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DAGOREPORT – GIORGIA MELONI, FORSE PER LA PRIMA VOLTA DA QUANDO È A PALAZZO CHIGI, È FINITA IN UN…
DAGOREPORT
1. L'informazione Rai non può fare a meno di Giuseppe Cruciani durante la campagna elettorale. Ne è convinto il direttore generale
Il direttore generale di viale Mazzini va dritto per la sua strada e non vuole sentire ragioni: né da chi gli ricorda il recente flop di Cruciani in tv con una versione del suo programma radiofonico su Radio24 all'interno di Tgcom, esperimento considerato da Mediaset fallimentare; né da chi considera i toni di Cruciani non adatti al Servizio pubblico.
E neppure da chi ammonisce sulle conseguenze che certamente avrebbe la nuova assunzione in Rai di un esterno, dopo quelle di Adalberto Pellegrino allo staff, Costanza Esclapon alle Relazioni esterne, Camillo Rossotto alla Pianificazione, Fabrizio Piscopo alla Sipra e perfino quella di Mario Orfeo al Tg1, che ha spaccato in due il Consiglio di amministrazione.
I nuovi vertici scavalcano sempre più frequentemente i direttori di reti e testate, entrando a gamba tesa nelle scelte editoriali. Nel caso di Cruciani, il dg non si ferma alla tv, visto che il giornalista non sarebbe disponibile a rinunciare ad un suo impegno quotidiano anche in radio. Il tam tam di Saxa Rubra lo dà in arrivo su Radiouno al posto di Giancarlo Loquenzi, che, solo pochi mesi fa, aveva conquistato la conduzione di "Zapping".
Ma il canale guidato da Antonio Preziosi conta più di 200 giornalisti e un sindacato agguerrito che mal digerirebbe l'arrivo di un esterno in una redazione divisa da aspre polemiche, che già hanno portato alla sfiducia del direttore.
2. L'inerzia dei nuovi vertici Rai irrita anche i vescovi italiani, in particolare quelli costretti continuamente a cambiare canale perche' la loro tv perde il segnale del digitale terrestre. L'attacco a Luigi Gubitosi e Anna Maria Tarantola e' affidato al direttore di Sat 2000 Dino Boffo, uomo di fiducia del cardinale Ruini. Il segnale "scadente e deteriorato- scrive Boffo nella sua newsletter settimanale - fa perdere fino ad un quarto della copertura nazionale. "Non se ne può più di silenzi e coperture, che poi diventano di fatto complicità . Il digitale e' un servizio che paghiamo- attacca il capo di Sat 2000- e pretendiamo che sia ottimale come in ogni altro Paese moderno".
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