1. NEL 1945 ALFRED HITCHCOCK FU ARRUOLATO PER UN DOCUMENTARIO SULLE ATROCITÀ NEL CAMPO DI CONCENTRAMENTO NAZISTA DI BERGEN BELSEN CHE SCONVOLSE IL REGISTA: FU COSÌ TRAUMATIZZATO CHE PER UNA SETTIMANA RESTÒ LONTANO DAGLI STUDIOS 2. IL DOCUMENTARIO NON FU MAI VISTO PERCHÉ LA SITUAZIONE POLITICA ERA CAMBIATA: ALLA FINE DEL ‘45 AGLI ALLEATI SEMBRÒ CHE SBATTERE IN FACCIA AL POPOLO TEDESCO LE PROPRIE COLPE NON AIUTASSE IL PROCESSO DI RICOSTRUZIONE DEL DOPOGUERRA 3. ORA IL DOCU-FILM DI HITCHCOCK USCIRÀ NEL 2014 PER LA PRIMA VOLTA IN VERSIONE INTEGRALE. L’IMPERIAL WAR MUSEUM L’HA COMPLETATA E SCRUPOLOSAMENTE RESTAURATA CON TECNOLOGIA DIGITALE. SI DICE CHE LE IMMAGINI SIANO DAVVERO SCIOCCANTI

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da www.theindependent.co.uk

I cameramen della British Army Film Unit che ripresero la liberazione del campo di concentramento di Bergen-Belsen nel 1945, scherzavano sulla reazione di Alfred Hitchcock all'orrendo video. Quando Hitchcock lo vide la prima volta, ne fu così traumatizzato che restò lontano per una settimana dai Pinewood Studios. Perché una conto è la finzione, un altro la realtà.

Nel 1945 Hitchcock era stato reclutato dal suo amico Sidney Bernstein a dare una mano per un documentario riguardante atrocità nei campi di concentramento nazisti, basandosi sui filmati girati dall'esercito britannico e russo. Il documentario non fu mai visto. Venne soppresso perché la situazione politica era cambiata.

All'inizio gli angloamericani si sbrigarono a montarlo perché volevano mostrare i campi al popolo tedesco ma ci misero più tempo del previsto e alla fine del ‘45 agli Alleati sembrò che sbattergli in faccia le proprie colpe non aiutasse il processo di ricostruzione del dopoguerra. Cinque delle sei pellicole furono depositate all'Imperial War Museum e lì vennero dimenticate.

Negli anni Ottanta, il filmato fu ritrovato in una latta da un ricercatore americano e nel 1984 fu mostrato, incompleto però, al Festival di Berlino. Aveva una qualità scadente e mancava la sesta parte.

La narrazione originale, si pensa scritta dal futuro ministro Richard Crossman col giornalista australiano Colin Wills, venne letta nell'occasione dall'attore Trevor Howard.
Ora finalmente è pronta la versione che Hitchcock voleva. L'Imperial War Museum l'ha completata e scrupolosamente restaurata con tecnologia digitale. Si dice che le immagini siano davvero scioccanti.

Nel 2015 uscirà un nuovo documentario sui campi di concentramento dal titolo Night Will Fall, fatto da André Singer e Stephen Frears.

Billy Wilder diresse Death Mills (1945), film sulle atrocità perpetrate dai tedeschi, esplicito nel tentativo di rieducare i civili tedeschi su ciò che i loro leader avevano fatto nel nome del popolo, ma la cosa non funzionò. Perché la platea si alzò, uscì dalle sale, non riuscì a sostenere quell'orrore, e forse abbassò gli occhi anche per rispetto delle vittime.

Nel documentario Memory of the Camps (titolo provvisorio), ci sono corpi nudi impilati, scene surreali come un dipinto di Hieronymus Bosch, ma, in fondo, è più candido di altri sull'olocausto. E' brillante e sofisticato. Non c'è solo morte, ma anche riconciliazione e ricostruzione, l'empatia degli operatori e una profonda umanità. La visione certo è disturbante, perché al cinema ci si concentra davvero sulle immagini, senza scampo.

Per i fan di Hitchcock, il film sull'Olocausto è fonte di eccitazione. Ovvio che quella orribile visione abbia influenzato la sua successiva produzione da regista, in quanto era stato sconvolto da spettatore. Non si sa quanto abbia contribuito al film, in che misura e in quali punti, ma pare che la struttura fosse proprio sua.

Il film è anche testimonianza della maestria di operatori e registi che hanno preso un materiale inquietante e lo hanno reso lucido e istruttivo. Non si potranno cancellare scene orrende, ma gli spettatori potranno capire perché vengono ancora mostrate.

 

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