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UNA BOT IN TESTA A GOOGLE - UN GRUPPO DI RICERCATORI EUROPEI SCOPRE CHE IL COLOSSO AMERICANO FA PAGARE LE PUBBLICITÀ SU YOUTUBE ANCHE SE A GUARDARLE SONO ROBOT - I FURBETTI DI MOUNTAIN VIEW SAPEVANO BENISSIMO CHE SI TRATTAVA DI VISITE FASULLE, MA LE CONTAVANO LO STESSO

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1. GOOGLE FA PAGARE LA PUBBLICITÀ ANCHE SE CHI GUARDA È UN ROBOT

Maddalena Camera per “il Giornale

 

Google fa pagare gli inserzionisti per le visualizzazioni della pubblicità online su YouTube anche quando è vista da robot. L' indiscrezione è del quotidiano economico britannico Financial Times , citando uno studio condotto da alcuni ricercatori europei. La commissione imposta da Google scatta anche quando il sistema per la rivelazione di frodi di YouTube identifica lo spettatore come «bot», programmi automatici che imitano il comportamento degli utenti internet.

bambini davanti a youtubebambini davanti a youtube

 

Le false visualizzazioni di pubblicità dei cosidetti «bot» sono diventate un problema per gli inserzionisti, che spendono sempre di più per la pubblicità online. L' esperimento è stato condotto caricando video su YouTube e acquistando successivamente pubblicità sulla piattaforma. I ricercatori hanno poi creato dei «bot» e li hanno diretti ai video.

 

I «bot» hanno visto due particolari video su YouTube per 150 volte e il sistema di YouTube ha classificato solo 25 visualizzazioni reali, mentre AdWords, il servizio di inserzioni di Google, ha fatto pagare agli inserzionisti per 91 visite. «In altre parole, il motore di ricerca pubblicitario di Google ha fatto pagare ai ricercatori per le visite di bot anche quando YouTube le aveva chiaramente identificate come false» - ha spiegato il Financial Times.

SUN VALLEY CONFERENCE SALAR KAMANGAR DI YOUTUBE CON ERIC SCHMIDT DI GOOGLE SUN VALLEY CONFERENCE SALAR KAMANGAR DI YOUTUBE CON ERIC SCHMIDT DI GOOGLE

 

Google comunque si è impegnata a contattare i ricercatori per discutere i risultati dell' esperimento. «Prendiamo il traffico non valido molto seriamente» - ha spiegato il supermotore di ricerca- abbiamo investito in tecnologia e personale per tenerlo fuori dal sistema.

 

La maggior parte del traffico non valido è filtrato dai nostri sistemi prima che agli inserzionisti venga fatto pagare». Eppure pare che una parte sfugga al controllo e che gli utenti siano obbligati a pagare ugualmente anche se in realtà non ci sono persone «reali» che stanno vedendo gli annunci.

 

La società sta comunque facendo sforzi per diventare più trasparente con gli investitori, anche grazie all' arrivo come direttore finanziario di Ruth Porat, ex responsabile delle finanze di Morgan Stanley. Durante i primi briefing la società di Mountain View ha affrontato temi già noti, anticipando che i costi potrebbero aumentare nel terzo trimestre, anche a causa delle previste attività di marketing in vista del periodo natalizio. L' obiettivo di Porat, che ha battezzato l' iniziativa «Office Hours», è rendere la società sempre più trasparente nei confronti del mercato.

 

viacom vs googles youtube viacom vs googles youtube

 

2. L' ITALIANO CHE HA SCOPERTO I FALSI CLIC FATTI DAI ROBOT SULLE PUBBLICITÀ IN RETE

Massimo Sideri per il “Corriere della Sera

 

Questa storia inizia come una vecchia barzelletta: ci sono un italiano, tre spagnoli, un francese, un inglese e un arabo che si mettono in testa di battere un gruppo di potenti americani… L' italiano è Stefano Traverso, assistente ricercatore di 31 anni del Politecnico di Torino. Gli altri sono i suoi colleghi ricercatori. Gli americani, infine, sono i cervelloni di Google.

youtube space 6youtube space 6

 

Che, di certo, non stanno ridendo. Traverso è uno dei ricercatori che ha dimostrato come Google carichi i conti della sua piattaforma pubblicitaria AdWords anche quando a guardare i video su YouTube siano dei «bot», dei computer robot che fanno finta di essere degli umani. Un problema la cui diffusione è evidenziata dalle continue richieste che ci vengono fatte dai siti Internet con i «reCaptcha», minitest con cui dobbiamo dimostrare di non essere dei robot (del tipo: riconosci in queste immagini quelle con dei bicchieri di acqua o riproduci delle scritte distorte).

