LUSI E ABUSI - L’EX TESORIERE CONDANNATO DALLA CORTE DEI CONTI A RISARCIRE 22 MILIONI DI EURO SOTTRATTI ALLA MARGHERITA

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Alessandro Fulloni per "Corriere.it"

La Corte dei Conti stanga Luigi Lusi, il tesoriere della ex Margherita, e lo condanna, per danno erariale, al pagamento di 22 milioni e 810 mila euro. Soldi pubblici che l'ex senatore si è via via intascato, a partire dal 2002, da quando ricevette l'incarico di controllare le entrate e le uscite del partito cui erano destinati i finanziamenti.

OPERAZIONI SOSPETTE - I guai per il tesoriere arrivarono nel 2012, quando la Banca d'Italia segnalò un'operazione ritenuta sospetta, relativa all'acquisto di un appartamento in via Monserrato, a Roma, a due passi da piazza Navona. Gli inquirenti iniziarono a spulciare nei conti della Margherita.

E si convinsero che, ricorrendo anche a due società estere, la TTT srl e la Paradiso, Lusi - dapprima tesoriere della Margherita, cotesoriere di Uniti per l'Ulivo e tesoriere europeo dell'European Democratic party e infine entrato nel Pd - era riuscito a mettere le mani su circa 23 milioni di rimborsi elettorali, dirottandoli in Canada e poi facendoli rientrare in Italia con lo scudo fiscale. Danaro da impiegare in investimenti immobiliari a Roma, a Genzano, centro dei Castelli Romani, e in provincia di L'Aquila. Appunto: soldi del partito, rimborsi elettorali e di altri finanziamenti provenienti dal Partito democratico, che Lusi gestì come fossero suoi.

IL SENATO AUTORIZZA ARRESTO - Poi l'arresto, autorizzato dal Senato a scrutinio palese, e il rinvio a giudizio dopo il quale è cominciato il processo penale davanti alla IV sezione del tribunale di Roma.

IL GIUDIZIO CONTABILE - Nel frattempo la Corte dei Conti ha deciso di avviare il procedimento per danno erariale. La motivazione della condanna 914/2013 è stata depositata in Cancelleria nella giornata del 30 dicembre. L'ex tesoriere - che peraltro ha annunciato la restituzione del danaro, sia pure «ridimensionando», in sede civile e penale, la somma a circa 16 milioni - è stato condannato a pagare, appunto, i 22 milioni di euro.

Che per la sezione giurisdizionale del Lazio presieduta da Ivan De Musso equivalgono al flusso di danaro pubblico - da restituire al ministero delle Finanze e non alla Margherita, estromessa dal giudizio - passato tra le su mani.

 

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