RENZI SI ACCODA A BERSANI E ABBANDONA AL SUO DESTINO GIORGIO GORI - “NON SARÒ MAI IL CAPO DI UNA CORRENTE MINORITARIA”. PUNTO - TORNA A SEGUIRE LA LINEA IMPOSTA DAL PARTITO E SMONTA CHI LO VOLEVA ANCORA COMBATTIVO, COME GORI: “RISPETTO LA SUA AMAREZZA MA CHIEDO LO STESSO RISPETTO PER LA MIA COERENZA. HO SEMPRE DETTO CHE SE AVESSI PERSO SAREI TORNATO A FARE IL SINDACO DI FIRENZE E COSÌ HO FATTO”…

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Simona Poli per "La Repubblica"

Arriva al seggio di piazza dei Ciompi mezz'ora prima della chiusura Matteo Renzi, vota con gli ultimi ritardatari ma non trova la coda che lo inchiodò per quasi tre ore in mezzo alla folla il pomeriggio del 25 novembre, quando correva per la leadership. Tra i candidati di Firenze ci sono il vicesindaco Nardella e due assessori della giunta di Palazzo Vecchio. «Queste primarie sono state un successo, sono soddisfatto», dice Renzi. «E non mi interessa se passeranno più bersaniani o più renziani, l'importante è che vada in Parlamento chi ha dimostrato di avere consensi sul territorio. Il Pd ha fatto bene ad aprirsi come ha fatto, che poi sia il 25 o il 30 per cento cambia poco. E' l'idea di fondo che è positiva e io sono contento».

Tra i suoi rappresentanti che sicuramente sono passati alla prova delle urne sabato scorso ci sono a Brescia Alfredo Bazoli e Marina Berlinghieri, a Milano Gabriele Messina, a Torino Stefano Lepri e Silvia Fregolent, a Cuneo Mino Taricco, a Lodi il sindaco Lorenzo Guerini, a Sondrio Mauro del Barra. E poi al sud, nell'area più difficile per lui, Renzi piazza qualche suo uomo: Ernesto Magorno a Cosenza, a Napoli Alfredo Mazzei, ad Avellino Luigi Famiglietti.

«Posso dire che i renziani saranno poco meno di cinquanta alla fine», calcola il sindaco aggiungendo ai promossi delle primarie i 17 nomi che ha già blindato nel listino in accordo con il segretario nazionale. «Non mi interessano i numeri ma le persone. Faccio l'esempio di questa trentunenne, Marina Berlinghieri, che è andata benissimo a Brescia ed è piena di entusiasmo. Lei ha avuto un riconoscimento anche per me, ha detto che ho aperto la strada, mi ha fatto piacere».

Giorgio Gori però pensa tutt'altre cose, si è sentito abbandonato, è deluso dal suo silenzio. «Capisco l'amarezza che traspare dalle sue parole, mi dispiace davvero e lo dico con affetto. Giorgio comunque ha condotto una battaglia bella, non ce l'ha fatta e quando uno resta fuori per poco è evidente che può avere un'amarezza doppia. Vediamo se riuscirà ad entrare a seconda di come andranno le elezioni, io glielo auguro». Gori pensa che il "silenzio di Renzi" abbia giocato a sfavore della sua candidatura.

«L'unica cosa che posso dire», commenta il sindaco, «è che rispetto la sua amarezza ma chiedo lo stesso rispetto per la mia coerenza. Io non sono un capocorrente, ho sempre detto che se avessi perso sarei tornato a fare il sindaco di Firenze, questa è la nuova politica che mettiamo in campo e spero che tutti lo accettino. Ho perso le primarie, credo con dignità ma ho perso. Ho fatto una battaglia dura, forte e anche radicale per cambiare totalmente le regole, l'ho giocata fino al 2 dicembre e poi ho fatto quello che avevo promesso, mostrando grande lealtà nei confronti di chi ha vinto. Mi dispiace che ci sia chi ora si stupisca di questo. Se avessi vinto io avrei fatto quello che volevo io, adesso invece seguo la linea tracciata da Bersani. L'ho deciso da solo, non cedendo alle lusinghe che mi sono venute da più parti. Non sarò mai il capo di una corrente minoritaria».

Renzi non ha fatto campagna elettorale in queste primarie, si è limitato a sostenere qualche candidato con delle dichiarazioni di stima ma senza partecipare a nessuna iniziativa. «Io lavoro per il Pd e sono pronto a fare la campagna elettorale nelle forme che Bersani riterrà più opportune. Se avrà voglia e desiderio di coinvolgermi sono a disposizione».

Non ci saranno però liste col nome di Renzi, come qualcuno dentro al Pd avrebbe voluto per attirare voti che potrebbero dirigersi sulle formazioni centriste che fanno riferimento a Monti. Neppure al Senato Renzi promuoverà una propria lista. Su questo punto il sindaco appare irremovibile. «Questa è un'ipotesi che non esiste. Dico di più. E' un'ipotesi che non è neppure mai arrivata sul mio tavolo. Oltretutto la troverei in contraddizione con il fatto che io faccio parte del Pd».

 

BERSANI MAGGIONI RENZIGORI E RENZI GIORGIO GORI DURANTE IL 'BIG BANG' DI RENZIGIORGIO GORI AL BIG BANG DI RENZIMATTEO RENZI E GIORGIO GORIRENZI E BERSANIRENZI BERSANI DOPPIA FACCIA RENZI E BERSANI