 

La cosa grave, come emerge dallo studio, è che YouTube si accorge di avere davanti dei robot. La cosa ancora più grave è che Google possiede YouTube e dunque non può dire di non saperne nulla. La terza cosa grave è che «reCaptcha» è un software sempre di Google.

eric schmidt sergey brin larry page susan wojcicki e marissa meyereric schmidt sergey brin larry page susan wojcicki e marissa meyer

 

L' ultima (gravissima) è che per dimostrare di essere degli umani dobbiamo rispondere a delle domande di un computer, ma questo è un altro problema, di tipo esistenziale.

 

Il sistema usato per arrivare a queste conclusioni non è stato affatto semplice. «In tutto il lavoro ha chiesto circa due anni, io ho lavorato al progetto nell' ultimo anno» racconta Traverso dai Bell labs di Parigi, dove si trova in questi giorni. «Per venire alla genesi - continua - l' idea nasce nell' Universidad Carlos III di Madrid dove risiede il leader del gruppo, Ruben Cuevas.

 

susan wojcicki susan wojcicki

Gli altri colleghi lavorano per l' Imdea e per i Nec Labs Europe dove in passato li avevo conosciuti. Gli serviva qualcuno che validasse gli esperimenti tramite analisi passiva del traffico in rete, in cui sono specializzato. Il nostro obiettivo è portare la ricerca a una grossa conferenza di settore, come la WWW». La prossima World Wide Web Conference si terrà in aprile a Montréal. Dunque, il tempo c' è.

 

Scovare quelle che loro hanno definito le «frodi pubblicitarie» legate alle «false pagine viste» è stato un interesse puramente scientifico per il team.

 

sergey brin e anne wojcickisergey brin e anne wojcicki

Ma ora sta attirando l' interesse dei grandi investitori in pubblicità: l' advertising online solo negli Usa vale 49 miliardi di dollari l' anno (dati 2014). Come si legge nello studio «i sondaggi indicano che nel 2013 il 93% degli investitori online ha usato dei video per pubblicizzare i propri prodotti e di questi il 65% ha usato YouTube». Nessuna sorpresa: è la più grande piattaforma di video online al mondo.

 

L' esperimento è il primo del suo genere. I ricercatori hanno prima caricato dei video su YouTube. Poi hanno usato AdWords per lanciare delle campagne pubblicitarie online sugli stessi video e, infine, hanno attivato i «bot» per guardarli.

 

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Ed è qui che si è aperto il caso: quando i «bot» sono stati attivati per vedere 150 volte due particolari video il contatore di Youtube ha misurato 25 visite come reali. Ma quando AdWords ha presentato il conto ne ha contabilizzate 91 .

 

Google ha dichiarato di volere contattare i ricercatori per discutere dei risultati, ribadendo che la società investe molto per sterilizzare il traffico falso sulla Rete. «Noi - testimonia Traverso - avevamo già contattato Google per confrontarci, ma non avevano risposto.

STEVE CHEN STEVE CHEN

Dunque consideriamo un progresso questa loro posizione».

 

P.S.: Per la cronaca i ricercatori hanno pagato il conto senza battere ciglio. «Google - spiega Traverso - ha addebitato il costo sulle carte di credito associate ai nostri account e le fatture non sono state contestate. Questo perché lo scopo dell' esperimento era anche verificare quanto Google ci avrebbe impiegato a riconoscere le views come false».

Non è detto che gli inserzionisti siano altrettanto gentili.

CHAD HURLEY CHAD HURLEY