INCREDIBILE: FACCI E TRAVAGLIO D’ACCORDO! - ENTRAMBI SBERTUCCIANO L’INTERVISTA-SENTENZA DI VIETTI, VICEPRESIDENTE DEL CSM, CHE ASSOLVE BRUTI E LIQUIDA L’ESPOSTO DI ROBLEDO

L'INTERVISTA DI IERI A MICHELE VIETTI, VICEPRESIDENTE DEL CSM
Guido Ruotolo per "La Stampa"
http://www.dagospia.it/rubrica-3/politica/vietti-si-schiera-bruti-ma-normale-che-prima-che-csm-abbia-78056.htm


1. PRIMA LA SENTENZA, POI IL PROCESSO
Marco Travaglio per "il Fatto Quotidiano"

Tomo tomo, cacchio cacchio, il vicepresidente del Csm Michele Vietti rilascia una lunga intervista alla Stampa. Dopo un'ora di colloquio col presidente della Repubblica e del Csm Giorgio Napolitano, anche sul "caso Milano": cioè sul dissidio esploso fra il procuratore Edmondo Bruti Liberati, l'aggiunto Alfredo Robledo e i rispettivi sostenitori.

Una guerra che, fortunatamente, non riguarda magistrati corrotti o collusi, né indagini insabbiate o inventate, dunque non avrà conseguenze su processi in corso: riguarda quale pool, capeggiato da quale aggiunto, doveva seguire questo o quell'indagine; e quando Tizio o Caio dovevano essere iscritti nel registro degl'indagati.

Le assegnazioni dei fascicoli devono seguire rigidi criteri di competenza per materia (reati contro la PA, delitti economici, CO-criminalità organizzata, reati ambientali...). I tempi delle iscrizioni sono più discrezionali, nel senso che ciascun pm valuta quando gli indizi su un sospettato costituiscono "notizia di reato" a suo carico.

Tre fatti sembrano emergere con chiarezza. 1) Il fascicolo su Expo, non emergendo fatti o uomini di mafia, era di competenza del pool "PA" guidato da Robledo, invece Bruti l'assegnò a quello sulla "CO" capeggiato dalla Boccassini.

2) Bruti ha accusato Robledo davanti al Csm di aver disposto i pedinamenti di indagati per Expo già pedinati da altri colleghi, ma il doppio pedinamento è stato smentito dalla Guardia di finanza, dunque pare non aver detto la verità.

3) Bruti è un magistrato colto e onesto, ma non si è rivelato un buon capo, non avendo saputo gestire i contrasti fra i suoi aggiunti, anzi sembra averli inaspriti. Nel 1991, appena emersero analoghi dissidi fra la Boccassini e Armando Spataro sulla gestione di un caso di mafia e politica, un capo vero come Francesco Saverio Borrelli li risolse subito inviando al Csm un rapporto che imputava alla collega "una mancanza di controllo nervoso, una carica incontenibile di soggettivismo, una mancanza di volontà di porre in comune risultati, riflessioni, intenzioni".

La Boccassini di lì a poco emigrò a Caltanissetta. Nulla di ciò ha fatto Bruti, lasciando incancrenire un conflitto che sarebbe rimasto clandestino senza l'esposto di Robledo. In ogni caso le due apposite commissioni del Csm stanno esaminando gli esposti dei due contendenti e le audizioni degli altri aggiunti, che via via hanno ricostruito i fatti dando ragione all'uno o all'altro.

Ora sia Bruti sia Robledo hanno il sacrosanto diritto di ottenere un verdetto maturato nella massima serenità, senza interferenze politiche. Invece Vietti incontra Napolitano, poi dichiara alla Stampa di non poter "anticipare le conclusioni delle due commissioni né del plenum". Ma subito dopo anticipa le conclusioni delle due commissioni e del plenum. La classica sentenza prima del processo: ha ragione Bruti e torto Robledo. E questo perché - spiega l'ex viceministro Udc di due governi B. - per legge "la titolarità dell'azione penale è del procuratore capo" .

Vero, ma la legge non dà al capo il potere di fare ciò che gli pare: anche lui deve rispettare delle regole, almeno quelle che si è dato il suo ufficio sull'assegnazione dei fascicoli a seconda delle materie, non delle sue personali simpatie o antipatie. Vietti poi, anziché felicitarsi perché i contrasti sono emersi nella loro sede naturale, e cioè il Csm da lui vice presieduto, trova "negativo far passare l'idea che i processi venissero assegnati senza regole": molto meglio che il bubbone restasse nascosto, ma purtroppo "l'esposto dell'aggiunto ha innescato una spirale che non poteva essere più fermata".

I panni sporchi si lavano in famiglia. E chi non lo fa rischia "il trasferimento d'ufficio per incompatibilità". A chi toccherà? A Bruti, a Robledo, a tutti e due? Comunque vada, il giudizio sarà inficiato dall'invasione di campo di Vietti che ha tutta l'aria di un intervento politico normalizzatore.

Il numero 2 dell'ex organo di autogoverno dei magistrati, dopo un colloquio col numero 1, non parla solo a Milano: fra poco il Csm nominerà il nuovo procuratore capo di Palermo, al posto di quel Messineo che ha il grave torto di non aver fermato per tempo l'inchiesta sulla Trattativa. Chi ha orecchi per intendere intenda.


2. COSÌ VOGLIONO INSABBIARE LO SCONTRO TRA PM A MILANO
Filippo Facci per "Libero"

Ma quale democrazia renziana: dovete leggere l'incredibile intervista al vicepresidente del Csm Michele Vietti (La Stampa di ieri) se volete comprendere che cos'è l'opacità, l'arte di non rispondere, l'indecisionismo, il pilatismo irresponsabile, il corporativismo, la facoltà di vedere grigio quando la realtà è bianca o nera.

