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IO, MONNA LISA – “LA MIA GIOCONDA È UNA STORIA D'AMORE FRA LEI E LEONARDO” - A LUNGO “PARALIZZATA” DALLA DISLESSIA, LA SCRITTRICE INGLESE NATASHA SOLOMONS FA RACCONTARE ALLA GIOCONDA LA SUA STORIA TRA INTRIGHI, GIOCHI DI POTERE E AMORE PER LEONARDO: “ANCH’IO ERO MUTA COME MONNA LISA. DANDO UNA VOCE A LEI HO RITROVATO LA MIA” - "HO ANCHE USATO LETTERE E SCRITTI, COME PER GLI INSULTI A BOTTICELLI O LA GELOSIA PER MICHELANGELO…"

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Stefania Vitulli per “il Giornale”

 

Natasha Solomons

Dopo aver scritto quel successo mondiale che è stato I Goldbaum (2018, Neri Pozza), 50mila copie solo in Italia, l'inglese Natasha Solomons, classe 1980, ha sentito per la prima volta nella sua giovane vita che non poteva scrivere: «E uno scrittore senza scrittura non è uno scrittore», ci ha spiegato. Sicché un giorno si è ritrovata a fissare una foto della Monna Lisa di Leonardo esposta al Louvre e a pensare: «Mi sento proprio come te».

 

Perduta, sola, sigillata dietro un vetro a prova di proiettile. Così è cominciata l'avventura: voler scrivere un'autobiografia romanzata in cui il narratore è proprio quella donna, l'effige di uno dei dipinti più famosi, ed enigmatici, di tutti i tempi. Così è nato Io, Monna Lisa, che Neri Pozza manda ora in libreria (pagg. 368, euro 18, traduzione di Laura Prandino) e che verrà presentato dall'autrice a Milano il 5 maggio al Leonardo3Museum.

 

In un romanzo dallo spunto geniale e dalla scrittura contemporanea, non soltanto il dipinto si racconta, ma attraversa 500 annidi storia europea e di arte, senza trascurare il divertimento e le miserie di ritrovarsi in compagnia dei giganti della storia in momenti più che privati.

Natasha Solomons cover

 

Immedesimazione totale con il personaggio, quindi, in questo romanzo davvero originale?

«Monna Lisa non è una bella donna, eppure milioni di persone l'adorano e l'ammirano, mentre lei se ne sta impotente, in silenzio, blindata. Molti dicono che è come se fosse in procinto di parlare e io mi sono chiesta: "Che cosa accadrebbe se lo facesse davvero? È stata zitta per 500 anni. E se fosse triste come me e piena di rabbia?". Mi sono sentita determinata a restituire a Monna Lisa la sua voce».

 

Quanto tempo vi ha impiegato?

«Un anno per scrivere il libro e molti mesi per la ricerca preliminare: ho letto ogni biografia possibile su Leonardo da Vinci e saggi sulla sua pittura e sul Rinascimento, ho voluto capire la sua filosofia e le sue idee sulla pittura. C'è molto materiale, ma ciò che riguarda la Monna Lisa dopo la vita di Leonardo si fa sempre meno dettagliato e di fatto lei non è diventata una star fino a dopo il furto al Louvre compiuto da Vincenzo Peruggia nel 1911. Fino a quel momento, abbiamo qualche appunto di turisti, come quel lo che la vide a Fontainebleau nel 1625, ma non un resoconto anno per anno».

 

Pensa di aver capito chi è Monna Lisa?

gioconda

«Sappiamo che Leonardo usò Lisa del Giocondo, moglie del ricco mercante di se ta fiorentino Francesco del Giocondo, come modella. Certamente la dipinse nell'ottobre del 1503, ma continuò a lavorare al quadro fino alla propria morte e a quel punto aveva smesso di considerarlo soltanto un dipinto: era diventato un'espressione delle sue idee e una rivelazione su quanto un pittore può fare.

 

E il quadro è di fatto una rappresentazione in gesso, pigmento rosso e piombo bianco di che cosa significa essere umani. La Monna Lisa di Leonardo è ogni donna, ma è anche la nostra relazione con la natura, che qui diventa un paesaggio interiore. Ed è anche il dipinto definitivo e finale di Leonardo, quello che lui amò di più. E chi lo guarda sente tutto questo».

 

Ricreare il passato, tra dialoghi e aneddoti, vuol dire anche ricrearne alti e bassi.

«Nel romanzo ho cercato di ricostruire la relazione tra Monna Lisa e il suo Leonardo, un amore. L'arte è la parte immorale di noi stessi e qui Leonardo ha cercato di creare il miracolo: un quadro vivente che è lui stesso ma che va anche oltre sé stesso, che rivela la sua fragilità di uomo.

leonardo da vinci

 

Ho anche usato lettere e scritti, come per gli insulti a Botticelli, di cui non era certo un fan, o la gelosia per Michelangelo. Penso che umanizzare il genio aiuti a comprendere che può essere anche divertente e brutale».

 

Dobbiamo attenderci anche qualche rivelazione, leggendo il romanzo?

«Sappiamo che Picasso fu arrestato per il furto della Gioconda, ma ciò di cui mi sono resa conto per la prima volta è la sua ossessione per Monna Lisa. Nei sui quadri di donne sedute c'è sempre: l'ha dipinta più e più volte, per tutta la vita.

 

leonardo da vinci

Ha cominciato nel 1910 e non ha smesso fino agli anni Sessanta. E non è soltanto il soggetto, ma il sentimento di Monna Lisa che pervade il tutto. Quindi Picasso è nel romanzo e Monna Lisa non è per niente tenera con lui: aveva un acuto senso dell'umorismo, ma era anche un gran misogino».

 

Ma alla fine a lei questo quadro piace?

«Lo amo. È così famoso che abbiamo smesso di vederlo davvero: ormai è un meme, un cliché, riprodotta su tovaglioli e calzini. Ma il regalo della scrittura di questo romanzo è stata per me la riscoperta del miracolo. Monna Lisa è una ribelle del Rinascimento. Le donne a quel tempo non erano dipinte con il sorriso, o lasciate da sole a fissare dritto in faccia l'osservatore. Io la vedo e non riesco a smettere di guardarla e di farmi ispirare da lei».

autoritratto di leonardo da vincileonardo da vincila gioconda