IN BIANCO E NIRO - L'ATTORE RACCONTA IN UN DOCUMENTARIO LA VITA DI SUO PADRE ROBERT DE NIRO SR: GRANDE PITTORE CHE LOTTÒ TUTTA LA VITA CON LA SUA OMOSESSUALITÀ

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Da "la Repubblica"

Robert De Niro e Robert De Niro Sr. «Era da tempo che volevo fare un documentario su mio padre, ma gli anni passavano e non ci riuscivo» esordisce De Niro parlando del padre, soggetto del breve documentario della Hbo Remembering the Artist: Robert De Niro Sr.
proiettato in concorso al festival di Sundance.

De Niro è venuto a Park City insieme alla sua socia produttrice, Jane Rosenthal (con cui ha fondato il Tribeca film festival) e le due registe del film, Perri Peltz e Geeta Gandbhir. «La mia intenzione non era quella di farne un documentario per la televisione, voleva essere un documentario per i miei figli, la mia famiglia, perché ricordassero il grande artista che era stato il loro nonno» continua l'attore «Poi la Hbo lo ha preso, ha coperto tutti i costi, ed eccoci qui».

Il documentario, lungo 40 minuti, che andrà in onda a giugno, segue la vita artistica e personale di papà De Niro, nato nel 1922, il suo incontro con la moglie Virginia, madre dell'attore, anche lei pittrice, quando erano entrambi studenti della scuola Hofmann di New York, e il gruppo di pittori con cui De Niro si era formato dopo la seconda guerra mondiale all'interno del movimento dell'espressionismo astratto, Jackson Pollock, Willem de Kooning, Franz Kline, fra gli altri, per poi venir oscurato con l'arrivo del movimento della pop art, Andy Warhol in testa.

Lottando con la propria omosessualità, Robert De Niro Sr. si separò dalla moglie, andò a vivere per un periodo a Parigi, visse in ristrettezze economiche da cui più di una volta il figlio lo aiutò ad uscire, e continuò a dipingere fino alla sua morte, 20 anni fa. «È una delle cose che non mi sono mai perdonato» dice De Niro nel film, le lacrime agli occhi, «se mi fossi curato subito e di più di lui, quando si ammalò, forse sarebbe ancora qui con noi».

De Niro non posò mai per il padre («Non ne avevo la pazienza», dice «e un po' mi dispiace») ma esprime il suo grande amore nei suoi confronti: «Era molto affettuoso, anche se non sapeva fare il padre e a volte non lo vedevamo per lunghi periodi di tempo, magari lo incrociavo ogni tanto in bicicletta per New York».

De Niro ha conservato lo studio del padre, per i suoi figli. «Alcune parti del film sono molto commoventi per me» dice De Niro, che ha passato più di un'ora conversando con gli ospiti invitati all'apertura della mostra dedicata al padre in una galleria d'arte di Park City. «Ai miei occhi mio padre era un grande artista, mi piace tutto quello che ha dipinto» dice De Niro, «e questo film per me era un modo per tenere viva la sua memoria e far vedere al mondo quanto era bravo.

Non voleva scendere a compromessi, a volte mandava al diavolo dei galleristi se esibivano artisti che non gli piacevano. So quanto fosse fiero della mia carriera di attore, veniva alle prime dei miei film, era molto contento di me. Non ho avuto grandi sorprese facendo questo film, lo avevo visto dipingere per anni, sapevo della mostra che gli organizzò Peggy Guggenheim nel 1946, e non ho voluto nemmeno ignorare la sua lotta con la sua sessualità. Spero che ne sia venuto a patti prima di morire».

De Niro si dice felice di essere a Sundance («Mi piacciono i festival, il pubblico partecipa sempre molto e c'è una bella atmosfera») e quando qualcuno gli chiede del presidente Obama non cela la sua approvazione: «Non sono affatto deluso da lui» conclude «è uno che cerca di fare la cosa giusta, sceglie le sue battaglie. Per il presidente, prendere certe decisioni ed essere una brava persona, è dura».

 

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