Peraltro non si capisce neanche perché abbia concesso l'intervista (pure lunga) a meno che l'intento fosse semplicemente dire: il procuratore capo Edmondo BrutiLiberati verrà prosciolto e le accuse (...)del suo aggiunto Alfredo Robledo finiranno in niente, arrivederci. Che poi è quello che tutti - proprio tutti - si attendono da quel grappolo di verbosi mandarini che siede al Csm, organo che è comprensivo coi magistrati più di quanto i padri lo siano coi loro figli.

Il collega Guido Ruotolo della Stampa ha provato addirittura a fargli qualche domanda, a Vietti: poi è crollato estenuato. Le risposte sono tutta un'escrescenza di «la materia richiede cautela», «mi limito a fare una notazione», «mi limito a una considerazione», «non posso anticipare le conclusioni dei colleghi», il solito amido formalese: poi però va anche peggio, perché qualche risposta arriva.

C'è da capire se alla Procura di Milano abbiano fatto assegnazioni anomale o sospette, se certe cose si possano fare oppure no, se Bruti Liberati abbia torto o ragione,se il suo accusatore abbia torto o ragione, o, ancora, se le sue accuse siano false: ma su tutto questo vince il fatto che «la vicenda nuoce all'immagine dell'intera magistratura» - dice Vietti - come a dire che il vero problema di questa faccenda è stato raccontarla, già, perché a Milano i panni sporchi li avevano sempre lavati in casa.

La sostanza della chilometrica intervista (sostanza si fa per dire) alla fine è tutta qui: «La riforma dell'ordinamento giudiziario ha concentrato nella sola figura del procuratore capo la titolarità dell'azione penale», «il procuratore capo mantiene la competenza a intervenire nelle determinazioni sull'esercizio dell'azione penale», insomma, il capo era Bruti Liberati, quindi ha ragione lui. E già lo sapevamo,ma il diavolo è nei dettagli.

Significa - domanda - che Bruti Liberati può fare le cose che ha fatto? Oppure significa che non le ha fatte, dunque che le accuse sono false e che l'accusatore verrà punito?Meglio: un tizio, nel registro degli indagati, può essere iscritto o non iscritto secondo discrezione? Si può farlo, non farlo, farlo sei mesi dopo? Farlo col suo nome o con uno di fantasia?

Si può dimenticarsi di un fascicolo per un mese o addirittura per sei mesi, e lasciarlo chiuso in cassaforte? Si può mandare un fascicolo a un dipartimento oppure a un altro, farlo rimpallare in eterno, rubricarlo a modello 45 o 44 o su altri binari morti? Si può regolarsi diversamente a seconda che ci siano delle elezioni politiche o delle trattative d'affari? Si può chiedere che un tizio non finisca in carcere e tutti gli altri sì?

Si può riesumare un fascicolo dormiente solo perché è uscito un articolo di giornale? Oppure: tutte queste domande sono malposte, non hanno fondamento? E chi le ha messe nero su bianco davanti al Csm, dunque, verrà sanzionato? I testimoni che le hanno suffragate - altri magistrati - verranno sanzionati a loro volta? Ci sono in ballo anche delle querele tra magistrati: faranno il loro corso? Verranno ritirate?

Ecco, sono queste alcune delle domande che attendono una risposta, dopodiché, dottor Vietti, importa assai relativamente se «la vicenda nuoce all'immagine dell'intera magistratura». È un problema della magistratura. Lei provi a immaginare, a fronte di certi scandali, che i politici avessero risposto che «la vicenda nuoce all'immagine dell'intera politica »: sarebbero volate le pietre.

Dice Lei, Vietti, nell'intervista: «Aver accreditato che a Milano si violino le regole ne pregiudica l'affidamento ». Bene, ma il problema è averlo accreditato o che le regole le hanno violate? Dice Vietti nell'intervista: «Aver fatto passare l'idea che a Milano si facessero pastette e i processi venissero assegnati senza regole ha un effetto negativo sull'affidamento che l'opinione pubblica ripone nell'intera magistratura ». Sì,ma le pastette si facevano o no? I processi venivano assegnati senza regole oppure no?

Il problema, cioè, è che l'aggiunto Robledo ha raccontato il falso o che ha raccontato il vero? Dice Vietti nell'intervista: «Leggere per mesi di beghe che ricordano le liti condominiali rischia di destabilizzare anche l'ufficio più solido». D'accordo,ma il problema è che c'erano le beghe o che i giornali ne hanno scritto? Domande capziose, forse: perché Vietti, poi, passa a dire che tanto il Csm conta niente.

E certo: il Csm può solo promuovere il trasferimento d'ufficio per incompatibilità (o non promuoverlo) e infatti è come tutti scommettono che finirà: Bruti Liberati a Milano sino alla pensione, Robledo trasferito in qualche altra procura. Promoveatur ut amoveatur. E la sacrale immagine della Magistratura ancora una volta salvaguardata. Dalla Magistratura.

 

 

Facci e TravaglioFilippo Facci Filippo Facci grillo travaglio felici grillo travaglio abbraccio lapEDMONDO BRUTI LIBERATI CAMERA ARDENTE DI GERARDO DAMBROSIO ALFREDO ROBLEDO FRANCESCO MESSINEO PROCURATORE CAPO DI PALERMO jpegMICHELE VIETTI E GIORGIO NAPOLITANO AL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA