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“IL PIANO DI TRUMP PER GAZA? QUELLO NON È UN PIANO DI PACE, È UN ULTIMATUM” – IL DISEGNATORE ALTAN CELEBRA A TORINO I 50 ANNI DELLA CAGNOLINA PIMPA (“CIPPUTI INVECE LO DISEGNO SEMPRE MENO, IL SUO MONDO SI È DISSOLTO”) E PARLA DELLA SITUAZIONE IN PALESTINA: "LA FOTOGRAFIA DI COS'È OGGI IL DIRITTO INTERNAZIONALE L'HA DATA TAJANI: È IMPORTANTE, MA FINO A UN CERTO PUNTO – LA FLOTILLA? ERA UNA MISSIONE DISPERATA MA E’ STATO LANCIATO UN SEGNALE - L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE? UN PO’ MI PREOCCUPA MA RICONOSCO CHE..."
Fabrizio Accatino per la Stampa - Estratti
La mano scivola su e giù per il foglio di carta, alternando pennarello nero e pennarello rosso, mentre la ragazzina sorride radiosa davanti a quel gioco di prestigio. Nel giro di un niente il bianco scompare, al suo posto c'è la Pimpa.
«Come ti chiami?», le sorride lui, ed ecco la firma con dedica. Altan fa così da cinquant'anni, da quando la sua cagnolina a pois rossi uscì per la prima volta in edicola, sul Corriere dei Piccoli.
Lui aveva 33 anni, oggi ne ha 83. «Cinquanta sono lunghi», sorride. «Per la Pimpa sono trascorsi bene, io come tutti sono andato avanti tra salite e discese. Però disegnare resta il modo migliore per trascorrere il tempo».
L'autore è a Torino per l'ottava edizione di Matota, il festival dei più piccoli, che chiude celebrando il compleanno tondo della cagnolina. Con lui ci sono le voci della Pimpa e dell'Armando nei cartoni animati, Francesca Vettori e Giorgio Scaramuzzino.
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Resta il grande successo di un personaggio nato per caso.
«In effetti sì, e stento ancora a crederci. Mi piaceva disegnare per mia figlia di due anni, e tra le varie figure è uscita anche la cagnolina con i pallini rossi. Per chiamarla abbiamo rubato il soprannome a una nostra amica, una bambina grande».
Com'è arrivato il Corriere dei Piccoli?
«Provai a scrivere una prima storiella, il mio agente Marcello Ravoni la spedì al settimanale e la presero subito. Uscì sul numero del 13 luglio 1975».
Allora era disegnata molto diversamente da oggi.
«Diciamo pure che era brutta, quasi allucinata. Ma erano altri tempi, il disegno sgraziato nel fumetto funzionava bene. Col cambiar delle epoche ho arrotondato il tratto».
In questo tempo di indicibile bruttezza c'è ancora posto per l'universo della Pimpa, così solare e senza conflitti?
«Quello della Pimpa è il mondo come sarebbe bello che fosse ma non è, e non lo è mai stato. Io stesso mi ci rifugio quando ciò che vedo mi diventa insopportabile. Poterlo fare ogni mese nelle storie che disegno mi rassicura».
Lei crea fumetti sognanti, illustrazioni grottesche, vignette feroci. Quanti Altan esistono?
«Direi due. Il papà della Pimpa e quello di Cipputi».
Il vecchio Cippa avrebbe partecipato agli scioperi di questi giorni per Gaza?
«Senza dubbio. Ma ormai lo disegno sempre meno, il suo mondo si è dissolto. Era formato da gente organizzata, in cui si faceva tutto insieme, si avevano progetti comuni. Adesso ognuno per sé. È inevitabile, essendo tutti noi più soli e meno protetti. C'è stato un salto enorme, non ci siamo accorti in tempo della direzione che stavano prendendo le cose».
In un Paese come il nostro che si divide su tutto, anche la Flotilla ha raccolto entusiasmi e disprezzo. C'è chi li vede come eroi, chi come esaltati. Lei?
«Né gli uni, né gli altri. Era una missione disperata, credo che loro stessi siano partiti sapendo che non sarebbero arrivati a nulla. Intanto però hanno lanciato un segnale. Le manifestazioni che stiamo vedendo in questi giorni le dobbiamo anche a loro».
Cento piazze di protesta, più di due milioni di persone in strada. Il popolo si sta risvegliando?
«Diciamo che le reazioni collettive danno il segnale che forse qualcosa si può fare per contrastare le cose tremende a cui assistiamo. Ma ho paura che ormai il danno sia fatto».
Non crede nel piano di pace di Trump e Netanyahu?
«Quello non è un piano di pace, è un ultimatum. La fotografia di cos'è oggi il diritto internazionale l'ha data Tajani: è importante, ma fino a un certo punto».
L'altro giorno qui a Torino, all'Italian Tech Week, c'era Jeff Bezos che prometteva la Luna. L'idea la solletica?
«Macché. Io sulla Luna non ci voglio andare».
E su Marte?
«Men che meno. Scappare su altri pianeti mi pare un segno di resa, abbiamo il nostro da salvare. Sulla cui cosa ho qualche dubbio».
L'intelligenza artificiale la preoccupa?
«Un po' sì. Ma riconosco che resta uno strumento potentissimo per la ricerca scientifica e la medicina».
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DONALD TRUMP - VIGNETTA DI ALTAN
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donald trump - vignetta altan
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