ANCHE I GIUSTI POSSONO SBAGLIARE - NON SOLO ‘’LA GRANDE BELLEZZA’’ È PIACIUTO ENORMEMENTE AI CRITICI INGLESI E AMERICANI, MA HA TUTTE LE CARTE IN REGOLA PER GAREGGIARE AGLI OSCAR COME MIGLIOR FILM STRANIERO

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Marco Giusti per Dagospia

Mea culpa. Ho sbagliato. Non solo ‘'La grande bellezza'' di Paolo Sorrentino è piaciuto enormemente ai critici inglesi e americani (magari sono un po' boccaloni, certo...), ma il lancio mediatico è tale che ha forse tutte le carte in regola per gareggiare agli Oscar come Miglior Film Straniero, anche se il rumeno Il caso Kerenes rimane il candidato con maggior possibilità di vittoria.

Atteso per l'uscita americana, grazie alla distribuzione della Janus Film, limitata solo a New York e Los Angeles, solo il 15 novembre, sul sito "Rotten Tomatoes", La grande bellezza vanta già un 91% di preferenze contro le 53 che aveva ottenuto il precedente This Must Be The Place, che fu un vero insuccesso in America malgrado fosse girato in inglese e pensato per una distribuzione meno da film d'essai.

Segno che ha funzionato il doppio richiamo Fellini & Città Eterna. Mettiamoci anche un po' di decadenza dell'Italia berlusconiana e inglesi e americani, evidentemente, ci sono cascati come fosse uno speciale di "Report" sul disastro italiano. Scordatevi i giudizi negativi di Cannes, le due palle e mezzo di Mereghetti sul "Corriere", il naso all'insù di Ferzetti su "Il Messaggero" o le palle negative dei critici francesi di LesInrock veramente disgustati ("afligeant" scriveva Jean-Marc Lalanne).

Tra le maggiori critiche, quella di Guy Lodge dell'inglese "Empire": "Sontuoso e auto-indulgente. E' una festa alla Fellini per gli occhi". "Un esilarante, esuberante viaggio nelle vite favolose e cafone dei ricchi e quasi-famosi di Roma", scrive "The Economist" intuendone il lato Cafonal.

E ancora: "Sorrentino è stato così spesso paragonato a Fellini che sembra giusto che abbia fatto della città della Dolce Vita il focus del suo pensato, bello, entusiasmante film" (Dave Calhoun di "Time Out"). Sull'accostamento con Fellini si scatenano anche i pochissimi giudizi negativi. "E' Fellini in Las Vegas" scrive Antonia Quirk sul "Financial Times".

E tutti benedicono la performance di Servillo. "E' il perfetto partner per la visione beffarda di Sorrentino ((Tim Evans, "Sky Movies"). Solo qualcuno osa far notare qualche problema di sceneggiatura: "Sorrentino è un maestro dell'immaginario cinematografico, anche se il suo plot lascia molto a desiderare", scrive Christopher Tookey sul "Daily Mail".

E si legge su "The Indipendent": "E' un grande city-movie, a volte si rischia di arrivare al capolavoro. Dove cede è nella mancanza di un motore narrativo". Ma tutti si esaltano sulla Roma di Sorrentino. "Una meditazione di grande incanto visivo sul primo amore, il talento dissipato, la bellezza eterna di Roma e una vita devastata da eccessi edonistici" (Nigel Floys, "Film Four").

"Come sempre, Sorrentino ha un occhio architettonico, la sua macchina da presa panoramica su palazzi sgretolati, corpi svestiti e, più importante, sulla faccia di Servillo con un timore estasiato" (Markus Kermonde, "Obsverver"). "Una vivida occhiata, sia divertente che profondamente inquietante, di un'Italia dell'era berlusconiana che si imputridisce sotto la sua superficie attraente" (John Frosch, "The Atlantic").

E Michael Mirasol, sul "New York Times" si prepara al lancio americano del film puntando tutto sulla visione del regista di una Roma e di un'Italia berlusconiana. Sarà questa la vera mossa per la corsa all'Oscar?

 

Foto di scena del film La Grande Bellezza la grande bellezza sulla croisette - servillo-ferilli-sorrentino-verdonesorrentino sul set di La grande bellezza sabrina ferilli sul set di La grande bellezza prima foto la grande bellezza la grande bellezza sorrentino TONI SERVILLO NEL FILM DI SORRENTINO "LA GRANDE BELLEZZA" FOTO GIANNI FIORITO