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“L’ITALIA NON LASCIA MAI SOLI I SUOI CITTADINI” – MARIO CALABRESI, DIRETTORE DI CHORA MEDIA, LA PIATTAFORMA DI PODCAST PER CUI LAVORA CECILIA SALA: “NON C’È UN’ACCUSA FORMALIZZATA: INIZIALMENTE, LA SPERANZA ERA CHE QUESTA COSA SI POTESSE RISOLVERE IN FRETTA, MOTIVO PER CUI SIAMO RIMASTI UNA SETTIMANA IN SILENZIO" – “IL FATTO CHE LE AVESSERO CONCESSO UN VISTO DI OTTO GIORNI L’AVEVA MOLTO TRANQUILLIZZATA" - LA TELEFONATA CON LA MADRE: "QUANDO HA CHIESTO A CECILIA DOVE SEI, LEI HA RISPOSTO 'NON POSSO...'"

 

 

Iran: Calabresi, 'l'Italia non lascia mai soli i suoi cittadini nemmeno Cecilia'

(Adnkronos) - "Dalla mattina di giovedì, da quando abbiamo perso le sue tracce, ci siamo uniti tutti con un unico obiettivo: portare Cecilia a casa al più presto".

 

Lo afferma Mario Calabresi, direttore di Chora Media, in una intervista al Corriere della Sera sulla carcerazione di Cecilia Sala. "Questo era un viaggio a cui Cecilia teneva molto. Era tanto tempo che aveva chiesto il visto", continua Calabresi, "voleva rivedere le ragazze iraniane. Lei ha molte amiche lì. Il fatto che le avessero concesso un visto di otto giorni, tra l’altro con la possibilità anche di estenderlo, l’aveva molto tranquillizzata. Aveva condiviso con le autorità gli incontri e le interviste che avrebbe fatto. Aveva un fixer dato dall’ambasciata".

 

Era stata scrupolosa, spiega, "scrupolosa, seria, che studia. Erano già uscite tre puntate della serie Stories , il podcast che conduce per Chora, tre puntate in cui c’è tutta Cecilia: il racconto della vita, della società, delle persone, il ragionamento. Poi, giovedì, la nostra collega Francesca Milano mi ha chiamato e mi ha detto 'non è arrivata la registrazione di Sala'”.

 

Da qui l'allarme. L'accusa? "Otto giorni dopo ancora non lo sappiamo. Siamo in assenza di un’accusa formalizzata e quindi, inizialmente, la speranza era che questa cosa si potesse risolvere in fretta, motivo per cui siamo rimasti una settimana in silenzio", prosegue Calabresi che non è la prima volta che si trova in situazioni d’angoscia, da direttore. "Negli anni ho visto diverse storie di questo tipo. Quando ero direttore de La Stampa , il mio giornalista Domenico Quirico è stato rapito in Siria. Una cosa buona dell’Italia è che non lascia mai soli i suoi cittadini. Altri Paesi hanno altre logiche. Io so che l’Italia non lascerà nemmeno Cecilia", conclude Calabresi.

 

 

Iran: Calabresi, Italia non lascerà sola Cecilia Sala

 

 

CECILIA SALA MARIO CALABRESI

(LaPresse) - "Negli anni ho visto diverse storie di questo tipo. Quando ero direttore de La Stampa, il mio giornalista Domenico Quirico è stato rapito in Siria. Una cosa buona dell’Italia è che non lascia mai soli i suoi cittadini.

 

Altri Paesi hanno altre logiche. Io so che l’Italia non lascerà nemmeno Cecilia". Lo ha detto Mario Calabresi, direttore di Chora Media, in un'intervista al Corriere della Sera, a proposito dell'arresto della giornalista Cecilia Sala avvenuto il 19 dicembre in Iran, dov'è attualmente detenuta.

 

CECILIA SALA

"Dalla mattina di giovedì, da quando abbiamo perso le sue tracce, ci siamo uniti tutti con un unico obiettivo: portare Cecilia a casa al più presto", afferma Calabresi, sottolineando che "tutte le autorità stanno facendo il massimo per riportare Cecilia a casa". "Ho a cuore prima di tutto che Cecilia torni e quindi ripongo la massima fiducia nel lavoro delle autorità italiane. Eviteremo qualunque tipo di dibattito, interpretazione", ha aggiunto

 

"Questo era un viaggio a cui Cecilia teneva molto. Era tanto tempo che aveva chiesto il visto. Voleva tornare a Teheran - città che ha raccontato anche nel suo libro, 'L’incendio' (Mondadori) - perché voleva vedere com’è oggi.

 

Voleva rivedere le ragazze iraniane. Lei ha molte amiche lì. Il fatto che le avessero concesso un visto di otto giorni, tra l’altro con la possibilità anche di estenderlo, l’aveva molto tranquillizzata. Aveva condiviso con le autorità gli incontri e le interviste che avrebbe fatto. Aveva un fixer dato dall’ambasciata", racconta Calabresi al Corriere della Sera, sottolineando che la giornalista era stata "molto" scrupolosa.

 

CECILIA SALA STORIES

"Molto, come è lei. Scrupolosa, seria, che studia. Erano già uscite tre puntate della serie Stories, il podcast che conduce per Chora, tre puntate in cui c’è tutta Cecilia: il racconto della vita, della società, delle persone, il ragionamento. Poi, giovedì, la nostra collega Francesca Milano mi ha chiamato e mi ha detto 'non è arrivata la registrazione di Sala'", "non è una persona che manda in ritardo, nemmeno quando era in Ucraina, nei momenti più difficili sul fronte. Se non era in grado di mandare, avvisava. Quel non invio per noi è stato subito motivo di allarme".

 

Calabresi poi prosegue: "Il suo cellulare era spento. Non si connetteva su Whatsapp o su Telegram da almeno quattro ore, da quando l’avevamo sentita l’ultima volta. Un’altra cosa che ci ha preoccupati è che non ha fatto il check in del volo. Sarebbe dovuta partire il giorno dopo. A quel punto ne abbiamo parlato con il suo compagno, Daniele Raineri. Daniele è stato il primo ad avvisare l’unità di crisi della Farnesina, poi li ho chiamati anch’io".

 

CECILIA SALA

Il direttore di Chora Media ha riferito anche della telefonata fatta da Sala alla madre: "Nella tarda mattina di venerdì 20 mi ha chiamato la madre dandomi la notizia che aveva sentito Cecilia. Mi ha raccontato che però sembrava come se stesse leggendo un comunicato", la giornalista ha detto alla madre "che non le avevano fatto male, ma che era stata arrestata ed era in prigione. La madre le ha chiesto che cosa le fosse successo e perché l’avessero fermata e lei ha ripetuto la stessa frase. Quando la mamma le ha chiesto dove sei, lei ha scandito 'non posso'. E poi la telefonata si è interrotta".

 

Dopo la telefonata con la madre, Cecilia Sala "ha sentito il padre e Daniele Raineri, ma anche con loro ha potuto dire ben poco. È riuscita a far sapere che a Natale le hanno dato del pollo con il riso e due sigarette. Poi ieri, finalmente, è potuta andare a trovarla l’ambasciatrice Paola Amedei che le ha portato dei vestiti, del cibo. Ci ha comunicato che fisicamente sta bene". 

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