Gian e Mirko Setaro dei Tretté che chiudono ogni scena.
Gli attori sono abbandonati a se stessi, alla brava Marthe Keller che non capisce dove si trova si unisce una scatenata Rita Rusic fresca di “Attila” che sculetta nella scena del Tempio sicura di essere Tina Turner. I balletti, che vedono in prima fila un giovane Lucio Presta, sono uno spreco di soldi, il ruolo del diavolo, offerto a Dario Argento, è interpretato da Hal Yamanuchi.
Sarà l’ultimo film di Celentano da regista. Fra le alternative della prima serata l’ottimo “Tango & Cash” di Andrej Konchalovsij con Stallone e Kurt Russell in coppia, ma c’è anche Jack Palance, Iris alle 21, il giallo d’autore “The Captive-Scomparsa” di Atom Egoyan con Ryan Reynolds e Rosario Dawson, e il recentissimo “operazione finale” di Chris Weitz con Oscar Isaac, Mèlanie Laurent, Greta Scacchi e Ben Kingsley, Rai Tre alle 21, 20.
In seconda serata potete scegliere tra il raro primo film di Sam Peckinpah, “La morte cavalca a Rio Bravo”, 7Gold alle 23, 45, con Brian Keith, Maureen O’Hara, Syteve Cochran e Strother Martin, e “La donna lupo” di Aurelio Grimaldi con Loredana Cannata nel ruolo della donna lupo, Cielo 23, 05.
Il primo era un film complesso da produrre, perché ha una storia molto particolare, con un gruppo di ex soldati che scortano una donna, Maureen O’Hara, e la bara del figlio morto, ucciso da uno di loro per sbaglio, in territorio Apache dove lei lo vuole seppellire. Maureen O’Hara si trovò malissimo sul set con un Peckinpah maleducatissimo.
Quanto a “la donna lupo” ricordo il favoloso manifesto con il sedere della protagonista in primo piano, la promessa di una mezza fellatio hard (c’era quando l’ho visto) che dovrebbe fare a Arturo Paglia, oggi produttore, ma soprattutto il ritorno del porno di provincia anche se intellettualizzato dalla regia di Grimaldi. Il giorno della prima, alla fine di agosto, a Roma, in una sala caldissima senza aria condizionata, solo vecchi signori maschi.
Ti davano anche il gadget della spilletta, che ho regalato anni dopo alla Cannata. L’idea del film è quella della donna liberata, la Simona della Cannata, allora giovane siciliana con quasi nessuna esperienza di cinema, che la notte fa cosa vuole come un maschio. Così rimorchia Arturo Paglia, poi Pascal Persiano che la bacia proprio lì.
Poi ci sono quattro militari napoletani a Palermo che fanno uno spogliarello. Poi arriva il serpente Gianduia per la scena clou del film con la protagonista. Non vado oltre. Da vedere assolutamente. La Cannata ce la metteva tutta. Gianduia un po’ meno.
Nella notte, a parte un gradito ritorno del capolavoro di Alfred Hitchcock “Psycho”, Rete 4 alle 00, 50, la replica immediata di “La vera storia della Monaca di Monza” di Bruno Mattei con Zora Kerowa, Cielo 1, 50, bisogna aspettare fino alle 3 e oltre per qualcosa di davvero difficile da trovare. Spunta fuori un rarissimo poliziesco francese su Rai Movie alle 3, 20, “Regolamento di conti”/”Le hommes” di Daniel Vigne con megacast, Michel Constantin, Marcel Bozzufi, Angelo infanti e Henry Silvia. Minchia…
E alle 4,55 su Iris arriva Godard con “Crepa padrone, tutto va bene”/”Tout va bien”, con Jane Fonda, Yves Montand e Vittorio Caprioli. La copia italiana, ricordo, non è affatto quello che voleva Godard, e non so cosa vedrete stanotte. Ma certo, anche doppiato, è una rarità.
Chiudo con il mai visto “Zan il re della giungla” di Manuel Cano con Steven Hawke, Kitty Swan e Jesus Puente, un sotto tarzan spagnolo penso trashissimo del 1969. Che sarebbe trascurabile sel set del secondo Zan diretto sempre da Cano con lo stesso cast, non si fossero ustionati terribilmente sia Steven Hawke, che si chiamava in realtà Steve Sipek, un attore croato che già aveva fatto degli erotici con Joe Sarno, sia l’adorabile, Kitty Swan, bellissima ragazza danese che si chiama in realtà Kirsten Svanholm.
Vennero salvati dalla morte da un leone addestrato, certo Sansone. Così Steven Hawke divenne un animalaro e mise in piedi pure una sorta di zoo in Florida. Mentre Kitty Swan, stellina della scena del cinema stracult degli anni’ 60, esiste pure un carosello con lei girato e interpretato addirittura da Orson Welles, si ritirò per sempre dal cinema. Si era sposata, aveva fatto dei figli. Ogni tanto la sentivo.
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